Ti la Candilora, le pizzelle

Ti la Candilora
2 febbraio – Candelora

Secondo la liturgia ufficiale è la Festa della purificazione di Maria, perché secondo la legge ebraica solo 40 giorni dopo il parto la donna poteva finalmente entrare nel tempio.
La festa terminava con la benedizione dei ceri e, al ritorno, la madre era accolta in casa con gioia.
Il 2 febbraio la Chiesa cattolica celebra la presentazione al tempio di Gesù. Durante la messa si benedicono le candele, simbolo di Gesù “luce per illuminare le genti”, come disse Simeone quando Gesù Bambino, così come richiedeva la legge giudaica riguardo ai primogeniti maschi, fu presentato al Tempio di Gerusalemme. Da qui proviene il nome “Candelora”. Durante la messa le candele benedette venivano (e vengono) distribuite ai fedeli, che le conservano in casa e le accendono per proteggere la famiglia contro le calamità, per placare i temporali violenti, per proteggersi durante le epidemie, per aiutare le gestanti contro i parti difficili oppure per assistere un moribondo durante l’agonia.
Anticamente la festa si celebrava 40 giorni dopo l’Epifania, cioè nei giorni dal 13 al 15 febbraio e si rifaceva ai riti dei “Lupercalia” descritti da Ovidio. Giustiniano nel VI secolo la anticipò al 2 febbraio, 40 giorni dopo Natale, appunto.
Dice un proverbio conosciuto nel contenuto in tutta l’Italia: Ti la Candilora ti l’inviernu stamu fori, ma ci chiovi e tira vientu ti l’inviernu stamu intra. Cioè della Candelora dovremmo essere usciti dall’inverno, ma se piove, l’inverno deve ancora continuare con altre fredde giornate, per almeno 30 giorni ancora. Si dice anche che dalla Candelora ogni giorno meteorologicamente valga un mese, per cui il tempo meteorologico del giorno della Candelora vale per gennaio, il 3 vale per febbraio, il 4 vale per marzo e così via.
Esiste un modo di dire brindisino: “Alli ddo la Candilora…” nel senso che una cattiva azione non sempre può essere subita per due volte consecutivamente, quindi ci si potrebbe aspettare una reazione da chi la sopporta, perché sente di avere gli strumenti per combatterla.
Siamo ancora in periodo di carnevale che si configura come momento di allegria, per cui ho pensato di proporre le pizzelle o fritte, panzerotti ripieni di mozzarella e pomodoro.
I brindisini di una certa età continuano a chiamarle pizzelle, i giovani nel linguaggio informale le denominano fritte; per tutti sono i panzerotti.

Pizzelle
Panzerotti
Ingredienti: 600 grammi di farina tipo 0, 200 grammi di latte, 90 grammi di olio extra vergine di oliva, mezzo cucchiaino di zucchero, sale e mezzo cubetto di lievito di birra sciolto in un po’ di acqua. Olio di oliva o di semi di girasole o di arachidi per friggerle.

Preparazione: impastate tutto fino a che si formerà una massa omogenea. Lasciate lievitare almeno un paio d’ore, quindi formate delle palline del diametro di 6/7 centimetri che farete lievitare ancora per un’ora, coperte da un panno bianco. Spianatele e farcitele con mozzarella precedentemente tagliata a pezzettini e fatta scolare dal liquido, con passata rustica di pomodoro condita con un po’ di sale e, se volete, con l’aggiunta di quello che desiderate: prosciutto cotto fatto a pezzettini oppure un’oliva, ricotta forte (ašcanti) o altro.
Preparatele prima tutte, poi copritele con un panno di cotone e prelevatele a mano a mano per friggerle. Mangiatele calde.
Con lo stesso impasto potete farle cuocere in forno a 180 gradi per 15 minuti circa, finché appariranno dorate.