Uomini e cani, una Puglia diversa da quella delle cartoline

Venerdì scorso, presso il Feltrinelli Point di Brindisi, è stato presentato, alla presenza dell’autore, il libro “Uomini e cani” di Omar Di Monopoli. Fastidiosi acciacchi mi hanno purtroppo impedito di essere presente all’incontro, ma fonti… autorevoli mi hanno riferito che si è trattato di un incontro vivace e piacevolissimo, sapientemente curato dalla giornalista Francesca Alparone, che con le sue domande ha sollecitato brillantemente l’autore (dall’eloquio facile e accattivante), e impreziosito dalla lettura di alcuni brani del romanzo affidata al giovane e assai promettente attore Adriano Dagnello. Del resto che si sarebbe trattato di una gran bella serata ero certo. Conosco bene (anche personalmente) lo scrittore e ho letto tutti i suoi libri e, manco a dirlo, ne sono entusiasta…

Così, a parziale autorisarcimento della sofferenza patita (non tanto per gli acciacchi quanto per la forzata mancata partecipazione alla serata), approfitterò dello spazio concessomi da Senza Colonne News, per parlarvi un po’ di Omar e dei suoi libri.
Mi piace ricordare brevemente, anzitutto, anche a ulteriore conferma della tesi di quella mia amica secondo la quale non siamo noi lettori a scegliere i libri ma i libri a scegliere noi, come è avvenuto il mio incontro con questo sorprendente romanzo.
Bene, alcuni anni fa, la mia amica Clara Nubile, grande scrittrice e traduttrice, mi aveva parlato di Omar Di Monopoli e di “Uomini e cani”. Avevo messo in lista d’attesa il romanzo, ma poi me ne ero dimenticato. Un po’ di tempo fa, rovistando tra gli scaffali di un’edicola, l’occhio era caduto su un volumetto quasi sepolto sotto riviste, quotidiani e DVD di ogni genere. Edizione economica, una copertina particolare (schizzi di sangue su fondo bianco, e le pagine con i bordi tinti pure di rosso sangue), un nome che mi ricordava qualcosa. Già, lo scrittore di Manduria (Puglia, terra di scrittori!) che mi aveva consigliato Clara… Impossibile non rispondere all’appello di quella storia che generosamente aveva scelto me, proprio me, come suo nuovo lettore. Come se mi avesse detto: Ah, mi hai snobbato finora, ma io non ti mollo! Ora non puoi più ignorarmi…
Bastò l’incipit per conquistarmi. “Una tromba nera di fumo sozzo e limaccioso saliva da un ammasso di vecchi pneumatici in fiamme. Ovunque c’erano mucchi di letame, spazzatura e carcasse di elettrodomestici. Il fetore era insopportabile. I due pitbull pezzati di Pietro Lu Sorgi comparvero in silenzio da dietro un troncone d’autocarro arrugginito e gli si disposero attorno raspando nella polvere, pronti a sferrare l’attacco. Nico sentì dietro di lui Lupone, il suo enorme pastore tedesco, sollevare maestoso il capo e prepararsi alla lotta.”
Un romanzo duro, potente, dal ritmo incalzante (“un ritmo che non dà tregua” ha scritto Repubblica), un’atmosfera, ricca di suspense, a metà tra la tragedia e il western (Omar viene considerato l’inventore di un nuovo genere, il “western pugliese”), molto cinematografica, un linguaggio originale e crudo, ma anche scorrevole e fortemente evocativo, magistrale impasto di italiano e dialetto, una Puglia assai diversa da quella delle cartoline, un’affascinante storia, ambientata in un paesino fittizio del tarantino, ricca di tante altre affascinanti storie, personaggi straordinari (il giovane sindaco Enrico, la bella Milena costretta a lasciare il paese, il boss Don Titta maneggione speculatore edilizio e corruttore, Nico che ha perso tutto ma non se stesso, l’eremita folle Pietro Lu Sorgi dietro i cui atti spietati si nasconde forse soltanto un disperato bisogno d’amore, i crudeli Minghella che addestrano cani da combattimento ed altri ancora).
Sono stati scomodati veri e propri geni della narrativa e del cinema (Faulkner, Tarantino, Leone) per descrivere lo stile di Omar Di Monopoli e questi accostamenti non mi sembrano per niente irriverenti. Tanto vero che da “Uomini e cani” sarà tratto un film con la regia di Fabrizio Cattani e Sergio Rubini nel ruolo di protagonista (ma io direi di uno dei protagonisti, perché si tratta di un romanzo corale).
A “Uomini e cani” (del 2007) sono seguiti, a comporre una vera e propria trilogia, “Ferro e fuoco” del 2008 (storia, anche questa corale, ambientata nel foggiano, tra gli immigrati, nuovi schiavi della raccolta nei campi) e “La legge di Fonzi” del 2010 (ambientato nel brindisino, terra di dominio della Sacra Corona Unita), tutti pubblicati da Isbn Edizioni. Per respingere l’eventuale accusa (che devo riconoscere non sarebbe del tutto infondata) di riservare sempre lodi iperboliche ai libri di cui scrivo in questo spazio, dirò che il secondo e il terzo romanzo sono “soltanto” belli, ma “Uomini e cani” è un piccolo capolavoro, la cui lettura ho già “imposto” a diversi amici (fortunatamente meritando la loro gratitudine) e consiglio a chi leggerà queste righe. Ma, letto “Uomini e cani”, sono certo che nessuno resisterà alla sana tentazione di leggere anche gli altri due (e non ne resterà per niente deluso).

Michele Bombacigno