“Caro Stamerra, per fortuna io non vengo fuori dalla tua bottega”

Dall’ex direttore di Senza Colonne News, Gianmarco Di Napoli, riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta.

 

Caro Vittorio Bruno Stamerra, leggo che in una delle tue dissertazioni politiche hai dedicato alcune righe al sottoscritto. Soprassedendo su certe tue valutazioni, che sei libero di fare e disfare a tuo piacimento, mi soffermo sulla frase in cui mi indichi come “una delle migliori penne della mia bottega”.
Ecco, caro Stamerra, io non sono stato una penna (buona o brutta) della tua bottega. La mia bottega era quella di Oronzo Martucci, Adelmo Gaetani, Alessandro Barbano e Antonio Maglio, quest’ultimo il vero direttore di quel glorioso “Quotidiano” che tu firmavi. Sono loro che mi hanno insegnato a fare il cronista.
La “tua” bottega era quella in cui, legittimamente perché bisogna campare, eri il rappresentante degli interessi della sinistra socialista e dei padroni del giornale in quel periodo, Claudio Signorile e Rocco Trane. Sì proprio quel Trane condannato a quattro anni di carcere per tangenti. A quei tempi eri tu a reggere il moccolo al loro sindaco, Errico Ortese, al limite portavi avanti le tue battaglie personali contro il solito architetto, il solito imprenditore. Questioni che nulla avevano a che fare col giornalista moralizzatore, personaggio che ti sei ritagliato negli ultimi anni.
Finiti Signorile e Trane sei andato a casa anche tu e nessuno ti ha mai più chiamato a dirigere un giornale.
Hai tentato la carriera politica, stroncata sul nascere da una clamorosa trombatura al Senato da parte di un candidato ostunese, nonostante i soldi spesi dai tuoi finanziatori e il sostegno del giornale per farti diventare senatore, che sarebbero stati pur sempre un ottimo pensionamento e tante altre nuove cose da raccontare d’estate, sulla veranda di Monticelli.
Ma niente. Ci hai riprovato, facendo l’assessore per il famoso sindaco Giovanno Antonino, sì quello che poi hanno arrestato tre volte. Ma di sicuro non potevi intuire di essere entrato a far parte di quel sistema di potere malato, tu pensavi al Bilancio.

Del resto, nel frattempo, avevi cercato una nuova sponda politica, sempre perché bisogna campare, accasandoti con Carmine Dipietrangelo, sì quello che chiamano “la madonna del Carmine”, condannato sino al secondo grado di giudizio per aver incassato somme di denaro proprio durante la giunta Antonino e che in Cassazione ne è uscito solo per prescrizione. Quello dell’inchiesta sugli appalti Asl che per buona parte si è prescritta.
Certo, passare dall’essere la penna di Trane a quella di Dipietrangelo non è proprio il massimo ma per il pane si fa questo e altro. Soprassedere sui guai giudiziari dell’uno e dell’altro, andando a fare il moralizzatore a casa degli altri per tenere la mondezza lontana dalla propria del resto è un po’ il tuo simpatico vezzo. E continui a praticarlo.
Ah, nel frattempo sei diventato pure editore. Hai fondato una casa editrice il cui maggiore cliente è da sempre il Comune di Brindisi cui hai venduto in blocco migliaia di copie di titoli che probabilmente non ricorda nessuno e che ammuffiscono nei sotterranei di palazzo Nervegna. Ma bisogna campare e c’hai famiglia e nipoti.
Nelle ultime settimane ti arrabbatti a scrivere tentando di tutelare gli interessi di quella parte politica sconfitta da Angela Carluccio e che ora vale come il due di picche a briscola.
Per quanto mi riguarda è vero, da oltre dieci anni sono amico fraterno di Massimo Ferrarese e ne sono orgoglioso perché non ha mai preso tangenti, non è mai stato indagato e sino a prova contraria ha fatto per questa città (nella quale non è nato) molto di più di quello che qualsiasi altro tuo amico sia riuscito a realizzare nella sua esistenza.
Frequento solo gente per bene, Stamerra, anche in questo periodo che lavoro per il Comune e capisco che per te sia difficile pensare che in politica e nella pubblica amministrazione ogni tanto ci sia anche chi non sta lì per fottersi soldi.
Non ho amici condannati o indagati, al contrario di te. E’ vero, sto affrontando una vicenda giudiziaria, ma legata esclusivamente alla chiusura dell’unico quotidiano mai realizzato a Brindisi che ho fondato e diretto lavorando 16 ore al giorno per dieci anni e tentando in tutti i modi di tenere in vita, senza beneficiare di fondi pubblici e senza legarlo a carrozzoni politici che se ci fossero stati probabilmente non sarebbe mai finito. E lì di sicuro saresti stato più bravo di me.
E allora, caro Stamerra, sei libero di continuare a scrivere tutte le cazzate che vuoi, per altro hai anche l’attenuante dell’età. Ma ti prego, ricorda che io non vengo fuori dalla tua bottega. Per fortuna.

Gianmarco Di Napoli