di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine
Questa è la storia di Anna. Testimone chiave nelle indagini che hanno portato alla cattura di Paola Catanzaro e del marito Francesco Rizzo. La ricostruzione dei suoi rapporti con la “setta” di Catanzaro non solo rappresenta un tassello fondamentale per la pubblica accusa, ma è un documento eccezionale che racconta – vista dal di dentro – la parabola di Paolo, divenuta Paola e trasformatasi infine in Sveva Cardinale. L’ex veggente è attualmente detenuta nella sezione femminile del carcere giudiziario di Lecce da oltre un mese. Il documento che pubblichiamo è agli atti dell’inchiesta.
“Sono credente e provengo da una famiglia cattolica molto umile: mio padre era contadino e ha allevato sette figli. Ho seguito Paolo Catanzaro e il suo gruppo per circa 15 anni. Lo conobbi nel 1992 in quanto la mia famiglia risiedeva in campagna nei pressi di contrada Uggio, poco lontano dalla chiesetta rurale in cui Paolo sosteneva di incontrare la Madonna, dapprima il giorno 15 e poi il giorno 24 di ogni mese.
All’epoca avevo solo 14 anni e mi feci coinvolgere da quella esperienza mistica, partecipando assiduamente al gruppo di preghiera e alle lunghe veglie che si svolgevano presso la chiesetta. La presenza e l’attività dei due pseudomistici (Paolo e la sorella Pina, ndr), sin da allora supportati dalla madre Filippa e da altri familiari, creava un clima trascendente molto coinvolgente che induceva alla partecipazione numerosi giovani.
Quando Paolo mi notò mi avvicinò e mi chiese di entrare a far parte stabilmente del gruppo di preghiera che lui aveva chiamato “Maria Regina della purezza e portatrice della gioia” in quanto – a suo dire – ero destinataria di un importante disegno divino.
I familiari di Paolo (e in particolare la madre) erano molto attivi nell’esaltarne le presunte capacità soprannaturali, divulgando i dettagli delle apparizioni e dei contatti che il mistico diceva di avere con Gesù e la Madonna, dei miracoli di guarigione che per sua intercessione si erano verificati, dei fenomeni straordinari (intenso profumo di rose, materializzazione dell’ostia). Queste testimonianze, insieme al crescente credito che circondava la fama di mistico di Paolo, rafforzarono in me la convinzione di essere in una posizione privilegiata, avendo contatto con una persona speciale e dotata veramente di poteri soprannaturali.
Ricordo che nel 1994 l’allora vescovo di Brindisi-Ostuni monsignor Todisco diffidò Paolo e sua sorella a usare la chiesetta di Uggio. Pertanto le migliaia di devoti cher avevano affollato la chiesetta cominciarono a disperdersi. Ricordo che Paolo paragonò l’atteggiamento di Todisco alle persecuzioni subite a suo tempo da Padre Pio. Ma il successivo vescovo, monsignor Rocco Talucci, di fatto riabilitò e rilanciò l’immagine e l’attività del mistico.
La straordinaria capacità persuasiva e manipolatoria di Paolo Catanzaro è desumibile da una prima vicenda che mi riguarda personalmente. Nel 2005, frequentando il gruppo di preghiera, conobbi e mi fidanzai con Giuseppe Conte, anch’egli facente parte del gruppo, ma la nostra relazione si interruppe apparentemente senza causa. Successivamente scoprii che Catanzaro, sfruttando il suo carisma di mistico, non solo aveva convinto Conte a troncare quella relazione, ma lo aveva persino sedotto facendolo diventare suo amante. A me invece aveva giustificato l’interruzione della relazione con una presunta vocazione di Conte che, secondo le rivelazioni divine, avrebbe dovuto prendere i voti sacerdotali.
Con l’avvento nel 2002 del vescovo Talucci il carisma mistico di Paolo raggiunse l’apice. Egli era frequentato, ascoltato e conteso non soltanto da gente umile, ma anche da persone colte, professionisti e imprenditori facoltosi. Aveva un fortissimo ascendente e una credibilità conquistata nel corso di circa un decennio che nessuno si sarebbe azzardato a mettere in discussione. Insomma, nessuno all’epoca si è mai azzardato a dire che Paolo il Mistico era un volgare ciarlatano, un imbonitore che approfittava della credulità altrui.
Intorno alla figura egemone di Paolo (e, in tono minore, della sorella Pina), con la regia della madre Filippa, venne a crearsi una sorta di “cerchio magico”, ossia un gruppo di persone estranee alla sua famiglia ma fedelissime: Francesco Rizzo (poi diventato addirittura il marito di “Paola” Catanzaro dopo il cambio di sesso avvenuto nel 2014), Giuseppe Conte, le sorelle Stefania e Anna Casciaro, Lucia Borrelli.
Addirittura Rizzo, con le due sorelle Casciaro, sin dal 2005 convivevano in un appartamento di via Boetto prestando al mistico un’assistenza continuativa. Successivamente, agli inizi del 2007, Catanzaro e Francesco Rizzo si trasferirono in un appartamento al casale (che ho successivamente saputo essere stato acquistato dal mio attuale compagno Michele B.) lasciando le sorelle Casciaro in via Boetto. Dopo questo trasferimento Paolo mi chiese di lasciare definitivamente la mia famiglia e abbandonarmi completamente a Dio andando a convivere con le sorelle Casciaro. Mi disse che a Brindisi mi avrebbe aiutato a trovare un lavoro migliore rispetto a quello che svolgevo presso una sartoria. In realtà poi fui indotta a lavorare come colf.
Fino al 2007 la mia frequentazione con Catanzaro e il suoi accoliti fu caratterizzata da una fede intensa e dall’impegno di varie iniziative di preghiera, catechesi e caritatevoli. Paolo talvolta si presentava molto debilitato e pieno di ferire sul corpo e sul viso da lui attribuite alle frequenti lotte ingaggiate con il demonio per espiare i peccati dell’umanità. Cominciò ad assentarsi ogni tanto dalle apparizioni pubbliche ripresentandosi con una fisionomia leggermente cambiata: solo molto tempo dopo avrei appresi che aveva iniziato una serie di interventi di chirurgia plastica finalizzati a preparare il definitivo cambio di sesso effettuato verso la fine del 2013 a Bangkok.
Un’altra cosa che mi stupì avvenne dal 2008 e fino al 2012. Catanzaro insieme al suo “cerchio magico” cominciò a concedersi costose vacanze di gruppo all’estero in sistemazioni di lusso alle quali fui invitata a partecipare. Ovviamente, date le mie condizioni economiche molto precarie e la mia provenienza da umilissima famiglia, non me lo feci ripetere due volte, anche perché Paolo si accollava tutte le spese e regalava ai ciascuno dei partecipanti 1.000 euro da spendere liberamente per le proprie esigenze personali. Ci spiegò che quel denaro proveniva dalla sua attività di indossatore nelle sfilate di moda. Questi viaggi ebbero come mete Cancun (Messico), Sharm el Sheik (Egitto), Parigi e finanche una crociera nel Mediterraneo.
Nel 2009 Paolo mi propose di lavorare come colf presso la sua abitazione, consentendomi di guadagnare tra 700 e mille euro mensili. Frequentando la sua abitazione cominciò a convincermi con il suo consueto tono pacato e suadente che avrei dovuto migliorare la mia immagine femminile apportando alcuni ritocchi estetici al naso e alle labbra. E poiché gli dissi che non potevo permettermi il costo di un intervento di chirurgia estetica, si offrì di provvedere a sue spese, dicendomi che in futuro avrei avuto modo di disobbligarmi con lui facendogli alcuni favori personali ai quali non avrei potuto sottrarmi.
Compiuti questi interventi estetici, Paolo mi disse che esisteva un disegno divino per il quale avrei avuto occasione di conoscere delle persone che si sarebbero innamorate e si sarebbero prese cura di me. Soltanto alcuni anni dopo, seguendo la sua metamorfosi, avrei capito che nei suoi diabolici programmi io e Giuseppe Conte avevamo svolto il compito di “seduttori”, nel senso che avremmo dovuto accalappiare e mantenere legate al gruppo persone particolarmente facoltose che credevano nella sua autorità morale ed erano quindi propense a finanziare le sue iniziative, prima fra tutte quella del cosiddetto “Progetto delle Crosi”, che prevedeva una contribuzione mensile di almeno 2.000 euro a testa per l’erezione nel mondo di croci in legno massiccio che avrebbero salvato l’umanità.
Infatti Giuseppe Conte, dopo essere stato il suo amante nel rapporto omosessuale, venne indirizzato da Paolo per agganciare la dottoressa Isabella D., professionista di Conversano e facente parte in piena buona fede del gruppo di fedeli del mistico. Conte riuscì nell’impresa di sedurre e poi persino sposare la donna la quale consegnò la somma di 300 mila euro per il cosiddetto Progetto delle Croci. Successivamente la professionista si è separata da Conte denunciandolo, insieme a Catanzaro e al suo entourage di truffa aggravata.
Quanto a me, Paolo mi fece credere che in realtà ero un angelo di nome Joel, predestinato ad avere un futuro stabile e felice vicino a una persona che la provvidenza mi avrebbe fatto incontrare. In un primo momento, nel 2009, Paolo mi disse che il mio compagno predestinato era tale ing. P.P. di Padova nei confronti del quale avrei dovuto mostrarmi “gentile e disponibile”. Ma tale contatto non ebbe seguito. Allora, sempre nel 2009, Paolo mi indirizzò verso un impiegato di banca che solo successivamente seppi essere il suo consulente finanziario presso un istituto di credito di Brindisi. Con questa persona nacque una storia – chiaramente invogliata da Paolo allo scopo di ingraziarsi e gratificare chi ben conosceva e gestiva i suoi affari finanziari – che però si esaurì. Nell’agosto 2010 Paolo propiziò l’incontro tra me e Michele, un facoltoso imprenditore barese che versava in profonda depressione e crisi coniugale a causa della sterilità. A lui, profondamente devoto a Paolo il Mistico, venni presentata come l’angelo Joel che si sarebbe presa cura di lui e gli avrebbe dato finalmente la gioia della paternità. In effetti con lui nacque una storia sentimentale importante che dura tuttora. Agli inizi del 2011, Michele decise di acquistare una casa nuova a Brindisi che mi intestò e che con reciproco entusiasmo arredammo per costruirci un felice futuro insieme, non appena egli si fosse separato definitivamente dalla moglie. Michele è stato spremuto fino in fondo da Paolo, versando al mistico quasi due milioni di euro.
Il mio rapporto di cieca fiducia in Catanzaro cominciò a incrinarsi in seguito a un gravissimo episodi.
Nel gennaio 2010, di rientro da una crociera, io scoprii di essere felicemente incinta e ne diedi subito notizia a Paolo e a Michele. Ma un giorno Paolo, alla presenza di Francesco Rizzo, Anna e Stefania Casciaro, mi disse che il bambino che portavo in grembo non sarebbe nato sano: la Madonna, durante un’apparizione, gli aveva rivelato che il nascituro era affetto da sindrome di Down e che se non avessi interrotto la gravidanza sarebbe rimasto per sempre un vegetale sulla sedia a rotelle, privo di ogni capacità cerebrale.
Quella notizia mi sconvolse, egli mi ordinò tassativamente di non parlarne con Michele e di gestirla in maniera molto riservata e personale. Presa da immaginabili angosce, non riuscivo a capire quale fosse la decisione giusta da prendere: da un lato non dubitavo assolutamente della veridicità della rivelazione fatta dalla Madonna a Paolo, nel quale avevo una fiducia così cieca da ritenere persino offensivo compiere accertamenti per avere riscontro di ciò che la Madonna gli aveva rivelato; dall’altro mi dispiaceva di porre fine in quel modo alla mia prima gravidanza. Inoltre Catanzaro mi suggestionò in maniera subdola, rimproverandomi che proseguendo la mia maternità avrei compiuto un gesto da “grande egoista” a discapito della vita di un altro essere umano che avrei condannato consapevolmente alla vita vegetativa. Pertanto, in mancanza di qualsiasi prova scientifica, decisi di assecondare il “consiglio mistico” di abortire propostomi da Paolo il quale diresse passo per passo ogni operazione necessaria all’interruzione della gravidanza, facendomi accompagnare il 19 marzo 2012 da Stefania Casciaro presso l’ospedale di Monopoli dove, con l’intervento di un’infermiera presentatami da Lucia Borrelli (che Paolo aveva contattato per avere tutti gli aiuti del caso) abortii.
Non dissi nulla di ciò al mio compagno Michele al quale Paolo raccontò la storiella che, essendo egli lo Spirito Santo, era riuscito a congelare lo sviluppo del feto in quanto il nascituro era sottoposto a minaccia.
Dunque Paolo – vero e unico artefice del mio aborto – tutto sapeva e tutto dominava nelle nostre vite, approfittando cinicamente del nostro pieno affidamento e della nostra credulità e impedendo ogni forma di comunicazione diretta tra me e Michele, in modo che ciascuno sapesse solo ciò che lui raccontava.
Da questa esperienza terribile non riuscii a riprendermi e caddi in forte depressione. In un primo momento Paolo mi disse che per liberarmi della sofferenza dovevo prendere tutti i documenti relativi alla gravidanza (ecografie, analisi, ecc.) e gettarli in mare. Cosa che feci, totalmente priva di capacità volitiva, accompagnata da una sua nipote.
Come ho capito solo successivamente, all’epoca Paolo era molto interessato al fatto che il legame tra me e Michele si consolidasse in quanto pianificava di assentarsi per alcuni mesi da Brindisi (ufficialmente per recarsi in missione nei luoghi di crisi del mondo dove veniva richiesta la sua presenza spirituale, in realtà per andare in Thailandia ad operarsi per diventare donna) e non voleva rischiare, al suo rientro, di perdere il suo più assiduo finanziatore.
Nel luglio 2014, mentre mi trovavo in vacanza con Michele a Pantanagianni, ricomparve Paolo nelle sue nuove sembianze femminili, diventato “Paola” anche all’anagrafe, riproponendosi come veggente e nostro indiscusso capo spirituale, ancora dotato di tutti quei poteri sovrannaturali che l’avevano resa celebre. Si compiacque che il rapporto sentimentale tra me e Michele si fosse mantenuto e consolidato, consentendogli di riprendere le richieste di denaro per le finalità più varie.
Per gratificarmi di aver mantenuto Michele nella sua sfera d’influenza anche nel periodo in cui era stato assente, Paola dal 2014 al 2016 mi diede spontaneamente dei soldi in contanti a più riprese per aiutarmi a pagare il mutuo nella nuova casa che provvidi a versare sul mio conto corrente. Nel contempo mi convinse che Michele era diventato sterile e che l’unico modo per soddisfare il mio desiderio di maternità era quello di provocarmi una fecondazione assistita eterologa da donatore sconosciuto. Fu lui stesso a indirizzarmi presso il “Fiv Center” di Madrid, un ospedale privato spagnolo dove il 3 maggio 2014 mi fu praticata l’inseminazione artificiale. Quando risultai gravida, Paolo mi raccomandò di non raccontare a Michele dell’inseminazione artificiale, in modo da fargli credere che il nascituro fosse suo figlio naturale.
E infatti quando nel febbraio 2015 nacque una bambina, Michele la riconobbe come sua figlia con grande entusiasmo: da quel momento in poi, minacciandomi di rivelare a Michele che quella non era sua figlia, Paolo cominciò a ricattarmi in modo odioso.
In quel periodo, durante la convivenza con Michele, notai che custodiva gelosamente la foto di due bambini (un maschietto e una femminuccia) sorridenti: si trattava di una foto dei miei nipotini, figli di due mie sorelle, che avevo mostrato alcuni anni prima a Paolo Catanzaro il quale mi aveva chiesto di trattenerla. Mi accorsi che essa era stata data a Michele, il quale però non volle dirmi il motivo per cui la conservava, dicendomi che si trattava di un fatto privato tra lui e Paolo. Soltanto nel dicembre 2016 avrei appreso che i miei due nipotini erano stati spacciati da Paolo a Michele come loro figli.
Nel 2016 Paola (che l’anno prima si era sposata con il suo inseparabile complice, Francesco Rizzo) decise che il rapporto tra me e Michele doveva essere spezzato, perché doveva avere campo libero per prosciugare definitivamente Michele con le sue nuove iniziative in veste di attrice e di stilista di moda, con lo pseudonimo di Sveva Cardinale.
Riuscendo sempre a insinuarsi nella vita delle persone isolandole persino dai loro affetti, Paola agì su di me con una doppia strategia: da un lato mi istigò contro Michele, dicendomi (falsamente) che lui ormai non mi amava più e aveva una relazione con una ragazza di 20 anni che lavorava presso la sua azienda; dall’altro mi lanciò addosso il suo fido marito Francesco Rizzo, cui ordinò di farmi apertamente la corte, fingendo che la loro relazione fosse fallita e che si fossero già separati (tanto fece credere a tutto il nostro gruppo). Nel settembre del 2016, quando ormai era riuscita a farci dividere, a farsi versare enormi somme di denaro per finanziare le sue velleità artistiche, mentre mi trovavo nella sua abitazione, sentii Paola dire che una volta ripulito in modo decisivo il conto corrente di Michele gli avrebbe dato definitivamente un “calcio nel culo” e non lo avrebbe più cercato.
Per altro fu proprio Paola ad approfittare della rottura della nostra relazione, per invitare Michele a recarsi con lei nell’ottobre 2016 a Dubai, per una vacanza nel famosissimo hotel a sette stelle Burj al-Arab, per crearsi l’alibi di un rapporto sentimentale capace di giustificare le enormi somme drenate proprio in quei mesi da Michele.
Tutte queste vicende, protrattesi nel corso degli anni, hanno improvvisamente assunto una luce completamente diversa quasi per caso. E questo ha svegliato me e Michele dall’ubriacatura instillataci da Paolo.
E’ accaduto che per una serie accidentale di disguidi, agli inizi di dicembre 2016 Paola Catanzaro si è recata negli Stati Uniti con Francesco Rizzo senza portarsi Michele. Quest’ultimo, rimasto finalmente senza il condizionamento diretto del mistico, ha avvertito il forte desiderio di rivedere la “nostra” bambina e ha quindi cominciato segretamente a messaggiarmi, chiedendomi sue notizie. Abbiamo quindi deciso di incontrarci segretamente (cioè all’insaputa di Paola e degli altri adepti) e in quella occasione ci siamo fatti delle domande e ci siamo dati delle risposte.
In un clima di grande suggestione non ho potuto trattenere le lacrime nel confessare a Michele che il nostro incontro nell’agosto 2010 era stato combinato da Paolo e che il nostro vero figlio biologico non era mai nato a causa dell’aborto cui ero stata indotta, mentre la bambina non era figlia di Michele ma di uno sconosciuto donatore.
Dopo avergli detto queste tremente verità, gli ho chiesto il motivo per cui si fosse portato dietro per alcuni anni la foto che ritraeva i miei due nipotini. Mi disse che Paolo glieli aveva presentati come i loro due figli “Michele e Angelica”, affidati a terze persone e mai conosciuti di persona. Gli ho detto che si trattava di un evidente inganno di Paolo, potendogli dimostrare in qualsiasi momento che erano i miei due nipoti. Egli ha quindi chiamato la moglie, che gli aveva confermato di aver conosciuto quei due bambini a Padova, la quale gli ha infine negato questa circostanza, rivelandogli tutto il castello di fandonie ordito da Paolo.
Infine mi ha chiesto se sapessi di che fine facessero i soldi versati negli anni dai fedeli in piena buona fede per il “Progetto delle croci”. Ho dovuto dirgli che quei soldi (raccolti con metodi spesso “aggressivi” dalla “cassiera” del cerchio magico, Lucia Borrelli) venivano versati da quest’ultima, ogni 24 del mese, prima della veglia di preghiera nella chiesetta di Uggio, presso il supermercato Doc sito all’ingresso di Brindisi. In questa occasione, la Borrelli consegnava tutti i soldi ricevuti dai fedeli nelle mani di Paolo Catanzaro, oppure di Francesco Rizzo, o delle sorelle Casciaro, ricevendo un bigliettino contenente le presunte parole che la Vergine aveva già trasmesso al mistico e che poi sarebbero state lette pubblicamente da lei in occasione della successiva veglia di preghiera che si sarebbe tenuta la sera stessa. Benché non fossi stata coinvolta direttamente, dissi a Michele di essere convinta che il “Progetto delle croci” era una pura invenzione di Paolo in quanto sapevo che l’unica croce effettivamente costruita e installata dopo tanti anni di raccolta fondi era quella situata a Jaddico, lungo la strada statale 16. Gli dissi anche di aver visto alcune volte che quei soldi in contanti venivano divisi in buste, alcune delle quali venivano consegnate ai vari familiari i Catanzaro.
Gli riferii anche che, nel corso degli anni, avevo notato che si era spento quello spirito genuino che aveva animato originariamente la comunità di preghiera. Quei ragazzi, un tempo poverissimi e impegnati nel sociale, col passare degli anni si erano arricchiti, “imborghesiti”, erano diventati proprietari di beni, si erano concessi vacanze lussuose e avevano così rinnegato le origini. Tuttavia ammisi a Michele di essere stata talvolta connivente, inizialmente per fede cieca nei confronti di Paolo, poi dal 2014 sia per il timore dei suoi ricatti che per opportunità.
Avendo saputo che il suo castello si stava rapidamente sgretolando, la Catanzaro inviò dagli Usa le sue invettive e minacce: addirittura costituì su whatsapp un gruppo denominato “Noi” nel quale diffuse un messaggio (che ho ancora registrato sul mio cellulare) in cui – manifestando tutta la sua preoccupazione – affermava “ragazzi, ho creato questo gruppo perché ora più che mai dobbiamo essere uniti e non possiamo permetterci di essere l’uno contro l’altro, poiché altrimenti ne pagheremo tutti gravi conseguenze”. Inoltre mi contattò telefonicamente definendomi “angelo ribelle” e dicendomi “se non stai con noi tu ci butti nel fuoco”.
Dopo aver avuto questi chiarimenti con il mio compagno Michele, ho deciso spontaneamente di donargli l’appartamento che mi era stato intestato a Brindisi, per maggiore chiarezza e lealtà nei nostri rapporti.
Ritengo di essere stata per anni uno strumento inconsapevole nelle mani di Paolo e Pina Catanzaro tutte le volte in cui ho dato testimonianza degli eventi miracolosi che li accompagnavano, pur senza aver avuto la prova della veridicità degli stessi né aver partecipato al compimento di pseudo miracoli e fenomeni paranormali di natura fraudolenta.