
E niente. Nando Marino non ha presentato neanche stavolta il suo certificato penale. Eppure sembrava quella buona. Il tam tam che si era sparso in mattinata diceva che l’aspirante sindaco del centrosinistra, unico tra i candidati sindaci al ballottaggio nelle principali città italiane a non aver aderito alla campagna sulla trasparenza “Sai chi voti”, fosse pronto a tirar fuori le carte.
Ma niente. In uno dei suoi grandi comitati elettorali sparsi per la città, quello di corso Garibaldi, Marino si è presentato come la vittima sacrificale di una non meglio precisata campagna del fango.
Tutti si aspettavano a questo punto che l’uomo di Emiliano, proprio in quanto tale, tirasse fuori finalmente il certificato dei carichi pendenti e il casellario giudiziale per tranquillizzare i suoi elettori e iniziare finalmente a confrontarsi sul piano politico.
E invece Marino neanche stavolta ha fatto la cosa più semplice del mondo, dimostrare a chi si prepara a scegliere tra lui e Angela Carluccio (che ha reso pubbliche da tempo tutte le sue carte) di non avere alcuna pendenza con la giustizia. Si è invece arrampicato in un tortuoso percorso “induttivo” secondo il quale siccome lui è stato presidente della Legabasket e siccome la Lega ha ceduto i suoi diritti a Sky e alla Rai, egli ha già dovuto certificare a loro l’immacolatezza della sua situazione penale (“ho il certificato penale pulito come la candeggina”). Ma, posto che sia vero che un privato che cede un servizio debba offrire garanzie a chi quel servizio deve pagarlo, allora perché non scegliere la via più semplice, facendo ciò che gli altri candidati sindaco italiani hanno fatto nel rispetto dei loro elettori? Mostrare le carte. Ma no, lui il certificato non lo esce.
In verità Marino ha parlato anche di una non meglio precisata querela, chiarendo che in effetti almeno qualcosa esiste: “Io vi faccio ridere, ho avuto l’hanno scorso una denuncia fatta l’anno scorso a un mio venditore per un problema riguardante a un’automobile. C’è fissata un’udienza, ma ho già le carte, ve le faccio vedere, per un errore di un interno in pelle. Ho già le carte con la remissione della querela e l’accettazione di querela. Probabilmente qualcuno che ha accesso alle carte del Tribunale, ha visto un’udienza fissata per la metà di luglio e ha pensato che Nando Marino avesse qualche problema. Lo dico per il rispetto per le persone cui ho stravolto la vita, la mia famiglia, perché io non devo giustificare nulla”. Ma allora se non esiste nient’altro, perché non dimostrarlo?
Marino invece ritiene di non dover documentare ai cittadini di Brindisi la sua situazione penale. Devono fidarsi delle sue parole. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa a tal proposito il governatore Michele Emiliano che proprio sulla legalità ha basato tutto il suo teorema elettorale. Perché il suo candidato è l’unico in Italia a non documentare la sua situazione giudiziaria?
Un’ultima nota riguarda il sostegno pubblico espresso dall’ex sindaco (tre volte arrestato) Giovanni Antonino che, dopo aver piazzato alcuni suoi uomini nella lista Brindisi Popolare a sostegno di Marino, ha pubblicamente invitato a votarlo al ballottaggio: “Conosco Antonino da una vita ma non sapevo mi avesse sostenuto pubblicamente”, ha spiegato il candidato del centrosinistra. Senza ovviamente prendere le distanze da Antonino. Chiaro come la candeggina.