È l’amministratore di condominio della palazzina di proprietà di Arca Nord Salento, la persona iscritta nel registro degli indagati nel fascicolo aperto per la morte della 25enne fasanese Clelia Ditano, precipitata per circa 15 metri nel vano ascensore del palazzo in cui risiedeva con i genitori nella notte tra domenica 30 giugno e lunedì 1 luglio: la PM della Procura della Repubblica di Brindisi Livia Orlando, che ha ereditato l’inchiesta dal dottor Giuseppe De Nozza (il quale, in quanto sostituto procuratore di turno, ha compiuto gli atti urgenti), ha notificato l’informazione di garanzia con l’ipotesi di reato di omicidio colposo alla vigilia degli accertamenti tecnici irripetibili disposti per cercare di far luce sulle circostanze del tragico incidente (sono atti non ripetibili quelli che riguardano persone, cose o luoghi il cui stato è soggetto a modificazione e che pertanto impongono – perché le risultanze di tali accertamenti abbiano valore probatorio e siano opponibili nell’eventuale successivo giudizio – la notifica alle parti coinvolte, per salvaguardarne le garanzie difensive).
Saranno due i medici legali che, entro il prossimo giovedì, riceveranno l’incarico per svolgere l’autopsia: Stefano Duma, convocato per svolgere l’ispezione cadaverica al momento del rinvenimento del corpo della giovane, e Domenico Urso.
Dovrebbero, inoltre, essere espletate due consulenze tecniche: la prima sull’impianto, al fine di accertare le cause del malfunzionamento che ha provocato l’apertura della porta dell’ascensore nonostante la cabina non si trovasse al piano; la seconda sul telefono cellulare della vittima, per ricostruirne gli ultimi momenti di vita.
La giovane era rientrata a casa per lasciare la borsa, con l’intenzione di scendere nuovamente per fare quattro chiacchiere con gli amici. Uscita dall’appartamento, ha dato dunque per scontato che l’ascensore fosse rimasto al quarto piano, mentre in realtà la cabina, nonostante la porta dell’impianto si sia aperta, era scesa tre piani più giù: la giovane è quindi precipitata nel vuoto, finendo sul tetto dell’ascensore, fermo al primo piano. La mamma di Clelia, Giusy Angiulli, che si sposta su una sedia a rotelle, che sarebbe voluta scendere per portare giù la spazzatura, ha rischiato a sua volta di precipitare allo stesso modo della figlia, ma fortunatamente si è resa conto in tempo dell’assenza della cabina al piano. Per ore nessuno si è accorto di quanto accaduto alla giovane. Soltanto dopo molto tempo, i genitori, allarmati per non averla vista rientrare, hanno provato a chiamarla al telefono: sentendo la suoneria provenire dalla tromba dell’ascensore, il padre ha acceso la torcia del proprio cellulare e ha scorto il corpo della ragazza tre piani più sotto.
Marina Poci
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