
Ha avuto inizio ieri mattina, 27 gennaio, presso la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, il processo di revisione a carico di Giovanni Camassa, 57 anni, l’agricoltore salentino condannato all’ergastolo per la morte di Angela Petrachi, la 31enne di Melendugno, madre di due figli, scomparsa il 26 ottobre del 2002 e rinvenuta l’8 novembre in un boschetto di Borgagne.
L’uomo, assolto in primo grado per non aver commesso il fatto e condannato all’ergastolo in appello per omicidio aggravato, violenza sessuale e vilipendio di cadavere (sentenza divenuta poi definitiva nel 2014), si è sempre dichiarato innocente: il ricorso per revisione è stato ammesso dalla Corte di Cassazione in quanto accertamenti condotti attraverso un software di ultimissima generazione dal professor Adriano Tagliabracci, consulente della difesa di Camassa, hanno permesso di isolare sulle calze di nylon di Angela Petrachi una sola traccia genetica, piccolissima, riconducibile non a Camassa (del cui profilo genetico non c’è traccia né sulla scena del crimine né sul corpo della donna), ma a un uomo inizialmente indagato, a cui la vittima era stata legata in passato e che continuava ad incontrare.
Nel corso dell’udienza di ieri il presidente della Corte d’Assise d’Appello, Giancarlo Bianchi, ha disposto per il prossimo 17 febbraio l’ascolto in aula del professore in qualità di testimone. Per contro, il difensore di parte civile, che rappresenta i due figli di Angela Petrachi, ha avanzato richiesta di una perizia di scienza, al fine di valutare la rilevanza probatoria dei risultati ottenuti dalla consulenza di Tagliabracci.
Camassa ha assistito al processo collegato da remoto dal carcere di Lecce, dove sta scontando la sua condanna.
Angela Petrachi scomparve dall’abitazione dei suoi genitori e fu ritrovata morta da un cercatore di funghi nel boschetto a poca distanza. Secondo quanto stabilito dal medico legale a seguito dell’autopsia, la donna era stata violentata, strangolata con i suoi slip e seviziata con un coltello. Camassa, con cui Petrachi aveva un appuntamento, l’avrebbe uccisa il pomeriggio stesso della scomparsa, nel corso di una lite (degenerata) per l’acquisto di un cane.
Marina Poci