Brindisi, crisi di maggioranza: i consiglieri di opposizione invocano la mozione di sfiducia

Le opposizioni lanciano l’amo, sperando che dalla maggioranza qualcuno degli scontenti abbocchi e renda possibile la mozione di sfiducia in grado di mandare a casa l’amministrazione Marchionna: è questo il senso della nota che i 12 consiglieri comunali di minoranza (Francesco Cannalire, Lino Luperti, Riccardo Rossi, Roberto Fusco, Diego Rachiero, Alessio Carbonella, Denise Aggiano, Pierpaolo Strippoli, Alessandro Antonino, Michelangelo Greco, Giampaolo D’Onofrio, Rino Giannace) hanno diffuso nel tentativo di convincere a sottoscrivere il documento “quanti nella maggioranza non intendono sottostare ai diktat, a convenienza, dei ras dei partiti e ricondurre il dibattito politico alla decenza, al rispetto istituzionale e alla necessaria trasparenza in Consiglio Comunale”.
I consiglieri parlano di “inadeguatezza della maggioranza al governo del Comune di Brindisi” e, anche con riferimento ai dissidi interni sfociati nel vertice di maggioranza dello scorso giovedì, di “guerriglia interna caratterizzata da regolamenti di conti e vendette a suon di mozioni e pec alla giunta” e di “compagine di centrodestra indebolita dal solito ricatto e scambio politico che ha sempre caratterizzato il modus operandi di determinati soggetti, nuovamente sdoganati da questa amministrazione”.
“Purtroppo”, si legge ancora nella nota, “l’unico argomento su cui si sta caratterizzando l’azione politica e amministrativa di questa maggioranza di centrodestra sono la spartizione di poltrone e il mercimonio di incarichi che sottolineano la loro irresponsabilità e il loro disinteresse ai problemi dei cittadini” (l’allusione, nemmeno velata, è all’insistenza con cui Fratelli d’Italia starebbe premendo per recuperare in giunta Massimiliano Oggiano, escluso dall’esecutivo comunale dopo il rimpasto di luglio).
I consiglieri firmatari, lamentando l’assenza di visione strategica dell’amministrazione Marchionna e la irrilevanza di Brindisi “anche presso il Governo nazionale di medesima estrazione politica”, si soffermano sulla “crisi economica e sociale senza precedenti” vissuta dalla città, “con migliaia di posti di lavoro in pericolo a causa dell’atteggiamento irresponsabile delle multinazionali insediate da decenni sul territorio, che sono assolutamente disinteressate alle sorti di una comunità da cui hanno tratto ricchezza, pensando ora invece di lasciare solo macerie”.
Le regole statutarie per la presentazione della mozione di sfiducia prevedono la sottoscrizione dei 2/5 dei consiglieri comunali, quindi 13 firme: basterebbe la firma di un solo consigliere eletto con la maggioranza per “ricondurre il dibattito politico alla decenza, al rispetto istituzionale e alla necessaria trasparenza in Consiglio Comunale” e “presentare e portare la discussione in Consiglio Comunale, quindi al cospetto della Città”.
Marina Poci