Brindisi, la via Crucis e il porto sospeso

di Giancarlo Sacrestano

Dopo il lungo periodo di separatismo sanitario, la paura dell’incontro e dell’abbraccio, la nuova emergenza della guerra tra Russia ed Ucraina, sta rilanciando il tema della morte della partecipazione e la riemersione di vecchie ed incombuste ragioni che ci separano e ci spingono ad essere, ognuno per sé escludendo ogni altra creatura umana.
Ci stiamo richiudendo a riccio e la nostra forza propulsiva è più che stretta nelle ferree tenaglie avvolgenti della clausura domestica.
Dal 24 di febbraio, chi più, chi meno, ha cominciato ad ascoltare delle strane e complesse ragioni della guerra che esistono lì dal 2014 e noi fino ad oggi abbiamo fatto finta di non conoscerle.
Come nella Via Crucis non sfugge a nessuno che il condannato sia il Cristo e l’abusatore si divida il vasto mercato delle opportunità che si sono asserragliate dinanzi a lui.
La risultante della guerra è che tutti, indistintamente tutti, ci siamo sentiti d’un tratto le vittime e magari abbiamo sentito il peso di dover spegnere i nostri climatizzatori per colpa del deficit del gas russo.
A dire il vero il gas russo arriva in Italia, così come lo faceva lo scorso anno, ma il suo prezzo è aumentato in maniera vertiginosa e le bollette non si possono pagare.
A Brindisi, dov’era in predicato la costruzione di un rigassificatore qualche decina di anni fa, il fumo persecutorio è stato talmente tossico, che la base di inerti è stata realizzata ma l’impianto non ha preso nessuno avvio. Siamo fermi lì nel mentre il Ministro Cingolani definisce il porto di Brindisi, a poche decine di metri dal basamento del rigassificatore, ottima scelta per l’approdo di navi con rigassificatore.
Parole, tante parole, le stesse, magari di più di quelle che le Sacre Scritture sanciscono per la tragica ultima camminata di Gesù Cristo, dove persino il suo discepolo più caro Pietro lo rinnegò tre volte.
Lunedì 11 aprile, alle 19,30, una imbarcazione della Guardia Costiera ha imbarcato la Sacra Croce e con una navigazione lenta e solenne ha fatto sosta dinanzi a diversi punti del bello e silenzioso porto interno di Brindisi, la città che la storia definisce principale porto sin dalla sua fondazione.
La prima edizione si tenne il 16 aprile del 2019 che avrebbe potuto rappresentare giusta anticipazione e rilievo di buon conto per il miglioramento di quella di quest’anno.
Sarà che il tempo fugge con le proprie certezze, sarà che la pandemia da Covid ci ha segnati con un deleterio e maligno postumo virale, sarà la guerra in Ucraina, ma la suggestione ed emozione che accompagnano la straordinarietà dell’evento brindisino è risultato secondario alla bella ed intensa attività della settimana Santa avviata nel piccolo paese di Villa Castelli col restauro del suo Calvario posto ai margini della suggestiva gravina.
La impareggiabile bellezza dell’aera portuale, la suggestiva valenza storica ed anche pure la sciagurata immagine di porto sospeso ed inattivo che lo ha svuotato di ogni attività e di ogni proposta, sono stati il placido tappeto appena rumoroso su cui ha navigato l’imbarcazione della Guardia Costiera.
Chi si è goduto il magico momento della sosta dinanzi alle stazioni, avrà notato l’impareggiabile e squisito rapporto profondo ed indissolubile fra il messaggio sacro e quello profano.
Io ero presso la IV Stazione “Gesù Incontra la Madre” organizzata da –ASSOARMA, presso il Monumento Nazionale al Marinaio d’Italia.
La voce del Cappellano Militare, don Sergio Raparelli ha segnalato nella preghiera l’incontro di Cristo con le tante madri dei caduti in mare, in Cripta circa 40.000 ed il loro pianto per la perdita prematura del loro figlio, come Maria alla perdita dell’amato Cristo.
Dalla Stazione, un megafono ha innalzato il suono del “silenzio” che ha visto i “naviganti” e il popolo riunito, muti sull’attenti, quale messaggio di comunione che ha unito tutti i morti confondendoli col Cristo eterno Risorto.
Una pattuglia di due motociclisti della Guardia Municipale e due pattuglie della Guardia di Finanza hanno offerto dignità alla piazza d’onore su cui silente e buia resta l’ara votiva. La porta aperta della Cripta, illuminata e raggiante, come la statua della Madonna, posta posta a 50 metri più in alto, non la coreografia, ma la radicata e integra forza spirituale del luogo, in cui la sacralità è piena e totale.
Torna imperterrita, alla fine, la proposta oscena ed inarrestabile.
Vale bene la titubanza della prima esperienza, ma la provatissima forza propulsiva del porto, può essere tanto devastata, al pare dei moli, assenti di imbarcazioni e navi in approdo, per la negligenza di chi è chiamato a dargli ragione e funzione?
La guerra c’è e non fa per niente bene, ma a quali energie deve richiamarsi Brindisi per cercare la forza unificante di chi si è votato, magari pure con i voti elettorali, alla gestione peccaminosa del “picchi, malitetti e subbutu” rispetto alla pochezza ed alla iniquizia dei loro progetti.
Brindisi è Brindisi da decine di secoli, ma mai, peggio di così. Lunedì approdata al molo di Costa Morena Est era approdata la nave crocieristica, MSC ARMONIA, una degli oltre 70 approdi previsti per quest’anno.
Il numero dei turisti scesi a visitare Brindisi è stato insignificante.
I moli servono al porto per la sua ragione più vasta e destinazioni sono il Salento e l’alta murgia. Brindisi, sulla mappa crocieristica è abbinata a Lecce. Nel porto gli oneri, a Lecce gli onori.
Non ho voglia di citare sindaci, prefetti, presidenti, assessori, consiglieri, qui la faccenda è decrepita e se dal profondo del cuore si trova la forza non esaurita di Pregare il Cristo, dalla mente non arrivano ragioni, epiteti e improperi per cacciare via chi alla città capoluogo della Messapia, regge malissimo le fila del governo del territorio.
Venerdì sera, seguirò la Via Crucis di Mesagne, che Sacra Corona Unita o meno, non ha mai cessato di rappresentare il momento di coesione cittadina.
A Tutti, Buona Pasqua.