San Pietro Vernotico, un commissariato di Polizia prima che sia troppo tardi

Editoriale di GIANMARCO DI NAPOLI

A San Pietro Vernotico la criminalità non molla la presa e lo fa in maniera sfrontata, quasi a voler rispondere colpo su colpo ai tentativi dello Stato di far sentire la propria presenza. Nello scorso fine settimana, per due giornate di seguito, decine di poliziotti guidati dal questore in persona, Giampiero Lionetti, avevano fatto sentire la loro presenza nel comune della provincia di Brindisi che confina con la provincia di Lecce. Non è frequente, anzi è davvero raro, che un questore scenda in campo in prima persona, per strada, accanto ai suoi uomini, in una operazione di controllo del territorio durante la quale alla polizia sono stati affiancati donne e uomini dei carabinieri e della guardia di finanza.
Sono state identificate poco più di 800 persone, fermate e controllate 100 auto ed effettuate verifiche in 14 attività commerciali. E’ stata sequestrata un’autocarrozzeria abusiva hanno arrestato un giovane spacciatore. Numeri rilevanti se rapportati a un comune che conta appena 13mila abitanti.
L’azione è stata volutamente plateale, con l’obiettivo evidente di tentare di tranquillizzare una cittadinanza preoccupata dagli ultimi, gravissimi, episodi e di tentare di mettere sotto pressione una criminalità che, non solo a San Pietro Vernotico ma in tutti i comuni al confine tra le due province del Salento, quelli collocati nella piana messapica e che fanno parte del parco del Negroamaro, sembra essersi organizzata in maniera militare. Come hanno dimostrato le ultime operazioni della squadra mobile di Brindisi e dei carabinieri, che hanno colpito organizzazioni strutturate tra le due province, quest’area della Puglia è stata scelta dai narcotrafficanti come centro di stoccaggio e smistamento della droga, sia venduta all’ingrosso che al dettaglio.
Il motivo di questa scelta non è difficile da immaginare: operare al confine tra due province significa rendere più complesso il lavoro degli investigatori costretti a operare facendo riferimento a questure, procure e comandi provinciali appartenenti a Brindisi e Lecce. E noi conosciamo benissimo le difficoltà burocratiche tra le quali, ancora oggi, devono muoversi gli investigatori quando non esiste una regia unica e le competenze territoriali non sono ben definite.
In un contesto già molto preoccupante che riguarda tutta la zona al confine tra le due province, San Pietro Vernotico sopporta un ulteriore rigurgito criminale che non viaggia solo sotto traccia, ma che si concretizza in una sfida frontale alle istituzioni. Quarantotto ore dopo la controffensiva decisa e condotta dal questore di Brindisi, in una stradina nel cuore del paese, proprio tra quelle battute dalle forze di polizia, è stata data alle fiamme e distrutta la Fiat Grande Punto di un giovane. Secondo le prime indagini, non esisterebbero collegamenti diretti con la vicenda gravissima che da oltre un anno ha minato la serenità del paese: la guerra frontale che sarebbe condotta da alcuni personaggi della criminalità locale nei confronti di una famiglia che non ha alcuna colpa e che viene perseguitata per questioni di natura personale. Il bilancio di questa “guerra”, che ancora le forze dell’ordine non sono riuscite a interrompere, sono stati quattro attentati a una salumeria e recentissimamente un ragazzo pestato a sangue durante la festa patronale e l’auto della madre data alle fiamme pochi giorni addietro. Ma il fatto che nonostante l’aumento dei controlli qualcuno abbia avuto l’ardire di compiere ugualmente un attentato incendiario è chiaramente un segnale inviato alle forze dell’ordine: «Noi qui facciamo quel che ci pare, con voi o senza di voi».
Ma non è solo una questione di attentati. Qualche giorno fa, la presidente di Stp, Alessandra Cursi, e la componente del consiglio di amministrazione, Elisa Mariano, hanno incontrato il prefetto di Brindisi, Luigi Carnevale, informandolo dei gravi rischi di sicurezza sui bus per gli utenti e gli stessi autisti della Stp dopo la catena di atti vandalici verificatisi su alcune linee e, in particolare, sui collegamenti tra San Pietro Vernotico e la marina di Campo di Mare. Bande di giovani violenti che salgono sui bus privi del biglietto, e che minacciano gli autisti. Un rischio ancora maggiore in estate perché i collegamenti tra il paese e le marine proseguono fino alle due di notte e i mezzi pubblici vengono guidati anche da donne.
In occasione della recente visita a Brindisi del capo della Polizia Vittorio Pisani e del direttore della Direzione centrale anticrimine, Alessandro Giuliano, arrivati dopo il clamoroso assalto a un furgone portavalori (avvenuto guardacaso proprio tra San Pietro Vernotico e Torchiarolo), è stata ipotizzata la creazione di un commissariato di Polizia a San Pietro Vernotico che potrebbe avere una competenza di controllo su tutta l’area a sud di Brindisi e a nord di Lecce. Una necessità quella della creazione di un terzo commissariato (oltre a quelli già esistenti a Ostuni e Mesagne) che è stata ribadita da Francesco Pulli, dirigente nazionale del Sindacato autonomo di Polizia e auspicata dalla stessa sindaca di San Pietro Vernotico, Maria Lucia Argentieri.
La presenza «fisica» di strutture dello Stato in zone nevralgiche della provincia di Brindisi ha sempre portato a successi fondamentali nella lotta alla criminalità: lo testimoniano il commissariato di polizia di Mesagne, inaugurato poco più di trent’anni fa in quella che all’epoca era la roccaforte della Sacra corona unita, e il comando della compagnia carabinieri di San Vito dei Normanni, edificato pochi anni dopo in un’altra zona nevralgica in cui la criminalità riusciva a muoversi senza trovare la necessaria resistenza.
Creare un commissariato di polizia a San Pietro Vernotico, che abbia competenze di intervento anche nell’area a nord del Leccese, significherebbe non solo fornire una risposta concreta all’emergenza attuale (e già grave di suo) ma soprattutto consentirebbe di prevenire, evitando che una criminalità organizzata pericolosissima e sfrontata, alimentata da generazioni prive delle “regole” di base che persino i malviventi possiedono (tra cui la prima è quella che le donne non si toccano, mai), possa avere il sopravvento e far rinascere in questa zona un pericolosissimo virgulto di mafia, ancor più spietato, privo di norme e di princìpi minimi, che possa tentare la nuova scalata. La storia è ciclica e la «Scu» non è morta, ma è solo in coma farmacologico.