Comune, la maggioranza ha un grosso problema: la mancanza dell’opposizione

Doveva essere il banco di prova della maggioranza questo primo Consiglio comunale, chiamata a due imprese mica da poco: portare sullo scranno più alto dell’aula, quello riservato al presidente del Consiglio, Pietro Guadalupi e legittimare l’ineleggibilità del consigliere eletto Gianluca Quarta, sancita prima dalla prefettura e poi “omologata” dalla segretaria comunale. E la maggioranza, costruita su una coalizione nata solo pochi mesi fa e che taglia trasversalmente l’intero emiciclo politico, andando dal centrosinistra al centrodestra, ha tenuto senza vacillare stringendosi intorno alla sindaca Angela Carluccio. Messo fuori dal Consiglio Quarta (che nel frattempo si era dimesso dalle Farmacie comunali) eletto Guadalupi (che era stato il principale contendente della Carluccio alle primarie di coalizione e che con i suoi 24 anni sembra essere destinato a una lunga carriera politica), ha confermato di aver trovato un suo equilibrio.
Ed è vero che il documento sulle Linee Programmatiche della sindaca è stato approvato con “soli” 15 voti ma Lino Luperti ha spiegato anche perché il suo gruppo non ha votato: “Nessuna sfiducia alla sindaca, semplicemente non pensavamo che quel documento dovesse essere votato e ci siamo allontanati. Nessuna polemica interna alla maggioranza, né alcuna pretesa da parte nostra”.
Doveva essere il banco di prova della maggioranza, si diceva, ma in realtà si attendeva la prima seduta del Consiglio per capire quale consistenza avesse l’opposizione, elemento fondamentale per una amministrazione democratica della cosa pubblica. Ebbene, l’opposizione ha dato vistosi segnali di debacle. Non tanto per colpa dei consiglieri, quanto perché si tratta di cespugli politici così frazionati che sarebbe difficile per chiunque riuscire a trovare una linea comune.
Se qualcuno avesse dovuto individuare un possibile leader della minoranza senza conoscere partiti e forza politica, ma solo sentendo la portata degli interventi, la scelta probabilmente sarebbe caduta ancora una volta su Mauro D’Attis. Egli è stato vicesindaco con Mennitti e agguerrito antagonista di Consales nell’ultima legislatura. Ma in questa amministrazione rappresenta se stesso, ossia ciò che resta del suo glorioso partito (Forza Italia). Eppure è apparso quello più lucido e concreto. Ma è solo, per altro entrato in Consiglio per la rinuncia di Massari.
Tra i banchi dell’opposizione siedono tre candidati sindaci: quello più andato vicino all’elezione, e che sulla carta dovrebbe tentare di caricarsi sulle spalle la responsabilità dell’opposizione, Nando Marino, è apparso il meno interessato ad assumersi questo ruolo. Forse preso da altre questioni, ha fatto un intervento persino gentile, riconoscendo per la prima volta l’esistenza di una sindaca.
Riccardo Rossi e Stefano Alparone sono cavalli solitari e non ambiscono certo a diventare loro i leader dell’opposizione. Gli altri consiglieri sembrano cespuglietti che spuntano qua e là ma senza il fisiche du role e soprattutto senza prospettive di creare un’opposizione coordinata e che possa fornire le garanzie dovute alla città.
Ecco, oggi, alla luce di come è andato il primo Consiglio comunale, si può ipotizzare che il problema principale della maggioranza sia solo uno: la mancanza dell’opposizione.