Dal mago Giumon alla guerra a Fitto: Vitali inarrestabile. Non per niente lo chiamano King Kong

di Gianmarco Di Napoli

La determinazione è la stessa di quando si mise in testa di prendersi il circolo cittadino di Forza Italia, fino ad allora presieduto da Giuseppe Montanaro, un architetto che a tempo perso si dilettava in giochi di prestigio con il nome di Mago Giumon. E ci riuscì.

Era il 1995 e Luigi Vitali era stato già folgorato sulla via di Arcore, quella stessa strada dalla quale è tornato giusto vent’anni dopo con il mandato conferitogli da Berlusconi in persona di spazzare via dalle Puglie Fitto e i suoi pretoriani. Un’impresa che al solo pensiero avrebbe messo in ginocchio chiunque, ma non lui, morto e risorto tante volte, compresa l’ultima – pochi mesi fa – quando era stata data per certa la sua nomina al Consiglio superiore della magistratura ed era stato clamorosamente azzoppato. Da quelli del suo stesso partito. Ma non ha fatto una piega.

Vitali non molla mai. Nonostante Forza Italia abbia perso in provincia di Brindisi tutte le ultimi elezioni e questa mattina Rocco Palese, l’ultimo candidato governatore del centrodestra immolato alle Regionali contro Vendola, gli abbia persino scaricato la responsabilità della sua sconfitta, attribuendola al fatto che per suoi personali livori, mise Massimo Ferrarese nelle mani del centrosinistra, creando un effetto di sconfitte a catena, dalla Provincia sino alla Regione.

Luigi Vitali è sempre andato fiero delle sue origini popolari. Da bambino abitava nelle palazzine Ina di via Quinto Ennio. Il papà era arrivato a Francavilla Fontana con i gradi di appuntato dei carabinieri. Un uomo molto severo, raccontano, che riuscì a tirare su tre figli, tutti in carriera. Il fratello minore di Luigi è un dirigente della Deutsche Bank.

Ottenuta la laurea in Giurisprudenza a Bari, il futuro onorevole Vitali si è concentrato sulla sua professione d’avvocato che ha imparato nello studio di Cosimo Iacovazzi, a Oria. Ma è nel suo ufficio in viale Lilla che “Gino” ha costruito  con ostinazione la sua carriera professionale. Alle 5.30 del mattino la luce della sua stanza in ufficio era già accesa perché doveva arrivare prima di tutti. Ed è diventato in pochi anni un avvocato di grido a Francavilla: prima nel civile per approdare al penale, passando per l’incarico di vicepretore onorario.

Quasi parallelamente è iniziata la sua corsa politica, già nel 1980 come consigliere comunale del Movimento sociale, rieletto nel 1985. Ma tre anni dopo molla tutto e si getta a capofitto nel lavoro, intessendo rapporti professionali sempre più importanti e intrecciando amicizie che gli saranno utili nell’immediato futuro. La sua piccola scalata sociale all’inizio degli anni Novanta lo porta alla guida del Lions Club di Francavilla.

Ma ormai è ovvio che le “vasche” in viale Lilla,  il caffè al Martin Bar, l’estate sulla spiaggia di Capomarino, non gli bastano più. Anche la destra gli va stretta e guarda con attenzione al fenomeno Berlusconi che si è catapultato come un ciclone nella politica italiana. Nel 1995 torna in Consiglio comunale, stavolta con Forza Italia e l’anno successivo, tramite amici comuni, riesce ad avvicinare Cesare Previti, ministro della Difesa del governo Berlusconi e braccio destro plenipotenziario del Cavaliere.

Così, nel 1996, riesce finalmente a spiccare il volo per Roma. Ottiene la candidatura alla Camera nel collegio 34 dove straccia l’avversario del centrosinistra, Carlo Tatarano. Ovviamente le sue quotazioni crescono anche a livello provinciale dove assume il controllo del partito. I suoi modi sono però sempre poco avezzi alla mediazione: “Chi non sta con me è morto”, è il suo grido di battaglia. E grida tanto che in un comizio elettorale a Ostuni, nel 1998, il candidato del suo stesso partito lo soprannomina “King Kong”.

Quel soprannome gli rimane incollato tuttora, tant’è che proprio in queste ore è stato rispolverato dai fedelissimi di Fitto. Ma lui neanche per questo si scompone.

La carriera politica di Vitali è in continua ascesa sino al 2005 quando viene nominato sottosegretario alla Giustizia e diventa famoso per essere il relatore della proposta di legge detta il “condono tombale”, quella sulla non punibilità del falso in bilancio.

Poi la parabola discendente che cronologicamente ha inizio nel momento in cui decide di rompere i rapporti con il suo amico fraterno, Massimo Ferrarese. L’imprenditore gli aveva fatto da testimone alle nozze e da padrino di battesimo al suo primogenito. Poi quando le sue quotazioni sono salite (eletto presidente di Confindustria), l’atteggiamento di Vitali cambia al punto da giurargli  (per motivi mai chiariti) guerra eterna. Una guerra che mentre accompagna il centrodestra al tracollo, porta Ferrarese al vertice della Provincia, sul fronte politico opposto. Una sconfitta che Vitali non riconoscerà mai pubblicamente.

Fino a due settimane Vitali sembra destinato a tornare prigioniero del suo scranno al Comune di Francavilla (che non ha mai mollato per vent’anni), disconosciuto persino a livello provinciale dai suoi pronti a preparare la successione. Ma lui continuava a lavorare sotto traccia, giocandosi una carta determinante: non avere più nulla da perdere. Si è messo a disposizione di Berlusconi che ha visto in lui l’unico in Puglia che avrebbe potuto gettare nella fossa di Fitto. Un elemento deflagrante. Probabilmente il fu Cavaliere non ci credeva neanche lui più di tanto e forse anche i pretoriani dell’ex governatore erano certi di farlo a fettine.

E invece andando in giro per la Puglia da nemico in casa propria, trovando sedi con la luce staccata o, peggio, vuote, Vitali continua a urlare e a lanciare ostracismi contro chi si mette di traverso al re di Arcore. Qualcuno comincia a vacillare e le truppe di Fitto dovranno stringere i ranghi per evitare fughe da parte di chi, tutto sommato, un posto in Consiglio regionale se lo vuole comunque prendere, con o senza l’ex governatore .

Insomma “King Kong” continua a battersi il petto su e giù per la Puglia e a puntare verso il suo obiettivo. E quando si mette in testa una cosa, non lascia nulla di intentato per prendersela. Chiedere conferma al mago Giumon.