Truffa alle assicurazioni: l’avvocato, il medico legale, il doc e la radiologa

di Gianmarco Di Napoli

Era un’organizzazione perfetta. Almeno stando alla sintesi delle accuse riportate negli avvisi di garanzia notificati ieri mattina a 65 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a truffare le compagnie assicurative con falsi incidenti stradali. Al vertice un avvocato brindisino di 43 anni e, nella linea di comando, un medico del pronto soccorso dell’ospedale Perrino e un medico legale in servizio presso l’Inail, fiduciario di molte compagnie assicurative. Nella seconda fascia altri avvocati, diversi medici e una sfilza di pregiudicati, ma anche cittadini completamente sconosciuti alla giustizia, che si prestavano a rivestire i ruoli dei falsi feriti, incassando ognuno la propria parte.

IL BLITZ Alle prime luci dell’alba di martedì 6 dicembre i carabinieri della compagnia di Brindisi hanno bussato alle abitazioni dei 65 indagati, notificando loro l’avviso di garanzia e contestualmente effettuando perquisizioni accurate sia nelle case che sui luoghi di lavoro. Hanno così sequestrato per tutta la mattinata documenti cartacei e digitali negli studi di alcuni avvocati, ma anche nel pronto soccorso e nel reparto di Radiologia dell’ospedale Perrino, presso la clinica Salus e negli uffici Inail. I reati contestati (34 truffe in tutto quelle documentate) sarebbero stati commessi sino allo scorso 20 novembre. Perquisititi uffici, box, cantine, auto, negozi e case di campagna, ma anche acquisiti i dati da telefoni cellulari, personal computer e altri supporti informatici.

I carabinieri erano alla ricerca della documentazione (certificati e referti medici, esami strumentali, consulenze medico-legali, richieste di risarcimento dannii) relativa a falsi incidenti stradali e alle richieste di risarcimento danni per sinistri stradali sovrastimati rispetto alla reale entità dei danni attraverso i falsi referti rilasciati dai medici che avrebbero fatto parte dell’associazione criminale.
Inoltre i militari hanno cercato documentazione relativa ad ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio in alcuni casi non strettamente legate alle truffe ai danni delle compagnie assicurative.

L’AVVOCATO E IL DOC  L’avvocato ritenuto a capo dell’organizzazione era il collettore delle richieste di risarcimento alle assicurazioni per danni inesistenti, sovrastimati o riferibili ad altri eventi. Non gestiva lui mai le pratiche che affidava ad altri avvocati collusi.
Il meccanismo per funzionare perfettamente aveva la necessità di poter contare sui medici tra i quali spicca il nome di un medico legale in servizio presso l’Inail di Brindisi (per altro scelto dalla stessa procura di Brindisi come consulente per decine di esami autoptici in inchieste giudiziarie). Il medico, fiduciario di molte compagnie assicurative, su mandato dell’avvocato e dietro lauto compenso, avrebbe sovrastimato i danni nelle pratiche a lui assegnate, o avrebbe mediato presso gli altri sanitari incaricati dalle compagnie assicurative affinché attribuissero al periziato i danni concordati con la relativa assegnazione di punti per il risarcimento economico. In questo senso avrebbe convinto una dottoressa che riceve laute ricompense (in termini convenzionali “zucchine”) per ogni punto di invalidità illegittimamente riconosciuta al presunto danneggiato di turno.

IL MEDICO LEGALE Ma la visita presso il medico fiduciario della compagnia assicurativa è l’ultimo atto di una catena nella quale a ogni ingranaggio l’organizzazione avrebbe un suo uomo di fiducia. E ovviamente lo snodo centrale è il pronto soccorso dove opera un medico ortopedico che ha il compito di redigere falsi certificati già all’atto del primo accesso del finto ferito. Il medico, su richiesta dell’avvocato, comunicava preventivamente i giorni in cui era di turno, spesso di sabato o domenica quando la presenza di altri medici è pressoché nulla, e quindi era più facile evitare la presenza di occhi indiscreti.
Sulla base di queste indicazioni, l’avvocato comunicava al medico il nominativo dei soggetti che si sarebbero presentati per i falsi incidenti e ordinava allo stesso medico la diagnosi e la prognosi da far risultare nei relativi certificati medici e nelle consulenze ortopediche che poi sarebbero state sviluppate da altri professionisti legati all’organizzazione, fino ad arrivare ai medici incaricati dalle compagnie assicurative.

LA RADIOLOGA Utilissimo era anche il lavoro di una dottoressa “arruolata” dalla banda nel reparto di Radiologia, con il compito di refertare le lesioni richieste nei referti degli esami strumentali (risonanze, ecografie e tac) a cui sottoporre i falsi feriti che le aveva inviato il complice del pronto soccorso. Anche in questo caso a lei erano riservati compensi, addirittura maggiori vista l’importanza strategica del ruolo della dottoressa nella falsa diagnosi e nella falsa prognosi data l’inoppugnabilità dell’esame strumentale.
Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Antonio Negro e dal sostituto procuratore Luca Miceli. Ulteriori, clamorosi, sviluppi, potrebbero avvenire una volta che il materiale sequestrato sarà esaminato e valutato dagli inquirenti.