Praticare sport in età pediatrica presenta molteplici aspetti positivi: assicura un adeguato sviluppo dell’apparato scheletrico e muscolare, regola il metabolismo, favorisce la socializzazione e, se praticato in modo corretto, risulta un’attività molto piacevole e divertente per i bambini e per i ragazzi.
Sin da piccoli i nostri figli conducono una vita sedentaria, trascorrendo molte ore a letto, poi vanno all’asilo ed alla scuola ed il più delle volte in macchina o con i mezzi pubblici, dove restano per sette- otto ore, se non di più. Tornati a casa fanno i compiti, guardano la tv o giocano alla play station o davanti al computer, fanno cena e vanno direttamente a letto. Insomma, per tutta la giornata praticamente si muovono pochissimo.
Quali sono i rischi di tanta sedentarietà? Innanzitutto il sovrappeso, quindi, se a ciò si aggiunge una alimentazione scorretta, si aggiunge il rischio che, andando avanti con gli anni, aumentino i valori di colesterolo e si innalzi la pressione arteriosa, predisponendo in età adulta a problemi di natura cardio-vascolare. Fare sport sin da piccoli permette di acquisire un bagaglio di esperienze motorie che sarà prezioso per tutta la vita. Un bambino che ha fatto sport sin da piccolo sarà, da grande, molto più avvantaggiato rispetto a chi non ha mai praticato attività fisica, perché ha strutturato una muscolatura migliore ed ha “sperimentato” ed formato il proprio corpo in una età in cui si sviluppano le cosiddette capacità coordinative, come l’equilibrio e l’orientamento, e le capacità condizionali, ossia la forza, la resistenza e la velocità. Se anche interromperà per alcuni anni la pratica sportiva, il suo corpo conserverà memoria dei benefici acquisiti da piccolo e quando, da adulto, vorrà riprendere a praticare uno sport nuovo, avrà già le basi giuste per ripartire alla grande. Di solito i genitori cominciano ad inoltrare nello sport i propri piccoli intorno ai 4-6 anni.
Quali sono le discipline migliori? All’inizio è meglio preferire una attività sportiva generica, come per esempio il nuoto o la ginnastica, in modo da favorire uno sviluppo armonico di tutto il corpo. Sono controindicate le attività troppo specifiche come il calcio o il tennis, poiché il bambino non ha acquisito né destrezza né sviluppo fisico adeguati. E’ pur vero che in questa fascia d’età non vi è molta differenza tra i vari tipi di sport, poiché in tutti i casi l’approccio è prettamente ludico e non si entra nello specifico della disciplina sportiva.
Fino all’età di 8 anni, infatti, non si può parlare di sport vero e proprio, ma più di esperienza del proprio corpo, in un’età in cui l’individuo è assai ricettivo ad imparare cose nuove. Solo col trascorrere degli anni il bambino attraverso la pratica sportiva avrà la possibilità di sviluppare per gradi le varie capacità sino all’adolescenza. In questa fase, poi, saranno perfezionati movimenti, allenamento e talento individuale. Dopo gli 8 anni si assiste ad un progressivo sviluppo sia del fisico che della capacità di coordinazione dei movimenti, che consente l’approccio a nuove discipline sportive, come ad esempio l’atletica leggera o il basket. La regola fondamentale, tuttavia, deve essere la stessa: consentire lo sviluppo armonico del corpo. Con quale frequenza fare sport? Indicativamente due-tre volte alla settimana. Se però a scuola i bambini fanno già un’attività fisica condotta seriamente (non solo corsa e partitella a calcio), la frequenza di un’attività extrascolastica potrà essere anche inferiore.
Lo sport non è mai controindicato e chiunque può beneficiare dell’attività sportiva, anche se soffre di patologie particolari. L’importante è chiedere sempre consiglio al medico dello sport che è l’unico a sapere indicare l’attività più adatta caso per caso. Chi è affetto da cardiopatie ad esempio può trarre vantaggio da un’attività motoria riabilitativa, ed anche per gli asmatici l’attività fisica può essere di grande giovamento. Insomma, mai vietare lo sport, ma affidarsi in mani competenti. A qualunque età si cominci a praticare sport, la figura dell’istruttore è un punto di riferimento importante per il bambino. Per fortuna, secondo la mia esperienza lavorativa come Responsabile della Medicina dello Sport presso la ASL di Brindisi, noi abbiamo istruttori preparati in tutte le società che sanno ascoltare, istruire e soprattutto preparare i campioni del futuro nel nostro territorio.
Dino Furioso