“Niente più violenze”, ma gli stupri aumentano

Sono all’ordine del giorno le cronache di violenza, abuso, stupro, in un crescendo che non ha fine. Non basta solo la estrema e inqualificabile imbecillità di chi si rende protagonista di episodi sempre più efferati, sempre più fantasiosamente mostruosi, a giustificare atti di scempio e vandalismo gratuito compiuti su un altro essere umano.
Non basta ripetersi addosso la litania che ribadisce un “basta!”, che ne preannuncia solo un altro.
Non basta assecondare una china che travalica la già devastante devianza individuale e l’inclinazione psicotica a usare violenza, cibarsi di abusi, desiderare il possesso di ogni cosa, pure il corpo altrui. Non basta ridurre in poltiglia, ogni più elementare considerazione, che ci vede, tutti, parte di un sistema di valori e principii condivisi.
Nei giorni scorsi, il Papa Emerito, Benedetto XVI, è balzato agli onori della cronaca, per una sua lettera, in cui accarezza l’idea che la piaga dei preti omosessuali e/o pedofili, che ammorba dal Chiesa Cattolica, origina nella rivoluzione dei costumi avvenuta negli anni ’60 e col ’68 della rivoluzione che inneggiava: “l’Amore al Potere”. Nei seminaristi ed i preti, da allora sarebbe stato ingenerato un “collasso morale”.
La grande statura del Papa Emerito, trova giustificazione nella introduzione, egli scrive: “Avendo io stesso operato, al momento del deflagrare pubblico della crisi e durante il suo progressivo sviluppo, in posizione di responsabilità come pastore nella Chiesa, non potevo non chiedermi – pur non avendo più da Emerito alcuna diretta responsabilità – come, a partire da uno sguardo retrospettivo, potessi contribuire a questa ripresa”.
Invito, chiunque, alla lettura della riflessione di Papa Ratzinger, che pone in evidenza, dal suo punto di vista, le fondamenta di un pericolosissimo declino che coinvolge appieno la medesima dignità della più importante agenzia formativa della comunità religiosa degli italiani. Allo stare dei dati riportati dagli annuari ISTAT, il 97% dei cittadini italiani è cattolico.
Di fronte alla efferatezza delle violenze perpetrate nel luogo della massima espressione della fiducia reciproca, la famiglia, si resta interdetti e a mala pena si frenano gli istinti più veraci, che ci spingerebbero a ricambiare con altrettanta violenza, quella subita, vissuta, testimoniata, vista.
Ridotti a branco, le cui regole animalesche prevedono lo scompiglio di ogni ragionevole ricorso alla ragione, i valori condivisi, siamo tutti avviati a percorrere la via del lupo solitario che esercita le proprie inquietudini sui social network per poi sperimentarle nella vita reale, seminando violenza e morte.
Mi rendo conto che in un mondo che non ha più la capacità di ricordare, il bisogno di informarsi per formarsi dignitosamente, si vive solo di reazioni inconsulte ed intestinali. L’elaborazione della reazione è animalesca, muscolare, sanguigna. Ho letto la lettera del Papa Emerito e ho avuto qualche difficoltà a renderla esempio da esportare nei luoghi della vita laica, laddove mi sono formato e dove ho appreso le ragioni del rispetto, il bisogno della condivisione e la necessità dell’incontro, dell’abbraccio e della fisicità dell’atto d’amore, quello che ti vieta, senza se e senza ma, di attribuire al corpo di chi si ama, l’identità di oggetto-strumento di piacere.
La mia personale formazione mi suggerisce che per comprendere le ragioni di una deriva così estrema, sia necessario ricordare quel che è accaduto nel recente passato. In Kossovo, in Ruanda, per evitare di dire e denunciare quello che accade nelle nostre case.
Credo sia utile che si riprenda tra le mani il libro di Alberto Moravia “La Ciociara” ma se si vuole, si veda la pellicola cinematografica, diretta da Vittorio De Sica, con una magistrale Sophia Loren, nel racconto drammatico e sconvolgente che apparve nelle sale cinematografiche nel 1960. Il film è incentrato su uno stupro subito, durante la guerra di liberazione, da una madre ed una figlia. L’efferatezza dello stupro, ripercorreva le cronache di un tempo, quello compreso tra il ’43 e il ’45, quando truppe di soldati alleati, in particolare i marocchini del Corpo di Spedizione Francese in Italia, si titolarono aberranti episodi di violenza sessuale e violenza fisica di massa, ai danni di svariate migliaia di individui di ambo i sessi e di tutte le età, preti compresi (ma soprattutto di donne). A seguito delle violenze sessuali molte persone furono contagiate da sifilide, gonorrea e altre malattie a trasmissione sessuale, e solo l’uso della penicillina statunitense salvaguardò quelle zone da una vasta epidemia. Molte donne rimasero incinte e altrettante abortirono o ebbero aborti spontanei; benché non siano state fatte ricerche in merito, si ritiene che si verificarono diversi casi di suicidio tra le donne violentate, nonché molti casi di infanticidi della prole nata dagli stupri. Lo Stato Italiano, riconobbe ai violentati che si autodenunciarono, un assegno di 150.000 lire, quale risarcimento del danno. Il prezzo di una mucca! Si fa presto a dire “Basta!”