Dal bar Savoia all’Olympia, il sogno realizzato da don Ciccio Milano

di Giovanni Membola per il7 Magazine

Questa non è la storia di un semplice bar gelateria. È la storia di una famiglia, i Milano, la cui tradizione dell’arte bianca arriva da molto lontano, un viaggio nel tempo che riporta al 1939. Tutto nasce da Giambattista Milano, un talentuoso artista del dolce originario di Gioia del Colle, che alla fine degli anni Trenta giunse a Brindisi e decise di aprire su Corso Garibaldi, angolo con via Pergola (proprio affianco all’hotel Orientale, oggi civico 44-46), il famoso Caffè Savoia.
Una parte della storia è stata raccontata nel numero 270 del nostro magazine, distribuito il 7 ottobre scorso, ma vale la pena ampliarla con ulteriori dettagli ed immagini. Nella conduzione dell’attività commerciale erano coinvolti tutti i componenti della famiglia, con i figli Filippo, Donato, Francesco e le figlie Franca e Barbara, oltre ai diversi banconisti e camerieri. Era uno dei luoghi all’avanguardia, un ritrovo signorile ed elegante dove – tra cordialità e condivisione – si addolcivano le difficoltà della vita che in quegli anni non erano sicuramente poche. All’interno c’era anche un televisore con uno schermo grande, una novità assoluta per l’epoca, solo alcuni bar italiani potevano vantare un tale bene di lusso costato ben trecentomila lire, una vera fortuna per quegli anni. Si racconta che ogni sera, fuori al locale e sul marciapiede di fronte, si fermavano in tanti, incuriositi ed attratti dalle immagini trasmesse della Rai. Nella sala interna, inoltre, si esibiva un’orchestra di pochi elementi che allietava in musica le serate festive di tanti brindisini.

Filippo, il maggiore dei figli che si era trasferito a Milano per occuparsi di altro, riusciva ad organizzare a distanza varie iniziative alle quali venivano invitati noti maestri del settore dolciario provenienti dall’Italia e dall’estero, ciò permise ai fratelli Donato e Francesco, gli unici a seguire poi le orme del padre, di apprendere i segreti del mestiere e a raffinare le tecniche per la preparazione dei gelati e dolci artigianali in voga a quel tempo. Le affascinanti immagini in bianco e nero conservate dalla famiglia, documentano l’atmosfera di leggerezza e il grande bisogno di stare insieme in quel delicato momento storico di ripresa economica e sociale. Nel locale costantemente pieno di gente, si osserva inoltre una nutrita presenza di ragazzini che qui collaboravano durante i periodi estivi o nei pomeriggi dopo l’orario scolastico. Indossavano tutti i tipici pantaloncini parzialmente coperti da grembiuli a vita, era usuale in quegli anni fare esperienza e addottrinarsi nel mestiere, oltretutto si guadagnava bene e si contribuiva efficacemente all’economia famigliare.

Il Bar Savoia chiuse nel 1958, quando i Magazzini Standa acquistarono quei locali per aprire la loro prima filiale a Brindisi. I due fratelli Donato e Francesco decisero così di investire i capitali e avviare, in tempi diversi, un’attività in proprio. Del primo abbiamo già raccontato alcune settimane fa, mentre Ciccio (come lo chiamavano gli amici e i famigliari), che aveva oltretutto maturato una importante esperienza a Milano, decise di aprire quello che continua ad essere uno dei bar più frequentati ed amati della città, il mitico Bar Olympia. La prima sede venne inaugurata nel 1960 in Corso Garibaldi, proprio affianco al Credito Italiano, la scelta del nome fu decisa sulla base di un doppio significato: in onore ai Giochi della XVII Olimpiade, in corso di svolgimento a Roma (25 agosto – 11 settembre), ma anche per richiamare l’antica e storica città della Grecia, un omaggio ai turisti e lavoratori ellenici che numerosi arrivavano a Brindisi con le navi traghetto. E proprio per questo motivo si preferì rivolgere l’insegna del bar verso il porto e non in direzione dei corsi Roma e Umberto, una decisione risultata efficace nonostante a qualcuno poteva sembrare insolita.

Nel ricco archivio fotografico si vedono i camerieri e il titolare sempre sorridenti ed allegri, eleganti nelle loro giacche e camicie bianche con lunghe cravatte nere o papillon. Sul marciapiede esterno venivano sistemati i caratteristici tavolini tondi con il cerchio di zinco a tenere lo spessore di truciolato, intorno le sedie in metallo rivestite di plastica mentre sulle pareti davanti all’ingresso si trovavano esposti i prezzi dei prodotti principali o in offerta, come la richiestissima crema caffè a soli venti lire. In quegli anni “don Ciccio” conobbe e sposò Francesca Assi, “la sua fortuna” dicono in tanti, una donna determinata ed attenta che ha sostenuto e consigliando con efficacia il marito in ogni sua scelta. L’ottima sinergia creata dalla coppia ha inciso, e non poco, sull’evidente sviluppo commerciale dell’attività.

Dopo circa nove anni, l’intero stabile venne demolito per lasciare il posto all’attuale palazzo, ciò avvenne quasi in concomitanza con l’abbattimento il bellissimo edificio in stile Liberty che ospitava il Banco di Napoli, poi ricostruito come lo vediamo attualmente. Francesco Milano trasferì quindi il suo esercizio nell’odierna sede, al civico 15 di Corso Umberto I, sempre in una posizione strategica al centro della città. Prese il posto della nota Pasticceria Imperiale dei Fratelli Barcone, chiusa ormai da qualche tempo. Il consenso giunse pressoché immediato, il bar divenne da subito – e continua ad esserlo ancora oggi – un vero e proprio ritrovo naturale per tanti brindisini.

Uno dei periodi d’oro è stato il decennio che va dagli anni Settanta agli Ottanta, quando l’Olympia era anche conosciuto come il “bar degli sportivi”, in quanto prevendita autorizzata dei biglietti per assistere alle partite di calcio della Brindisi Sport del presidente Franco Fanuzzi. Erano gli anni della serie B e della Coppa Italia, quelli che hanno visto passare dalla nostra città squadre blasonate come Milan e Inter. In alcune settimane l’incasso della biglietteria superava di gran lunga quello del bar, oltrepassando abbondantemente i venti milioni di lire. Uno dei clienti fissi ed affezionati di quel periodo era l’attore e doppiatore Ubaldo Lay, noto per aver interpretando il personaggio del tenente di polizia Sheridan in uno sceneggiato di ambientazione americana: di solito appena entrava nel bar insieme all’affascinante moglie Olga Bogaro (i due vivevano a Mesagne), veniva accolto dai presenti con la celebre battuta recitata nei vari episodi dello spot pubblicitario del Carosello: “Biancosarti. L’aperitivo vigoroso che mette il fuoco nelle vene, parola di Sheridan”.

Francesco Milano ha lavorato assiduamente e sino all’ultimo giorno, è venuto a mancare nel 2008 all’età di 85 anni. I figli Gianni e Mino ancora oggi portano avanti la stessa linea vincente avviata magistralmente dal fondatore, con l’immutato entusiasmo e passione. Sin da piccoli hanno fatto tesoro di tutti i segreti della professione da lui pazientemente trasmessi, entrambi sono entrati nella gestione e la conduzione dell’avviato bar solo dopo aver completato gli studi, ovvero dal 1980. Nel piccolo laboratorio retrostante la tradizione e la modernità convivono armoniosamente, la produzione di gelati e dolci per il loro esclusivo fabbisogno non si è mai interrotta, qui si custodiscono gelosamente le abitudini dell’Arte Pasticcera e si continuano a rispettare le ricette originali tramandate per decenni, sin dai tempi del Bar Savoia. Celebri e inimitabili gli spumoni, gli zuccotti e le cassate siciliane, abilmente preparati con ingredienti selezionati, lavorati e miscelati con maestria, seguendo con cura le indicazioni di un noto pasticciere catanese degli anni Cinquanta. Tali specialità hanno reso famoso il Bar Olympia oltre i confini del nostro territorio; infatti, uno dei riconoscimenti più importanti è venuto proprio dai tanti clienti siciliani, inizialmente scettici, che però una volta degustati, si sono subito ricreduti ed hanno apprezzato l’originalità e la qualità di questa varietà di prodotti di pasticceria e gelateria artigianale. Tra loro c’era chi, ogni domenica, prenotava una cassata da consumare in famiglia, era un modo per sentire il vero sapore della terra d’origine.

Gianni e Mino Milano al Bar Olympia