Festa patronale, la solitudine delle bancarelle / Editoriale

[✏️ Gianmarco Di Napoli – La solitudine delle bancarelle ]

La malinconica tristezza delle bancarelle lungo i corsi, poche, brutte e prive di qualsiasi attrattiva, impone una riflessione sulla necessità di destrutturare la tradizionale organizzazione del mercatino commerciale della festa patronale, non secondario alla stessa riuscita dell’evento. Non si può più pensare di pubblicare un avviso e aspettare passivamente che gli ambulanti prenotino il loro posto, primo perché sono sempre di meno e secondo perché i più qualificati scelgono accuratamente dove andare, in funzione ovviamente della qualità dell’organizzazione e quindi delle possibilità di realizzare dei buoni guadagni.

Sono passati i tempi in cui gli ambulanti facevano a botte per il posto migliore, lo testimoniano gli spazi vuoti sui corsi nella prima festa patronale post Covid, quella in cui ci si sarebbe piaciuto aspettati il boom di presenze.

La festa patronale di Brindisi si è molto rinnovata negli ultimi anni proponendo intorno all’evento principale della processione a mare una serie di manifestazioni di qualità come il Palio dell’Arca, il Medieval Fest, i concerti. I fuochi pirotecnici sono più spettacolari e accompagnati dal sottofondo musicale, così come le luminarie, con i loro effetti stroboscopici, ormai diventate rock. Tutto viene programmato, organizzato, in funzione di un pubblico che ha esigenze diverse rispetto al passato.

Le bancarelle no. Sono lasciate al caso. Eppure i mercatini realizzati in città in altri periodi, sui corsi e sul lungomare, riservano gradite sorprese e testimoniano l’esistenza di un artigianato di qualità che produce oggetti con una forte connotazione locale, per cultura e tradizione.

Non dovrebbero mancare quegli artigiani, così come sarebbe raffinato proporre dei corner dedicati alle musiche e alle danze salentine, all’arte.
A quel punto, anche le bancarelle “tradizionali”, giocattoli, braccialetti, borse e tiro a segno, avrebbero un senso diverso, perché è ovvio che quelle non possono mancare.

Così come non devono mancare gli imbonitori che smerciano colle miracolose, intrugli e piatti antiproiettile. Dovrebbero essere l’aspetto folcloristico del mercatino, ultimo retaggio degli anni che furono, un patrimonio da conservare.
E invece andare a sentirli e guardarli resta l’unico motivo valido per fare una passeggiata tra le bancarelle.