Intervista a Maurizio Bruno: “Non rottamo persone, ma un vecchio modo di fare politica”

Maurizio Bruno, renziano della prima ora, vincitore della corsa alla segreteria provinciale del Pd. Si sente un rottamatore?
“Dipende da cosa intendiamo per rottamatore. Sicuramente non mi sento un rottamatore di persone, né mi interessa esserlo. Ciò che intendo rottamare è invece un vecchio modo di fare e di intendere la politica e il partito. Porto avanti un’idea di partito nuova, diversa, che ho voluto presentare ai nostri tesserati e che i nostri tesserati hanno condiviso. Tutto qui”.

In cosa consiste questa nuova idea di partito?
“Quando dico che dopo due mandati consecutivi un rappresentante delle istituzioni deve lasciare spazio ad altri, sto intendendo un nuovo modo di fare politica. E attenzione, nemmeno questo è rottamare, ma si tratta semplicemente di rispettare quello che già stabilisce il nostro statuto. Si tratta di lasciare la possibilità a una nuova classe dirigente di emergere, ad altre persone di avere incarichi istituzionali anziché sempre alle stesse, che mantengono le cariche per tre, quattro, cinque e più mandati consecutivi. Per non parlare di chi conserva più poltrone contemporaneamente. Quando io sono stato eletto consigliere provinciale mi sono subito dimesso da consigliere comunale. Non credo si possano fare due cose bene allo stesso tempo. Lo penso, lo dico e lo faccio”.

I tesserati le hanno dato una larghissima maggioranza già al primo turno, rendendo perfino inutile il ballottaggio. Si sentirà autorizzato a decidere per tutti?
“Il contrario. Ancora oggi assistiamo a una politica fatta di pochissimi dirigenti che decidono sulle teste di tutti. Un esempio è stato di recente il segretario regionale Sergio Blasi che senza consultare il territorio ha tirato in ballo Cerano per il Tap. Da oggi questo non accadrà più. Io voglio la partecipazione di tutti, di iscritti e simpatizzanti, sulle principali questioni del territorio, suprattutto in materia di politica ambientale e industriale. E’ inaccettabile che si faccia una riunione sul piano regionale dei rifiuti senza coinvolgere i comuni sedi di discariche”.

Col voto di mercoledì lei ha avuto la meglio su quella che abbiamo definito la “vecchia guardia” del partito, senza voler dare ad alcuno la patente di buoni e cattivi checché ne dicano altri. C’è chi risponde sostenendo che al di là delle parole di facciata anche lei è stato sostenuto da una parte della vecchia guardia, oltre a farne parte.
Al di là della sterile polemica anagrafica che non mi interessa, su questo punto rispondo con i fatti. Basta consultare i delegati eletti al congresso da noi per avere un quadro più chiaro. Nella lista a sostegno di Cuperlo troviamo nelle prime tre posizioni Mimmo Consales, Sonia Bruni e Carmine Dipietrangelo. Nella nostra figurano invece solo nomi nuovi, una nuova classe dirigente. Bisogna arrivare al nono posto per trovare un dirigente di lungo corso come Salvatore Brigante.

Qual è stato il suo punto di forza in questa competizione elettorale?
Credo di aver vinto, oltre che per l’idea di partito che rappresento, anche perché la gente ha riconosciuto mi ha riconosciuto un certo coraggio nell’essermi schierato al fianco di Matteo Renzi fin dal primo momento. Una scelta che all’inizio ho anche pagato, trovando nel partito una certa ostilità. Ma ci credevo, e ora più che mai.

A proposito di difficoltà nel partito. In questi giorni ha tenuto banco la polemica sui tesserati dell’ultima ora. Sembra che questa marea di nuovi iscritti non abbia né padri né madri. Tutti negano di aver fatto campagna acquisti all’ultimo momento.
Per fare luce su questa questione bisognerebbe semplicemente chiedere ai segretari di circolo. Loro sanno chi ha fatto le tessere all’ultimo momento.

Lei quante ne ha fatte da quando ha deciso di candidarsi?
Nemmeno una. Nella mia città avrei potuto farne tantissime, ma non ho voluto. E anche questa scelta è stata premiata. Molti iscritti quando hanno visto chi girava per i circoli a prendersi interi pacchetti di tessere, hanno capito chi stava giocando correttamente e chi no. E hanno votato anche sulla scorta di questo modo diverso di affrontare il congresso.

Come cambia la geografia interna del partito alla luce del risultato di mercoledì?
Ci sarà semplicemente una maggioranza e una o più opposizioni. Niente di più. Io sarò comunque il segretario di tutti.

Nelle ultime settimane si è assistito nel Pd brindisino a polemiche aspre. Da questa esperienza il partito ne esce più diviso?
Assolutamente no. Ci sono sempre toni forti durante le competizioni elettorali, è fisiologico. Ma sappiamo tutti che lo scontro a oltranza danneggerà solo il partito. Se invece lavoreremo insieme vinceremo anche insieme.

Appena mercoledì notte la matematica le ha dato ragiono il suo telefono è diventato incandescente. Da chi sono arrivati gli auguri più graditi?
Da tutti, non faccio distinzioni. Sicuramente mi hanno fatto molto piacere quelli di Luca Lotti, braccio di destro di Matteo Renzi. Una telefonata che mi ha dato prova della grande attenzione che già c’è da parte loro nei nostri confronti e del territorio.

Chiusa la competizione interna al Pd si apre ora per una campagna elettorale se possibile più lunga e difficile. Cosa farà se dovesse essere eletto sindaco di Francavilla Fontana?
Mi impegnerò per mantenere i due incarichi. Non posso lasciare la segreteria provinciale pochi mesi dopo averla conquistata e gettare il partito in una nuova competizione per la mia successione. Per questo voglio dare vita a una segreteria all’altezza dei tempi e dell’importanza dell’incarico.