All’inizio di questo nuovo anno, scandito dallo scambio di sinceri auguri e auspici di speranza, perché sia migliore di quello vecchio, mi pare cosa piacevole riprendere i fili di un discorso che pare sempre meno entusiasmare: stare uniti, crescere insieme, cercarsi, per ritrovarci figli di uno stesso ideale.
Una volta esistevano i maestri, gli educatori, i genitori, oggi primeggiano i fanfaroni: illusionisti confusionari, spacciatori di belle parole, narcotrafficanti di buone intenzioni, untori infami di cuori affranti. Non educano, questi maleducati profittatori, ma manipolano le menti inquiete e incerte del popolo di internet.
Sono saltati gli schemi che ordinavano il mondo. Le ideologie del ‘900 sono sepolte, non esistono più le categorie di destra e sinistra, di comunista e liberale: stiamo solo, tutti, male. Oggi la linea di confine, la traccia la differenza di stato su facebook, il numero dei likes che ottiene un post e poco importa se sia di Papa Francesco, Trump, Putin o “genny a canaglia” o di un guru veggente che di “padre pio” si dichiara confidente; la credibilità non è nel contenuto del pensiero, la credibilità non la fa la coerenza e la logicità di quel che scrivi, ma la sola quantità di condivisioni.
Come mosche alla carta moschicida, la solitudine dei milioni di incauti frequentatori di facebook, si accoda nel macabro rito del clic fatidico, e si concentra tutto su quell’emoj del pollice all’insù, ignaro suicida della propria libertà.
Il gesto, 2000 anni fa, era sentenza espressa in un contesto pubblico, in un’assemblea di persone competenti, elette e voci del popolo, che così esprimevano la forza delle proprie convinzioni, oggi no, il popolo è virtuale, l’assemblea non è per niente espressione di competenze e i pollici all’insù appartengono a ignare menti di sconosciuti e solitari cuori sofferenti.
Facebook è nato come strumento di raccolta delle emozioni e i sentimenti di amici e conoscenti ex studenti di college americani. Una bella pensata per tenere in vita amicizie, amori e sentimenti, tra coloro che si sarebbero perduti di vista, dopo la lunga ed esaltante condivisione della esperienza scolastica. Oggi FB è divenuto il più importante impero economico finanziario del pianeta, superando il valore del PIL di interi Stati, determinando con i suoi studi di ricerca e di sviluppo informatici, veri e propri terremoti nella stabilità degli assetti geo-politici di intere aree del pianeta. Non è un mistero che gruppi di trolls siano stati assoldati per falsificare il risultato elettorale americano in favore di Trump o abbiano sostenuto, qualche mese fa, una campagna di odio verso il presidente della repubblica italiana. I responsabili dell’importante social stanno pensando di correre ai ripari perché a pagare i danni a tantissimi zeri, conviene l’alternativa in fase di studio, di pagare fino ad 800 euro ad ogni utente, la chiusura del proprio profilo!
Nel suo discorso di fine anno, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dall’alto della sua carica, in cui tutti noi italiani ci riconosciamo, abbiamo ascoltato parole dirette a ricucire un fraseggio col Paese, interrotto dalle incertezze frastagliate, di una politica scandita dall’ossessione del
gradimento dei propri “post” e tanto poco attenta al valore dei propri decreti, che ne hanno varato uno che il Presidente ha ben criticato saggiamente come “Tassa sul dono”!
Inaccettabile, inconcepibile che la patria del diritto, il BelPaese che ha nutrito il pianeta con le armonie del rinascimento, la rivoluzione culturale, prima che politica, che ha definito i valori condivisi di bello, giusto e gradevole, che il mondo ci invidia. Che l’Italia diventi la patria dell’odio, della mistificazione e della bruttezza della cattiveria che offende e che tradisce lo spirito più intimo del nostro carattere genetico, la crescita condivisa, sancito già 7 secoli che fece dire a Dante “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” è semplicemente una idiozia!
Dal Paese dove le parole Sole – cuore – Amore sono il trinomio perfetto per definire un programma politico di gestione economica dell’intera comunità, occorre che si parta quest’anno con un pensiero rivoluzionario, che può esser battezzato, con vecchio ma mai dimenticato slogan “Rivoluzione del Sorriso”.
Chi sa ridere è padrone del mondo”, affermava il poeta Giacomo Leopardi. Il poeta tedesco Friedrich von Schiller, colui che ha scritto l’inno alla gioia che Beethoven ha musicato ed è ora l’inno dell’Europa, ha scritto: “Un sorriso non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno”.
Un anonimo ha scritto: “Il riso è la distanza più corta tra due persone”.
Lo scrittore francese Victor Hugo ha aggiunto: “Il riso è il sole che scaccia l’inverno dal volto umano”. Lo scrittore e poeta Aldo Palazzeschi ha aggiunto: “Il riso fa buon sangue, ed è il profumo della vita in un popolo civile”.
Dovremmo fermarci e riflettere su ciò che vuole dire povertà, forse nelle nostre case ci sono molti beni materiali, forse abbiamo tutto, ma credo che se guardiamo meglio, vediamo quanto è difficile trovare un sorriso e il sorriso è il principio dell’amore quello che rende la realtà migliore.