Una giusta causa: quando le parole sono importanti

Ruth Bader Ginsburg è stata una donna rivoluzionaria: una delle prime e pochissime ad entrare alla facoltà di Giurisprudenza di Harvard, poi diventata giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti. Eroina lo è nella storia ma anche sullo schermo, nella pellicola “Una Giusta Causa” o “On the basis of sex” con il titolo originale. Quest’ultimo che forse rende decisamente meglio l’idea e l’astuzia che c’è dietro a questo film, delle donne non solo per le donne ma anche per gli uomini, diciamo anche per la società.
Ruth (Felicity Jones) è un carattere forte, ha sempre sognato di fare l’avvocato ma nella società americana del 1956 non c’era posto né considerazione per donne che volessero occuparsi di impieghi diversi dal tenere in ordine la casa e badare ai figli, non faceva parte “dell’ordine naturale delle cose” né della Costituzione. Sposata con uno studente di legge Martin Ginsburg, è la migliore allieva della facoltà e possiede uno spiccato senso critico, decisamente mal visto dai suoi colleghi.
È molto interessante come sin dall’inizio del film, da un punto di vista prettamente visuale, il regista (Mimi Leder) ci mette subito in risalto l’assetto della società maschilista del tempo. Le donne non fanno l’università o se la fanno sono prese poco sul serio, non partecipano alle feste se non come mogli o accompagnatrici dei loro uomini e, durante gli incontri hanno uno spazio appartato appositamente dedicato alle loro futili conversazioni.
“On the basis of sex” significa dunque “sulla base del sesso” che abbraccia tutte le sfere di una discriminazione purtroppo drammaticamente attuale. Vuol dire sulla base del genere ma anche della pulsione sessuale che fanno si che la donna sia un continuo bersaglio per battute ambigue per strada o persino da parte dei capi degli studi legali in cui Ruth farà domanda e che si sentirà rispondere che “le mogli sono gelose”.
In questo la legge gioca un ruolo fondamentale nel dover – almeno nella teoria – garantire e difendere l’uguaglianza di tutti davanti ad essa, con leggi che non discriminino in base al genere.
Il film si svolge in un arco temporale di anni in cui Ruth non riesce a sfondare il muro dell’assunzione in uno studio legale, ma qualcosa intorno a lei sta cambiando, la società non è più la stessa e le nuove generazioni sono sovversive, protestano e credono nella parità. Allora forse è arrivato anche il tempo di rinnovare la Legge, la stessa che millanta di basarsi su un diritto naturale ma che non tiene conto delle mutazioni altrettanto naturali della società. Proprio attraverso un uomo, un suo cliente, uno dei pochi ad averla appoggiata una donna riuscì a sovvertire la Costituzione americana.
Uscendo dal cinema ci verranno in mente molte cose, non tutte positive. Quella netta sensazione che da allora, quando si parla di uguaglianza, la differenza è quasi nulla.