«Mamma mia» torna: un sequel coraggioso ma senza scintille

di Elena Giuliano per IL7 Magazine

Per ogni grande successo, c’è quasi sempre un sequel (o un revival). Ce lo ha insegnato la Disney, che, a quanto pare a corto di idee, sta cercando di re introdurre i suoi grandi successi in chiave contemporanea provando a dargli nuova vita.
Anche per i musical, il discorso è il medesimo. Per “Mamma Mia! Ci risiamo” non si riesce proprio a prescindere da un severo confronto con il primo, successo planetario che aveva fatto ballare anche i non amanti del genere, con una Maryl Streep in una veste inedita (quella di cantante e ballerina) che, come al solito aveva incantato e spadroneggiato sull’intero cast già ricco di suo.
Questo secondo tentativo nasconde sicuramente delle buone intenzioni ma risulta più debole, meno coinvolgente e decisamente meno intenso.
Le canzoni degli ABBA ci sono, reinterpretate a dovere, ma nel complesso sembra sempre che manchi qualcosa.
E in effetti, manca proprio la Streep, per la maggior parte del tempo, presenza spirituale costante in tutta la trama certo, ma non è la stessa cosa.
La trama gira intorno alla storia di Donna, il personaggio da lei interpretato anche nel primo film, ma questa volta sono le vicende presenti, quelle dove è la figlia Sophie (interpretata da Amanda Seyfried) a prendere le redini del progetto della mamma ormai defunta, che si sovrappongono a racconti del passato (quelli di Donna appunto), trovati nel famoso diario che evidentemente offrivano ancora una buona quantità di materiale per ricavarci una seconda storia che si rivela essere sia un prequel che un sequel.
Le vicende del presente e del passato si sovrappongono senza una scansione definita, un attimo prima vediamo Sophie alle prese con i preparativi per l’inaugurazione del nuovo albergo in onore di sua madre e improvvisamente veniamo catapultati a decenni prima, quando Donna sbarca per la prima volta sulla fantastica isola greca che già conosciamo, imbattendosi in tre diversi amori e situazioni differenti, scandite naturalmente dalle coinvolgenti musiche del grande gruppo svedese.
Così riusciamo a ricostruire un pezzo di quella storia che sicuramente ci mancava (senza mai riuscire a capire chi davvero sia il padre di Sophie e, paradossalmente è la cosa che ci interessa meno): le vicende delle Dynamos, amiche da una vita e compagne di avventure e di bevute, le delusioni, le conquiste e i viaggi di una ragazza che, anni prima aveva deciso di intraprendere una strada del tutto ignota alla ricerca del posto perfetto, di come lo avesse trovato e di come ci fosse rimasta, superando tutte le difficoltà da sola.
È una storia di coraggio se vogliamo, ma soprattutto di amore, non tanto quello che può esserci fra uomo e donna ma quello più profondo e puro per la famiglia, numerosa o meno che sia.
Un cast che non si lascia parlar dietro, degna di nota è l’apparizione finale in grande stile di Cher, la nonna di Sophie nonché madre di Donna, che come una vera diva conquista lo schermo proprio negli ultimi minuti.
Sarà la nostalgia di una costante presenza della Streep, oppure il grande peso dell’enorme aspettativa che un film di successo deve portarsi sulle spalle quando decide di creare un sequel, ma questa volta non sono scintille e anzi forse anche un po’ di delusione.