
di Marina Poci
Probabilmente con pappe a base di peperoncino è stato persino svezzato e questo amore per i cibi piccanti se l’è portato dietro per tutta la vita senza che, sorprendentemente, la sua salute ne abbia risentito: ha cinquant’anni, il mesagnese Carmelo Francavilla Saracino, fresco vincitore del Campionato Italiano Mangiatori di Peperoncino, storica competizione che si svolge a Diamante, in provincia di Cosenza, durante il notissimo Festival del Peperoncino. Per il secondo anno consecutivo, addirittura migliorando il precedente risultato, Francavilla ha espugnato la capitale italiana della piccola bacca piccante, famosa per avere dato il nome ad una delle varietà più apprezzate in tutto il mondo, per l’appunto il Diavolicchio Diamante.
Il titolo, di cui va orgogliosissimo, si aggiunge all’altro conquistato pochi giorni prima a Jesi, in provincia di Ancona, dove si è disputata la finale di un altro campionato nazionale, quello di Mangiatori Super Hot, condotto da Giancarlo Gasparotto, in arte Jack Pepper, Guinness dei Primati dei Mangiatori di Peperoncino, Campione Europeo e detentore della League Of Fire European Belt.
Il giorno precedente, infine, Francavilla era stato a Rieti, classificandosi tra i primi dieci nell’ambito della prestigiosa Fiera Mondiale del Peperoncino, in occasione della quale la League Fire (letteralmente: Lega del Fuoco) ha organizzato il campionato europeo.
“Negli anni scorsi ho vinto moltissime gare in giro per l’Italia, ma la verità è che io puntavo alla vittoria di Diamante. Ci ho partecipato per sei anni. Per i primi quattro mi sono classificato in seconda posizione, l’anno scorso e quest’anno ho portato a casa la vittoria. Nella scorsa edizione ho mangiato 730 grammi, quest’anno sono riuscito a migliorare la mia performance, mangiandone 817. In realtà il mio record personale è ancora più alto: sempre al campionato di Diamante, qualche anno fa sono arrivato a ingerirne 900 grammi, posizionandomi però al secondo posto, perché il campione nazionale, Arturo Rencricca, ne mangiò un chilo e trenta grammi. Quest’anno mi sono allenato moltissimo, tenevo a confermare il titolo. Sono contento di esserci riuscito, soprattutto perché il livello dei partecipanti era altissimo”, afferma con soddisfazione Francavilla, fiero che Mesagne, con il suo contributo, sia conosciuta anche per questo speciale primato.
La competizione di Diamante, dove arrivano da tutta Italia uomini e donne selezionati nelle fasi provinciali e regionali dalle circa sessanta delegazioni dell’Accademia del Peperoncino, si svolge in gare di trenta minuti: i partecipanti mangiano peperoncino crudo e tagliuzzato, servito in portate di 50 grammi, con la possibilità di abbinare solo pane ed olio. È fatto assoluto divieto, pena la squalifica, di allontanarsi dai propri posti durante la performance. Oltre a questo tipo di sfida, comunemente detta “per quantitativo”, vi è quella in scala scoville, l’unità di misura della capsaicina (sostanza responsabile del bruciore dei tessuti), durante la quale viene sottoposta ai partecipanti una serie di peperoncini in ordine crescente di piccantezza.
Alle competizioni è presente, per ogni evenienza, un medico, per valutare le condizioni di tutti i partecipanti, ai quali vengono impartite rigorose istruzioni per arrivare adeguatamente preparati alle gare. Tutti coloro che gareggiano, inoltre, sono obbligati a firmare una liberatoria nella quale dichiarano di non essere affetti da patologie pregresse, per esonerare da responsabilità gli organizzatori: “Naturalmente è nel nostro interesse assumere i gastroprotettori e curare l’alimentazione nel periodo precedente alla gara. Nessuno di noi è così incosciente da rischiare la vita per un’occasione goliardica. Per questo trovo di cattivo gusto i commenti di chi, alla notizia della mia vittoria a Diamante, ha pensato di esprimere pubblicamente giudizi stupidi e offensivi sulle mie condizioni di salute. Li hanno letti anche i miei figli e mi è molto dispiaciuto: io sono in perfetta forma, faccio regolari controlli medici e, anche dagli ultimi accertamenti, non risultano problemi di alcun tipo”, aggiunge amareggiato Francavilla, il cui esordio, prima delle partecipazioni a gare nazionali, è avvenuto in una competizione promossa anni fa dall’amministrazione comunale di Torre Santa Susanna, alla quale è stato iscritto, più per gioco che per reale convinzione, da uno dei nipoti.
Afrodisiaco, portafortuna, regolatore di pressione arteriosa, cardioprotettivo, fonte di vitamina C, antibatterico, ipocolesterolemizzante, antiossidante, anestetico: tra scienza e leggende popolari, le proprietà del peperoncino Francavilla le conosce e le apprezza tutte da quando la mamma, cuoca sopraffina, in mancanza di spezie più costose, utilizzava la preziosa bacca proveniente da Perù e Messico per insaporire tutte le pietanze che portava in tavola: “Ricordo con affetto la prima scorpacciata di peperoncini gustata con mia madre: avevo non più di dodici anni, mio padre acquistò ai mercati generali una cassa di almeno dieci chili di friggitelli che, evidentemente, erano cresciuti accanto a dei peperoncini, impollinandosi a vicenda. Io non ero ancora abituato come adesso al gusto piccante, per cui feci moltissima fatica a finirli: mangiavo e piangevo, con accanto mia madre che mangiava e piangeva a sua volta”, racconta il cinquantenne mesagnese, il cui più grande rammarico è avere due figli che non gustano nemmeno il pepe (“mia moglie, quando cucina, separa la mia porzione da quella dei ragazzi, per evitare contaminazioni: che vergogna!”, scherza).
Non pago dei risultati raggiunti, Francavilla pensa già ai prossimi impegni: sarà a Roma nei giorni 6, 7 e 8 ottobre prossimi, in occasione dell’HOTtobre Piccante, manifestazione a cura della delegazione romana dell’Accademia del Peperoncino; successivamente, sarà in Sicilia per una mostra, nella quale metterà in esposizione circa centotrenta varietà della bacca piccante, con relativo grado di piccantezza.
“Da ambasciatore del peperoncino in Italia, mi piacerebbe che fosse più conosciuto e più apprezzato, soprattutto dai giovani. Con tanti cibi spazzatura che esistono nei nostri supermercati, sarebbe importante rivalutare un cibo della nostra tradizione, utilizzato per insaporire ogni piatto e in grado di apportare tanti benefici all’organismo”, conclude Francavilla.