La testimone di giustizia conferma tutto: “Ferrarese uccise Carvone”

Non solo ha confermato tutte le accuse dopo circa sei ore di serrato esame da parte della pubblica accusa e anche della difesa, ma alla fine ha ricevuto anche i complimenti dal giudice per le indagini preliminari Giulia Proto per il senso di giustizia e il coraggio dimostrati: la testimone di giustizia, considerata elemento chiave nelle indagini sull’omicidio di Giampiero Carvone, ucciso a 19 anni sotto la sua abitazione al rione Perrino di Brindisi.
La giovane donna, madre di due bambini, che da alcuni mesi vive in località protetta dopo aver subìto gravi minacce successive alla sua prima deposizione, ha confermato tutte le accuse nei confronti del presunto assassino, il 26enne brindisino Giuseppe Ferrarese, arrestato il 27 giugno scorso per omicidio volontario, proprio sulla scorta delle dettagliate rivelazioni della donna, supportate poi dalle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia: Andrea Romano, Annarita Coffa, Angela Coffa e Alessandro Polito.
La testimone ha riferito che Giuseppe Ferrarese, con il quale aveva intrattenuto una breve relazione, le rivelò di essere stato lui a uccidere Carvone con il quale aveva condiviso il furto di un’auto e che poi aveva tentato di ottenere da lei un falso alibi per la notte del delitto.
Inoltre, nel corso della lunga deposizione di oggi, la testimone ha anche fatto intendere che Ferrarese si era recato sotto casa di Carvone con la precisa idea di ucciderlo e non che l’omicidio avvenne di impeto al culmine di una lite, prefigurando dunque una possibile premeditazione.
La donna ha anche confermato poi che il suo ex titolare, dopo la sua prima testimonianza, l’avrebbe minacciata.
L’esame è avvenuto sotto forma di incidente probatorio, lei in videoconferenza dalla località protetta in cui si trova, il giudice, il pm e i difensori nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola di Lecce.
Nell’udienza precedente avevano testimoniato, confermando le loro accuse, i quattro collaboratori di giustizia.
A questo punto, con le prove cristallizzate con l’incidente probatorio (il cui valore è identico a quello del’aula del dibattimento), la procura antimafia di Lecce, titolare dell’inchiesta, potrebbe chiedere il giudizio immediato, bypassando l’udienza preliminare.