La società bipolare: tutto ok-tutto ko

Esisteva una volta la responsabilità del responsabile, che rispondeva al diffuso e condiviso concetto di coerenza. I più avanti negli anni, ricorderanno che, più una persona era coerente, più gli si poteva attribuire una responsabilità di portare a termine un incarico.
Tempi lontani, si dirà. Oggi il nuovo ordine è cambiare, in nome di un movimentismo caotico, in cui la coerenza gioca un ruolo marginale, anzi spesso finisce in panchina.
Accade così che l’annuncio, abbia una forza persuasiva ben oltre la dichiarazione di aver compiuto qualcosa. La compiutezza, infatti è, nella situazione attuale, una vergogna. Aver terminato un incarico, un’opera, un servizio, finisce col tradire il principio per cui, quanto più si dilata l’incarico, più aumenta l’onorario; più non si raggiunge l’obiettivo, più diventa necessario un nuovo compromesso.
Il TAV o il TAP, giusto per fare un esempio eclatante, vivono di vita propria, se poi parliamo del ponte sullo stretto di Messina, solo il suo sogno, risognato, rivisto e rivisitato, ha fatto guadagnare un fottìo di denaro, senza aver mai visto se non i plastici nel salotto italiano di Bruno Vespa.
La lista sarebbe infinita, ma il risultato è sempre lo stesso: la competenza vale poco al cospetto di sua maestà l’abilità. Lo abbiamo scoperto, dal responsabile scuola della Lega che per il “carroccio” che ha scritto la riforma che dovrebbe riformare il decreto “La Buona Scuola”. Lui non ha competenze accademiche, ma che “essendo figlio di un insegnante e fratello di un professore, in casa ha sempre respirato aria di cultura”. (SIC!)
Le chiamano “skills” quelli che a scuola ci sono andati o almeno hanno respirato aria intrisa di gesso. E se le “hard skills”, ovvero le competenze acquisite attraverso i normali canali d’apprendimento, scuole ed università, ce le hanno tutti (così dicono), sono le soft skills che fanno la differenza. Così a chi conosce il significato della sequenza di fibonacci si preferisce chi sappia usare velocemente i link di wikipedia, per cercarlo sotto la scrivania, ma invece sappia spiaccicare due parole in inglese, anche se non certificato; sappia, destreggiarsi nell’ambiente di lavoro senza dare molto a vedere di farsi troppo i cazzi degli altri e si propone come ingegnere, sia capace di argomentare con qualità, ovvero esprimere la sua più strampalata opinione, di opinionista a pagamento, che abbia la parvenza seduttiva di saper demolire Morandi (l’ingegnere, non il cantante) che era tanto competente che, lui, le strutture le calcolava tanto precisamente che le spogliava degli orpelli materici, per renderle snelle sino ai limiti dell’anoressia strutturale. Pochi, fra i tanti abili, si è soffermato a rilevare che, assenza di manutenzione e carichi rotabili inimmaginabili ben oltre l’immaginabile 60 anni fa sono state le abili scelte scellerate della incompetenza e della negletta gestione del bene pubblico, che ha portato a morte il ponte di Genova.
Le aziende, da qualche tempo vanno pazze per questi tizi, ma abbiamo visto come abbiano già ampiamente occupato ruoli e funzioni, per cui, sino a qualche decennio fa, noi vecchi tromboni della logica e dell’umiltà, avremmo calato giù il cappello e ceduto il passo a chi palesemente e pubblicamente era migliore di noi.
Oggi le vette ed i baratri si seguono in una sequenza come fosse elettroencefalogramma di un pazzo, senza soluzione di continuità e cazzari d’ogni risma, argomentano senza competenze, ma con abilità degna di un funambolo trapezzista.
Accade sempre più spesso che, profittando della estrema velocità e disponibilità di strumenti della comunicazione, il messaggio, abbia perso grande parte della propria validità, tanto è più importante e travalicante l’abilità con cui lo si diffonde, avendolo subitamente fatto passare dal proprio intestino e non il cervello, distorcendolo, rielaborandolo, rivisitandolo. Manipolandolo.
Tutte azioni riprovevoli, sanzionate dalla legge penale e persino quella imperante dei fancazzisti i quali sguazzano le loro squallide argomentazioni, profittando di una conoscenza wikipedica, (ed è già tanto) che ci vede perseguiti da un complotto ad ogni like.
Caduti gli ammortizzatori sociali del dialogo, la tolleranza e un briciolo di conoscenza, oggi chiunque fa comunque, e nessuno è responsabile delle minchiate che evidenti e plateali mostrano il vero reale di un tempo falsato da se stesso. Tutti sono al contempo felici di sparare cazzate e depressi perché mille sono quelli che gliele contestano, in un mercato nel quale, siamo tutti delegittimati ed il gioco resta quello che si consuma una compulsione isterica che ha dato vita a milioni di individui bipolari, assenti alla responsabilità prontissimi all’offesa denigratoria.
Una via d’uscita, seppure qualcuno la cerchi, a dire il vero nessuno la vuole. A troppi va bene questa situazione, che come nel gioco dello schiaffo del soldato, tra tutti quelli che stanno nascosti da te, magari dietro l’anonimato di un profilo FB, mica lo capisci che te lo ha sferrato lo schiaffo che t’ha mandato KO, fino a pochi istanti prima ti credevi OK!