di Giancarlo Sacrestano
A Brindisi, la confusione regna sovrana. Dopo il crollo traumatico del Sindaco, tutti accusano, ribadiscono, gridano, smentiscono. Tra i tanti che avevano immaginato tutto, lo avevano predetto o persino scritto, cresce e non tende a sedarsi il grado di affamata rivalsa.
Sono giorni concitatissimi in cui si incrociano non sopite velleità, bisogni non risolti ed aspettative legittime. Nel baratro personale in cui è finito il sindaco, tutto, proprio tutto e tutti quelli con cui ha condiviso responsabilità amministrative, sembrano degli appestati da tenere lontano, in una sorta di quarantena civile reclamata a più voci. Sarà, ma a me questa sembra una reazione isterica che di razionale non ha niente. Come si usa dire: “con i panni sporchi, gettiamo pure il bambino”.
Unico dato positivo e condiviso è che, dall’arrivo del commissario prefettizio, il dott. Castelli, il palazzo di città non è più assediato e che il corposo plotone di fancazzisti, quelli che si alimentano della confusa percezione del rapporto tra amministrazione ed amministrato, si è trasferito in altri luoghi della città.
Nonostante i proclami e la levata di scudi contro il malaffare, che si vuole molto più esteso di quanto sin qui accertato, serpeggia la paura e persino il diritto di opinione politica, ancorché troppo spesso solo balbettato, rischia di essere esercitato in clandestinità.
I veti tra partiti si incrociano e la ricerca di un candidato sindaco rischia di trasformarsi in un percorso che non ricerca il bene comune, ma il minor danno possibile, per le parti che lo sosterranno.
Tra autocandidature censurate e quelle sollecitate ma non raccolte, la sofisticheria a cui preluderebbero alcune riservatissime trattative, traguarderebbero la nascita di una sindacatura a scadenza, come il latte, ben al di sotto del termine stabilito dalla legge, nel rispetto di un “gentlemen agreement” per cui il sindaco, garantirebbe per un tempo determinato la propria azione, per evitare di essere spremuto oltre il sostenibile da un incarico – quello di garantire tutto a tutti – che altrimenti lo porterebbe al martirio.
L’obiettivo? Semplice, assolvere al compito di garante perché i partiti politici, in un tempo definito, cerchino e ritrovino una rinnovata centralità. Al limite della credulità popolare! Se tanto deriva dalle note, forse volutamente confuse, che vengono fatte trapelare dal mondo delle parti politiche, altro, forse molto altro, si verifica per le strade e tra la gente della città.
Garbata e rispettosa si fa sentire la voce della cosiddetta società, quella che è terminale delle scelte amministrative dell’attività comunale.
E’ nutritissimo il coro a più voci, che afferma che la città non è morta, non è moribonda e che anzi, è desiderosa di ingranare una marcia in avanti, che la porti fuori da una condizione che è più percepita che reale. Vista da fuori le mura, Brindisi non è peggiore di tante altre città, anzi. Se la Puglia guida l’economia meridionale, Brindisi detiene la titolarità di più fattori di sviluppo reale del territorio (L’ISTAT certifica un abbassamento del 1,9% del tasso di disoccupazione ed un aumento del 0,2% del tasso di occupazione).
La profonda crisi valoriale che si è consumata tra le mura dei palazzi di governo del territorio, non trovano pieno riscontro nella quotidiana azione che, decine di migliaia di brindisini, assolvono con estrema sofferenza, ma nel rispetto delle regole civili.
Accade così che, provati professionisti o semplici cittadini, diano vita a momenti di confronto pubblico nell’agorà virtuale di facebook o nei luoghi della realtà reale, nell’intento di recuperare la piena dignità di essere i veri protagonisti della propria città.
Giovedì 10 marzo, presso il salone della parrocchia San Giustino de Jacobis del quartiere Bozzano, sono stato invitato ad introdurre, una nutrita e composta assemblea di cittadini, provenienti da diversi quartieri della città, al tema “I quartieri, la Città. Problemi, soluzioni”.
La convocazione è partita dal “Comitato Liberi Cittadini” che mi ha suggestionato richiamando alla memoria i comitati di liberazione che poco più di settant’anni fa portarono alla liberazione d’Italia.
Mi aspettavo di essere accolto da nostalgici veteropartigiani, col loro legittimo gravame di retorica, invece no. Sono stato accolto da padri e madri di famiglia, con i loro problemi, la cura del loro progetto di vita, ma anche la grande voglia di condividere proposte chiare e speranze auspicabili, per rendere Brindisi, la propria città, luogo ospitale per il futuro dei figli. Il portavoce, un giovanile pensionato, Francesco D’Aprile, rompe il ghiaccio e sciorina le criticità della città, viste da un cittadino qualunque, come rimarca più volte, ma definisce nell’impegno di cittadino, l’attenzione e la cura per la cosa pubblica. Lo seguono in tanti, la discussione si autoalimenta. Norberto Bobbio affermava che le cose pubbliche si discutono in pubblico!
Alle scelte dei partiti di chiudersi nei labirintici meandri dei propri conventucoli, credo che sia da preferire la scelta di quanti, semplici cittadini, sviluppino in pubblico il confronto libero, schietto e sincero. Al termine di due ore punteggiate dalla varietà della vivacità dell’incontro, il bisogno di ripetere l’iniziativa, magari itinerando per i quartieri cittadini.
Durante tutta la serata, ascoltando la consapevolezza di cui era carica ogni singola parola di ogni singolo intervento, ripensavo alle parole che Giorgio Gaber recitava in un suo brano: “libertà non è stare su un albero o avere un’opinione. Libertà è partecipazione.