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Dopo l’inchiesta Codice Interno, a seguito della quale il ministro dell’Interno Piantedosi ha disposto l’insediamento di una commissione d’inchiesta al fine di valutare l’ipotesi dello scioglimento del consiglio comunale di Bari, un nuovo terremoto giudiziario minaccia i palazzi del potere del capoluogo, coinvolgendo, questa volta, indirettamente la Regione: a poche ore dall’arresto del marito Alessandro (detto Sandrino) Cataldo, avvenuto alle prime luci del mattino di oggi, 4 aprile, l’assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, indagata per voto di scambio, si è dimessa dal suo ruolo e anche dal Partito Democratico, lista in cui era stata eletta in occasione della scorsa competizione, risultando la più suffragata in provincia di Bari (da cui il soprannome di “lady preferenze”).
Le dimissioni sono state chieste direttamente dal governatore Emiliano, che pure aveva pubblicamente difeso Maurodinoia qualche settimana fa, quando era venuta fuori la notizia che l’assessora risultava iscritta nel registro degli indagati proprio nel fascicolo facente capo a Codice Interno.
La donna è indagata (ed è stata sottoposta a perquisizione), mentre il marito e il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli sono tra le persone destinatarie di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Procura della Repubblica di Bari su una presunta compravendita di voti per le elezioni comunali di Grumo Appula del 2020 e di Triggiano del 2021. Il prezzo dei voti acquistati sarebbe stato di 50 euro e di altre piccole utilità.
Secondo indiscrezioni, Emiliano avrebbe preteso le dimissioni su sollecitazione di Elly Schlein, che proprio sul caso Maurodinoia si era già pronunciata con un lapidario “Non c’è posto nel PD per chi compra voti”.
Marina Poci
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