
Mentre è stato scongiurato il pericolo dello scioglimento del consiglio comunale (essendo state escluse forme di condizionamento mafioso degli organi amministrativi ed elettivi), e mentre la città è in attesa della notifica da parte del Ministero dell’Interno del provvedimento che deciderà le sorti delle aziende municipalizzate coinvolte nell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia Codice Interno sui rapporti tra mafia, politica ed imprenditoria in occasione delle amministrative del 2019, emergono una serie di dettagli sul tenore degli accertamenti svolti dalla commissione d’accesso al Comune di Bari nominata dal Viminale quasi un anno fa.
Uno degli episodi più eclatanti riguarda il passaggio della bara di Cesare Diomede, figlio di Biagio, all’epoca dei fatti uno degli esponenti di spicco della mafia barese, nei locali della società Amiu, che si occupa di raccolta e smaltimento di rifiuti, di cui Diomede e altri parenti erano dipendenti: all’indomani della morte per omicidio a colpi di pistola, avvenuta il 28 agosto 2011, il feretro dell’uomo fu trasportato a spalla nella sede della municipalizzata per essere omaggiato dai colleghi al grido di “questa è l’azienda nostra” (una forma di riconoscimento dello spessore criminale di un soggetto molto diffusa negli ambienti mafiosi, nei quali è definita “inchino”).
La storia dell’omaggio a Cesare Diomede, 39 anni, sorvegliato speciale, indagato per fatti di droga, è emersa dal verbale di un collaboratore di giustizia e all’epoca sarebbe anche stata segnalata in Procura dall’allora sindaco di Bari Michele Emiliano.
Per gli ispettori ministeriali, secondo quanto riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, tale condotta sarebbe indice di quella “agevolazione occasionale” della criminalità organizzata che consente alla Prefettura di disporre la misura della “prevenzione collaborativa”: non un vero e proprio commissariamento, ma una sorta di tutoraggio della società, con la nomina di una terna di esperti e l’adozione di “provvedimenti organizzativi di risanamento”. Provvedimenti che potrebbero riguardare anche altri settori e apparati dell’amministrazione comunale, con sanzioni a carico di diversi dipendenti pubblici, alcuni dei quali anche appartenenti alla Polizia Locale.
Marina Poci