«Ora sono il papà del Presidente, ma 50 anni fa ero un alfiere di quella Gioventù»

di Alessandro Caiulo per il7 Magazine

Cinquant’anni fa, vale a dire nell’estate del 1972, da una scissione avvenuta all’interno dell’Oratorio dei Salesiani e che porto alla diaspora di una quarantina di giovanissimi calciatori, nacque la Gioventù Brindisi la quale, dopo un prima stagione in cui svolse unicamente attività giovanile, vincendo il titolo provinciale allievi e quello regionale giovanissimi, al fine di evitare la dispersione dei suoi calciatori una volta che questi avessero raggiunto i sedici anni, si iscrisse anche al campionato provinciale di Terza Categoria, giungendo ad ottenere ben cinque promozioni in nove anni, fino a poter, dopo un campionato record di serie D in cui non saggiò l’onta di una sola sconfitta, a sfidare la prima squadra cittadina, vale a dire la Brindisi Sport, nel campionato di serie C2 edizione 1982/83.
In questa sede ci vogliamo occupare – essendo ciò che è accaduto agli inizi degli anni ottanta arcinoto – dei primi passi che ebbe a compiere questo sodalizio sportivo, facendo un autentico tuffo nel passato lungo mezzo secolo, aiutati, nei ricordi, anche dalle bellissime foto d’epoca di Giancarlo Fortunato.
Ci ritroviamo nella Brindisi dei primi anni settanta, quando si godeva ancora a piene mani dei benefici del boom economico in quanto l’enorme indotto del petrolchimico garantiva ancora un buon livello occupazionale, i prodotti dei campi, uva e carciofi su tutti, si riuscivano ancora a commercializzarli a prezzi decenti ed il traffico passeggeri con la Grecia era molto fiorente anche perchè l’allora minuscolo, quasi insignificante e disorganizzato porto di Bari non riusciva minimamente ad impensierire quello ampio ed accogliente di cui madre natura aveva dotato la capitale messapica.

Politicamente Brindisi, sia pure in fase calante rispetto al decennio precedente, era ancora il centro principale di quello che oggi viene definito il Grande Salento ed erano numerosi coloro, anche imprenditori e sindaci di comuni della limitrofa provincia di Lecce, che si recavano, come si suol dire, con il cappello in mano, sulla strada di Mesagne, presso la villa di zio Giulio Caiati, parlamentare fin dalla Costituente e più volte ministro, a chiedere questo o quel favore o, più semplicemente, a chiedere un consiglio o un parere che, nella mente di chi lo riceveva, si tramutava istantaneamente in un ordine categorico da eseguire senza più riflettere.
Per chi ha vissuto quegli anni, sentir parlare della Gioventù Brindisi o, più semplicemente, della Gioventù, non può che provocare un tuffo al cuore ed un mare di ricordi.
Nel momento di massimo fulgore della prima squadra cittadina, quando il grande Brindisi del commendator Franco Fanuzzi, mister Luis Vinicio e capitan Mario Cantarelli faceva gridare al miracolo calcistico, un gruppetto di amici, appassionati di calcio, Gino Perrone, Angelo Antelmi e Michele Taurisano, fondano l’Unione Sportiva Gioventù Brindisi, in qualche modo sostenuta dall’allora potentissima Libertas dell’onorevole Italo Giulio Caiati, tant’è che il nome che si trova nei primi documenti federali è Gioventù-Libertas (la prima sede era presso quella della Democrazia Cristiana in piazzetta Fornaro dove, all’epoca, vi era il casotto dei gelati di Gina e con trenta lire si poteva mangiare un buon cono gelato) ed i colori sociali che furono scelti e che la caratterizzarono nei primi anni di attività furono il nero ed il giallo, gli stessi dell’allora prima squadra cittadina di pallacanestro, appunto la Libertas Brindisi di coach Lillo Primaverili, infarcita di ottimi giocatori locali come Piero Labate, Roberto Cordella, Marcello De Stradis, Arigliano e Solfrizzi e con l’americano Larry Williams a fare trenta punti a partita e che disputava con onore il campionato di nazionale di serie A/2, giocando le partite interne nel Palazzetto CONI del Casale a due passi dal Campo Sportivo Comunale di via Benedetto Brin.
E sempre a due passi dallo stadio comunale, esattamente presso il campo di calcio in terra battuta del Collegio Navale Tommaseo, la Gioventù disputava le sue gare interne, attirando centinaia di spettatori che si accalcavano attorno alla rete di recinzione.

Abbiamo accennato sopra alla grande scommessa di questo gruppo di amici che fu quella di non limitarsi ai campionati giovanili, che pure tanta soddisfazione davano ma, su suggerimento del mister Michele Taurisano, il quale si era sempre cimentato nei campionati giovanili e si era reso conto di avere un ottimo parco giocatori che, per raggiunti limiti di età, pur essendo ancora poco più che ragazzi, non avrebbero potuto più giocare fra gli allievi o la juniores e temeva che questo vero e proprio patrimonio umano/sportivo cittadino andasse disperso, si decise di alzare l’asticella e cimentarsi in qualcosa di più competitivo.
Fu così, grazie anche all’innegabile supporto della Libertas dell’Onorevole Caiati, non a caso in quel periodo ministro del secondo governo Andreotti con delega alla “Gioventù”, e presidente onorario della Gioventù, che Gino Perrone, presidente effettivo del sodalizio sportivo, decise di iscrivere la squadra, composta tutta da ragazzi brindisini, molti dei quali ancora minorenni, ad un campionato agonistico, quello provinciale di Terza Categoria, un torneo all’epoca combattutissimo e seguitissimo, dove erano presenti tutti i paesi della provincia e più di una squadra del capoluogo, come la Folgore, la Stella Azzurra, il Real Brindisi.
Sin qui tutto normale o quasi, ma negli anni successivi si assistette ad un vero e proprio miracolo sportivo dato che questa squadra composta da calciatori locali venne a scalare tutti i campionati provinciali e regionali fino a giungere in serie C e sfidare, sul terreno del campo sportivo Comunale di via Benedetto Brin, e battere proprio quella Brindisi Sport di cui tutti i circa duecento calciatori che nella sua breve storia avevano indossato la casacca dapprima giallo nera e da ultimo biancazzurra della Gioventù, erano stati accesi tifosi.

Tornando a quegli anni, l’organico era tale che la squadra avrebbe vissuto per anni di rendita: ricordiamo Raffaele de Maria che ha difeso la porta per ben dieci anni, dalla terza categoria fino alla serie C2, Francesco Angiulli, Lorenzo Arigliano, Marino Bove, Giovanni Corbelli, Mario Guadalupi, Mino Vasile oltre i vari Commendatore, De Michele, Flore, Portolano e Tarlo. Chi ha conosciuto l’ambiente calcistico brindisino degli anni settanta sa bene cosa significhino questi nomi, tant’è che i risultati non tardarono ad arrivare.
Al termine del combattutissimo campionato provinciale di Terza Categoria della stagione 1974-75, Gioventù Brindisi e Valesio Torchiarolo si ritrovarono a pari punti e furono chiamati a disputare lo spareggio sul campo neutro di Fasano esattamente 47 anni fa, il 24 giugno 1975, la vittoria arrise ai giallo neri brindisini che vinsero per 2 a 1 e conquistarono il diritto a partecipare al campionato regionale di Seconda Categoria, dove raggiunge le squadre concittadine della Fiamma e della Stella Azzurra, che aveva vinto il campionato nella stagione precedente.

Nella stagione successiva ci fu un ulteriore salto di categoria e a vincere il campionato fu la squadra composta da Raffele De Maria; Mario Guadalupi, Marino Bove; Antonio Guadalupi, Angiulli, Lorenzo Arigliano; Zullino, Gianfranco Cagnazzo, Mino Vasile, Pietro Gianniello e Giovanni Corbelli. Beppe Orlando è l’allenatore, primi rincalzi sono Carinola e Mastrogiacomo. Gli altri si chiamano Coluccia, Di Lauro, Vincenzo Gianniello, Pentassuglia e Saponaro.
La squadra brindisina si dimostra subito molto forte e ben attrezzata tanto da chiudere in testa alla classifica il girone di andata e saper poi ben rintuzzare gli attacchi delle inseguitrici fino all’ultima giornata di campionato quando è in programma il derby fratricida contro la Fiamma in cui le contendenti si giocavano, all’insegna del mors tua vita mea, in novanta minuti due diversi destini: la promozione la prima e la salvezza la seconda. Fu il giovane centrocampista Cagnazzo a segnare dopo una manciata di minuti la rete decisiva, condannando alla retrocessione gli avversari e donando la vittoria del campionato alla sua squadra: da allora e per i successivi otto anni la Gioventù fu, meritatamente, la seconda squadra cittadina anche se poi, col senno di poi, possiamo affermare che la successiva ambizione di spodestare la Brindisi Sport, appropriandosi anche della maglia con la V sul petto, ne decretò, nei fatti, l’inizio della fine anche perché la stragrande maggioranza dei tifosi brindisini aveva scelto, senza alcun tentennamento di continuare ad appoggiare, senza se e senza ma, il caro vecchio Brindisi: ricordo ancora come se fosse ieri che al momento del gol di Loddi che portò in vantaggio la Gioventù nella stracittadina, all’esultanza di poche centinaia di persone fece eco l’assoluto silenzio dei restanti diecimila tifosi che affollavano le vecchie tavole del Campo Sportivo Comunale.
Non tutti sanno che fra i calciatori più significativi della Gioventù dei primi tempi e che abbiamo sopra più volte nominato c’era anche Lorenzo Arigliano, padre dell’attuale presidente della prima squadra cittadina che, chi ci ha giocato contro, ricorda come centrocampista roccioso e carismatico, dotato anche di una buona tecnica ed è a lui che abbiamo voluto rivolgere qualche domanda a beneficio di chi ama il calcio brindisino e vuole approfondirne la conoscenza, ma anche per rispondere a chi, in tempi assai recenti, si era chiesto cosa centrasse la famiglia Arigliano – Daniele e Teodoro, infatti, hanno un passato di cestisti nelle fila della Fortitudo dell’amico Michele Bombacigno – con il calcio.

Nel tuo passato di calciatore ci sono i tempi eroici in cui la Gioventù Brindisi, staccandosi dalla sua realtà parrocchiale, cominciò la scalata verso il calcio che conta: cosa ricordi di quegli anni?
“I mie ricordi della Gioventù Brindisi sono ancora molto vivi ed altrettanto belli: eravamo davvero un gruppo molto affiatato, con una dirigenza competente rappresentata dal signor Angelo Antelmi e dal presidente Gino Perrone. Ancor oggi, quando ci si incontra in città coi vecchi compagni di squadra, è inevitabile che si finisca sempre per parlare dei bei vecchi tempi.

In quegli anni hai avuto come allenatore sia il mitico Michele Taurisano, che fu fra i fondatori della Gioventù, che Beppe Orlando. Come erano sia dal punto di vista umano che come tecnici?
“Michele Taurisano era come un fratello per tutti noi, una persona dotata di grande umanità. L’allenatore Peppo Orlando fu l’artefice di una cavalcata straordinaria, facendoci vincere tre campionati. Preparava meticolosamente la partita durante la settimana e mi ha permesso di migliorare giorno dopo giorno come giocatore fino a diventare un punto di riferimento di quella squadra divenuta famosa ed apprezzata anche per il suo gioco innovativo”.

All’epoca la prima squadra della Città, la Brindisi Sport del commendatore Franco Fanuzzi militava in serie B e, in un certo momento, fece sognare ai suoi tifosi anche la serie A e, immagino che, come tutti noi, frequentavi il Comunale di via Benedetto Brin. Ti saresti mai immaginato che la tua famiglia avrebbe un giorno raccolto la pesante eredità del calcio brindisino e che prospettive vedi per l’immediato futuro?
“Gli anni della serie B furono un periodo straordinario per la nostra città. Sono stato un tifoso che seguiva il Brindisi tutte le domeniche sia in casa che fuori casa. Oggi la famiglia Arigliano ha ereditato una società che navigava in cattive acque ed ha iniziato un progetto serio e vincente. Noi tutti siamo i primi tifosi del Brindisi e ci siamo ripromessi che il Brindisi Calcio ritornerà ad essere una società stimata, rispettata e che potrà ambire a palcoscenici migliori”.