“Ciò che accade oggi è esattamente ciò che Massimo Ferrarese aveva previsto più di tre anni fa. Nel dimettersi dalla presidenza della Provincia previde esattamente quello che poi è effettivamente accaduto”: è quanto dichiara il coordinatore cittadino di Noi Centro, Tony Muccio. “Solo oggi – continua – tutti possono constatare che era tutto vero, parola per parola. Disse ciò che sarebbe accaduto per la Santa Teresa (da lui risanata), per la Cittadella (dalla sua amministrazione risanata e salvata dalla chiusura), parlò di ciò che sarebbe stato delle strade provinciali (che proprio in quegli anni sono state migliorate e rese sicure), dei gravi problemi per le scuole superiori e di tutto quello che la Provincia non avrebbe più assicurare ai suoi abitanti.
“Ferrarese ritenne di dimettersi – aggiunge Muccio – dopo l’entrata in vigore di una legge che avrebbe mortificato la Provincia e non accettando di doversi trasformare da presidente in becchino. Invece di stargli vicino in quella battaglia, furono in tanti in quel momento ad attaccarlo (soprattutto i troppi che si vedevano sfilare la poltrona) politicamente dicendo idiozie sulle motivazioni delle sue dimissioni, come quella che stava lasciando per un posto in Parlamento.
“È fin troppo scontato – chiarisce Muccio – che un presidente della Provincia, eletto dai cittadini, aveva il peso politico di almeno 10 parlamentari e quindi solo uno stolto poteva pensare che ci si potesse dimettere da quel ruolo per andare a essere un numero vacante in parlamento. Ma purtroppo in quel momento, mentre la politica del resto d’Italia si complimentava con lui per la tenacia dimostrata in quella battaglia, fino ad arrivare a dimettersi, nel nostro territorio il messaggio che i gufi facevano passare era il più squallido.
“Sono invece convinto – conclude il coordinatore cittadino di Noi Centro – che se in quel momento fossero stati in tanti (non solo nella nostra Provincia) a seguirlo in quella grande battaglia, oggi non solo avremmo salvato la nostra ma contestualmente avremmo evitato la morte di tutte le Province italiane”.