Il mercato del giovedì: da un secolo cuore pulsante di Brindisi

I mercati animano da sempre le piazze e le vie di ogni paese e città, si identificano non solo come luoghi dove si svolgono importanti processi di scambio, ma anche come punti di agglomerazione urbana e di riferimento di quartieri e di intere località. In un tempo non troppo lontano costituiva l’occasione per vestirsi a festa e ritrovare amici e conoscenti, uno spazio dove concludere affari e discutere anche di politica.
A Brindisi la rassegna commerciale con cadenza settimanale si tiene da sempre il giovedì, la prima sede scelta fu la centralissima Piazza Cairoli, dove il 5 luglio del 1923 venne inaugurata l’importante iniziativa fortemente voluta dall’Unione fra Commercianti, un progetto importante e utile per portare “un contributo di benessere collettivo” alle attività mercantili e alla valorizzazione della città. Il mercato settimanale fu istituito a norma dell’art. 1 della Legge 17 maggio 1866 n. 2933 (regolamento per l’istituzione in modo permanente delle fiere e dei mercati) ed autorizzato con delibera commissariale n. 39 del 14 aprile 1923, ratificata il 12 settembre dalla Sottoprefettura di Brindisi, al fine di accentrare la vendita dei più diffusi generi di consumo. Particolare enfasi all’evento venne dato dal settimanale diretto da Vincenzo Durano “Vita Brindisina”, il giornale diede un forte sostegno all’iniziativa che “arrecherà indubbiamente dei sicuri vantaggi, specialmente in questi momenti di preoccupante crisi del nostro commercio – si legge sul trafiletto pubblicato alcune settimane prima – siamo perciò certi che gli sforzi dei promotori verranno coronati dal migliore successo”. In effetti il mercato si affermò solidamente nel giro di poco tempo: panche, panchette, carri e carrozzini circondavano la piazza che divenne “molto animata di venditori e acquirenti, di commercianti e di produttori che dalla zona circostante e dal Capo di Lecce come dai prossimi paesi della provincia di Bari” (Giornale d’Italia, 17/4/1925). Non mancarono le proteste dei mercanti locali nei confronti di quelli provenienti dal basso Salento, accusati di esporre la loro merce a prezzi irrisori, ci furono minacce e anche piccoli disordini alle porte della città, dove i conducenti dei traini carichi di merci venivano fermati e controllati dai produttori locali.
Dopo alcuni anni, piazza Cairoli diventò insufficiente come spazio da destinare all’esposizione delle merci in vendita, pertanto si decise di spostare il mercato dapprima in Piazza Angeli e via Ferrante Fornari e, nel secondo dopoguerra, su corso Roma. Successivamente l’Amministrazione Comunale, con delibera n. 283 del 12 gennaio 1957, dispose di mantenere sul corso il solo tratto compreso tra via Foggia (oggi via Giovanni XXIII) e via Indipendenza, e includere vari tratti delle strade adiacenti: via Bari, via Foggia, via Cesare Braico, via Taranto, via Benedetto Marzolla, via Gallipoli, via Bastioni, via Maglie e via Barletta.
In quei fatidici anni l’affluenza dei venditori brindisini, ma anche di quelli forestieri, aumentava di settimana in settimana, costoro esponevano ogni tipo di merce: dall’abbigliamento all’arredamento per la casa, dai generi alimentari alle vettovaglie e gli utensili vari. Sulle bancarelle si potevano trovare cose mai viste prima o irreperibili nei negozi convenzionali, un mercato davvero allettante per la quantità e la diversità dei prodotti disponibili, a costi di vera convenienza. Erano gli anni del grande sviluppo economico iniziato durante la ricostruzione post-bellica, tornava il benessere favorito dalla più spettacolare crescita economica mai sperimentata prima, e con esso la voglia e la necessità di rimodernare e arricchire ogni abitazione.
Alcuni giovedì si potevano incontrare anche i cantastorie, i noti progenitori degli artisti di strada, che recitavano un racconto popolare accompagnati da uno strumento musicale e da un cartellone a fumetti sul quale erano raffigurate le scene principali della storia. Queste figure tradizionali, ormai scomparse, vivevano di libere offerte degli spettatori depositate in un piattino metallico. Agli angoli delle strade era facile incrociare alcuni questuanti con il tipico organetto di Barberia azionato da una manovella, accompagnati dall’immancabile scimmietta al guinzaglio, o dai pappagallini.
La sempre maggiore affluenza di pubblico e soprattutto di commercianti provenienti dai paesi della provincia di Lecce e Taranto, come anche dal sud barese, provocò un incessante intasamento delle strade e dei marciapiedi, la circolazione veicolare, in continuo aumento, veniva impedita o notevolmente rallentata. Pertanto, anche in ossequio alle disposizioni del nuovo Codice della Strada in vigore dal luglio 1959, si rese necessario trasferire ancora una volta gli stalli di vendita in un luogo più decentrato. Con la delibera del 25 novembre 1959, il Commissario Straordinario Pasquale Prestipino stabilì lo “spostamento di baracche, banchi e veicoli della mercanzia nel rione Commenda, da tenersi nelle vie Sicilia, Piemonte, Tirolo, Emilia, Lombardia e Valle d’Itria”, dove rimase per poco più di vent’anni. Qui già dagli anni Settanta divennero particolarmente frequentate le bancarelle delle “rrobbe americane”, abbigliamento usato, vintage e non, dove si potevano trovare indumenti di marca in ottimo stato a prezzi straordinari. Era di tendenza in quegli anni recarsi prestissimo, prima degli altri, per rovistare nella massa disordinata di stoffe, pantaloni, camicie, maglie, giubbotti e scovare l’affare, farlo proprio, e poi sfoggiarlo vantandosi con amici e parenti.
Ma gli abitanti della zona ricordano ancora molto bene il disagio a loro causato dall’arrivo dei commercianti al mattino presto, quando era ancora buio, il chiasso e gli schiamazzi durante la fase di montaggio e smontaggio delle bancarelle in quelle strade poco larghe e scomode, si doveva inoltre attendere diverse ore prima che venissero completati gli interventi di pulizia dai cartoni e i tanti rifiuti lasciati dai venditori. Col passare degli anni furono occupati altri spazi, come i marciapiedi di viale Commenda, l’ampia area di via Dalmazia di fronte ai palazzi di Brindisi City e diverse altre vie del rione, tutto ciò impedì la corretta e scorrevole circolazione dei veicoli, intralciando non poco quella dei pedoni.
Il 18 febbraio 1982 il mercato settimanale venne trasferito ancora una volta, una scelta resa ormai necessaria ed indispensabile per i ripetuti e gravi inconvenienti di ordine pubblico. Pertanto, l’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Bruno Carluccio, in accordo con l’intera Giunta e con il Comandante dei Vigili Urbani, decise di spostare l’appuntamento settimanale in un luogo con minore intensità di traffico stradale e con strade più larghe, il rione Sant’Elia. La zona interessata inizialmente riguardava le vie Leonardo da Vinci, Caravaggio e Ligabue, poi successivamente allargata ad altre strade del quartiere, dove tutt’ora si svolge. Qui “lu marcatu” si è ulteriormente sviluppato, divenendo uno dei più imponenti ed importanti dell’intera regione, una “fiera del tutto” che richiama visitatori ed acquirenti anche dai paesi della provincia.
Amato e chiacchierato, l’appuntamento con il giovedì mattina resta irrinunciabile per gran parte della comunità femminile, un’occasione per mettere in mostra quell’innata consuetudine di trattare sul prezzo, a prescindere dal valore del prodotto: è sempre necessario recitare la parte di chi vuole assolutamente rivedere il costo del bene esposto, un teatrino dell’assurdo piuttosto esilarante, con estenuanti contrattazioni in un’altalena tra domanda e offerta, dove ognuno cerca il maggior vantaggio possibile. Facce contrariate, finzioni di abbandonare la trattativa e conseguente inseguimento per avviare una nuova negoziazione.
Alla “boutique di Sant’Elia” ci vanno praticamente tutti, un po’ per curiosità, un po’ per tradizione, ma soprattutto per cercare l’ormai rara convenienza, facendo attenzione agli abusivi, alle contraffazioni e, soprattutto, ai borseggiatori.