L’Appia Day e il Gioco dell’oca

Si terranno, domenica 11 e la successiva, 18 ottobre, le giornate dell’Appia day, il contenitore di iniziative che si sviluppano lungo il tracciato della “Regina Viarum” la strada consolare che veniva costruita nel mentre quei territori venivano conquistati. Il suo modello di riferimento è la dinamica propensione politica della Roma Imperiale che si può chiudere nel motto “Dividi et Impera”. Ai romani non interessava altro che aprire nuovi contatti, mercati, opportunità rischiando molto, ma incidendo molto nel tessuto delle comunità che incrociavano lungo il loro dominio.
Giungere a Brindisi, principale porto di collegamento con la civiltà greca e la vastità dei territori orientali, era un tutt’uno che si manifestava nella contemporanea conquista e poco interessava se la meta pareva lontana, la proposta sarebbe stata comunque accolta.
Il costo dell’opera, per cui occorsero ben 122 anni e la contemporanea conquista dei territori attraversati, è tutto nel beneficio che ne è rivenuto alla Roma imperiale.
La via era tanto interessante che oltre un secolo dopo, l’imperatore Traiano, volle incrementare il transito tra Roma e Brindisi, da voler un nuovo tragitto tra Benevento e Brindisi, lungo la dorsale adriatica pugliese.
I benefici che comportò all’economia, non furono secondi certo a quelli politici, sociali e culturali.
Se bisogna attendere il 2015 ed un viaggiatore d’eccezione come Paolo Rumiz, col suo viaggio a piedi lungo la via, da Roma a Brindisi, nel 2020 quelle suggestioni di un viaggio alla scoperta dell’Appia Ritrovata, perché il Mibact trasformi in progetto, stanziando venti milioni per l’Appia Antica: un cammino dentro la storia, da Roma a Brindisi, per un cammino lungo la Regina Viarum, che si scopre, udite, udite, via d’accesso al parco archeologico più grande del mondo.
L’iniziativa che era in cantiere dal 2018, piace ed attrae e dai protocolli tra le presidenze delle regioni attraversate dalla Regina, al dispiegamento di iniziative e processi di emulazione, di tempo ne è passato e quel che peggio, che come sempre avviene a costruire insieme nessuno ci sta.
Dire che a Brindisi, meta finale ed obbligata, che vide Paolo Rumiz cedere al bisogno di tuffarsi nelle acque del porto, nell’estate del 2015, ma rimanere allibito della scarna affluenza di ascoltatori al suo incontro pubblico è quel tutt’uno col tragico ma conclamato ritardo con cui le faccende devono essere percepite da chi a Brindisi ricopre incarichi di rilevanza pubblica.
Anche ai successivi incontri promossi e a cui il comune è sempre stato invitato, la sua presenza, manco fosse semplice spettatore è attestato dalle presenze in quei consessi.
Oggi, il cordone della borsa pare disporre benevola accoglienza alle iniziative e se da un lato è giusto plaudire al privato e alla sua celerità, manca il presupposto di fondo, che renda pubblico ed efficacemente promosso per il bene pubblico, quel che vede ancora titubare e restare alla finestra a guardare, chi del progetto, poteva, doveva, avanzare ampia dignità di protagonista.
Così accade che sull’appia dalle parti di Roma ci si andrà come ad una gita fuori porta e la pedalata si fermerà nei pressi di Cecilia Metella e che pure a Brindisi, per non farsi mancare il paio, tanto richieste di maggiore approfondimento non ce n’è, si passerà il tempo a dar conio di iniziativa alla solita passeggiata alle colonne o nell’intorno del teatro “sospeso” a rimirare con occhio distratto il cardo e il decumano e beato chissà chi lo sa riconoscere.
Nessuno a Brindisi lo sa, che negli Stati Uniti già da alcuni anni è in vendita un gioco da tavolo, “Via Appia” si chiama e obiettivo dei giocatori è quello di raggiungere Brindisi da Roma nel minor numero di mosse, così come avviene per il “Gioco dell’Oca”.
Così raggiungere Terracina, Capua o Benevento, val poco se azzecchi la tessera che ti fa tornare al punto di partenza.
Brindisi è il fine, l’obiettivo che fa guadagnare la posta e per cui si è disposti a barare.
A Brindisi e non altrove, vuole arrivare l’emulo del console romano che si gioca i dollari pur di vincere gli eserciti che difendono Taranto.
Negli U.S.A. dove tutto è opportunità e occasione, ci sono persino i campionati che si giocano in nome di Brindisi.
La proposta è presto fatta, il comune o chi per esso, acquisti 50 scatole del gioco ed apra, agli angoli di qualche pezzo della via Appia, tavoli di gioco, campionati rionali o scommesse con immancabile beveradge and streett food vero toccasana d’ogni brindisino e si assicuri di farne pubblicità sui social media, così negli “States” sapranno che Brindisi non li ha dimenticati e come loro siede al tavolo, quattro alla volta a celebrare l’Appia Day per ogni giorno che iddio comanda. Non sta forse scritto nel dna cittadino “Penza cu mangi e mbivi (…) si fessa ci ti privi di rrobbi e di mangiari”.
Avvertenze che leggo sul prospetto informativo: gioco da tavolo, rientra nella categoria, a logica, dei titoli di una volta, quelli che attiravano l’occhio prima della mente. Piacevoli da giocare per i più piccoli, macchina della memoria per i più grandi. Se cercate un gioco che stuzzichi anche minimamente la riflessione, lasciate abbastanza perdere. Se non vi spaventa il prezzo (vicino ai 50 euro), potreste invece esserne attratti.