A Brindisi però la scritta «Mussolini Dux» fu cancellata. E allora?

Non costituisce di certo una mia priorità quella di sommarmi al coro di quanti, veramente in tanti e quasi tutti, si sono opposti o quanto meno distanziati all´assurda proposta del presidente della Camera dei deputati, relativa alla cancellazione della scritta “Mussolini Dux” dall`obelisco del Foro italico a Roma. Certo è comunque che, venendo nientemeno che dalla terza carica dello Stato, tale proposta lascia assolutamente perplessi, oltreché profondamente delusi e imbarazzati per un`ennesima magra figura dei nostri tanti politici più o meno in voga, quanto più o meno colti. Anche se, per la cronaca, è comunque da segnalare la tardiva parziale e un po’ acrobatica smentita da parte dell`interessata.
Troppo facile sarebbe, infatti, scrivere un`intera carrellata con le tante ragioni che sono state spiegate per non condividere e anzi condannare tale famigerata proposta: da quelle che eagerando paragonano quell`eventuale azione agli scempi che l`Isis sta reiteratamente consumando in Medio Oriente, a quelle che semplicemente segnalano che secondo tale principio “boldriniano” bisognerebbe poi cancellare decine di scritte e abbattere decine di statue, monumenti palazzi o interi quartieri costruiti con l`impronta dell´arte “fascista”. Arte e architettura altrimenti dette e più giustamente conosciute come “razionaliste” nel contesto ancor più amplio del movimento culturale del “Razionalismo” diffusosi internazionalmente negli anni trenta: In questo momento il Razionalismo italiano, e in generale il periodo tra le due guerre nel nostro Paese, è uno dei capitoli dell’architettura contemporanea più studiato nelle principali università del mondo. Interessa tra l`altro, il rapporto creato tra edificio pubblico e spazio esterno, così come il dialogo con la luce naturale. Non a caso l’anno scorso il Guggenheim a New York ha dedicato una grande mostra al Futurismo proprio di quegli anni.
E naturalmente si sta parlando di scritte, statue, monumenti, palazzi e quartieri sparsi in lungo e largo per tutta l´Italia e non solo per tutta Roma, dove -solo per far menzione di un qualcosa che mi piace specialmente- seguendo quell`assurda quanto pericolosa logica bisognerebbe abbattere -e qualcuno, anche se senza lo status di presidente della Camera, ci ha anche pensato- il colosseo quadrato dell`EUR, o quanto meno bisognerebbe cancellare quella sua celeberrima scritta «Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori» perchè ripresa addirittura da un passaggio del discorso di Mussolini del 2 ottobre 1935, quello della proclamazione della guerra all’Etiopia: magari la presidente della Camera non conosce questo dettaglio, altrimenti -probabilmente- una sua proposta di cancellazione ci sarebbe già da tempo pervenuta.
Chiudo questa lunga premessa e vengo all`oggetto centrale di questo mio Blog: Non per voler paragonare l`obelisco del Foro italico di Roma con il nostro, ben più bello e importante Monumento al marinaio d`Italia, ma è naturalmente logico che faccia scalpore mediatico una notizia su un monumento romano visitato da milioni di viaggiatori internazionali ed è anche logico che faccia scalpore una proposta imbarazzante, se proveniente dal presidente della Camera dei deputati. Ed è forse anche logico che la proposta, poi a suo tempo attuata senza clamorose opposizioni, di cancellare dalla targa apposta sul nostro Monumento la scritta “Benito Mussolini Duce”, non ricevette le stesse clamorose proteste di quella attuale.
Si potrebbe dire… altri tempi e altre sensibilità! D`accordo, ma forse è tempo di rimediare, tanto più che il rimediare in questo caso sarebbe abbastanza semplice, e poi… come si suol dire «non è mai troppo tardi». E del resto la cosa non è certo così grave. Noi brindisini, infatti, a proposito di vituperazioni cancellazioni e abbattimenti della storia cittadina, abbiamo colpe ben più gravi e irrimediabili da rimproverare a tanti dei nostri amministratori, “post-bellici, e non solo”: Come sarebbe oggi Brindisi se si fossero opportunamente conservati lo storico Quartiere Sciabbiche, il Teatro Verdi, il Parco della rimembranza, la Torre dell`orologio, o perlomeno il Torrione del Bastione San Giorgio di fronte alla stazione ferroviaria, o il palazzo liberty del Banco di Napoli in Piazza Vittoria, o il Titi giù al corso, etc., etc.?

L`intero testo originale della targa del Monumento lo si può ancora leggere su una famosa cartolina illustrata dell`epoca (le due parti tra parentesi sono quelle che sono state ricoperte):
«Gloria ai marinai della nuova Italia che affrontarono audaci la morte perché la patria risorgendo si riaffermasse ancora vincitrice sui mari – Il IV Novembre MCMXXXIII (4 Novembre 1933 dell`era F. XII) – Regnando Vittorio Emanuele III (Duce Benito Mussolini) – Ad opera delle Lega navale»
Quel ricoprimento delle due righe della targa è tuttora facilmente riconoscibile da parte di un osservatore un po’ attento. E così, al doverlo spiegare a qualche ignaro turista o a qualche bambino, non resta che l`imbarazzo dell´ignoranza o quello dell`improbabile spiegazione.
E del resto non è certo nascondendo una parte della propria storia, per quanto inopportuna e non condivisa possa essere, che quella parte di storia la si riesca a cancellare. Così come altrettanto certo è invece, che nascondendo una parte della propria storia si sta contribuendo all`ignoranza… ed è proprio dall`ignorare la propria storia che sono spesso derivati tanti gravi errori e tanti grandi mali per interi popoli, e anche per il nostro.
E per fortuna che a Brindisi si son potuti scongiurare alcuni scempi grazie al fatto che, affianco a tanti improbabili amministratori della cosa pubblica, non sono mancati tanti bravi e autorevoli concittadini -come non ricordare tra tutti Papa Pascalinu Camassa- che in più e ripetute occasioni hanno segnalato, hanno avvertito, hanno denunciato, hanno protestato, avantieri come ieri e come oggi. Purtroppo non sempre sono stati sufficientemente ascoltati, ma speriamo che si finisca con l’ascoltarli, prima che sia definitivamente troppo tardi. Alcuni li ho già citati in altre precedenti occasioni, anche su questo Blog, ma credo non sia mai “troppo” il ripertsi su questo tema:
“Io ti dico che se ne le tue vene non circola l’eredità dei millenni, che se nel tuo cuore non canta il poema de le lontane memorie, tu non sei un uomo, non rappresenti un popolo, né puoi vantarti d’essere membro d’una nobile città” -Cesare Teofilato (1881-1961): l’irrequieto maestro elementare, intellettuale, scrittore e politico, che fu sindaco di Francavilla-
“Sentimentali a fior di pelle, come siamo, facili agli entusiasmi, per nulla freddi nel considerare le cose, abbiamo accolto, attraverso i secoli, le ventate di novità, come ci giungevano, e siamo incorsi, anche in materia di onomastica stradale, in errori, che si sarebbero potuti evitare. Ed è così che l’antico, degno di essere mantenuto e rispettato, semmai valorizzato, sia stato travolto dall’irruenza del nuovo, non sempre bello e valido. Intendiamo dire che spesso, senza giustificato motivo, si è tagliato corto con ciò che era anima del passato per far posto al presente, sotto l’etichetta di una maggiore rispondenza a discutibili esigenze culturali e spirituali e di cervellotici aggiornamenti, quando invece presente e passato potevano convivere, dal momento che il presente s’aggancia ineluttabilmente al passato” -Alberto Del Sordo, scrittore e storico: dall’introduzione al suo libro “Toponomastica brindisina del centro storico” del 1988-
Ed io aggiungo: “Transitare per i fatti e le le strade che hanno costituito lo scenario naturale di tante storie nostre, dei nostri padri e dei nostri nonni, è come riconoscere nella realtà d’oggi quella materia prima che, etereamente sovrapposta ai ricordi, dà come risultato magico la nostra stessa essenza di uomini. Quando le strade e i fatti in esse accaduti conservano storie, o meglio ancora quando hanno prodotto e producono storie, allora devono permanere nella memoria. Le strade immagazzinano ricordi e tra le loro pieghe e le loro fessure accumulano storie e fatti dei personaggi che le hanno transitate e che con i loro umori, i loro gesti, i loro affanni quotidiani e con tutti i loro sentimenti, sopravvivono al passo dei tempi. E i nomi stessi delle strade hanno anima e memoria, e per questo vale sempre la pena conoscerli, scoprirli e riscoprirli, e soprattutto, conservarli. Non sarebbe forse interessante originale e utile poter affiggere sotto alcune delle nuove targhe stradali brindisine le corrispondenti originali denominazioni? Corso Garibaldi… già Strada Carolina… già Via della Mena… etc., etc.” Del resto lo scrisse nientemeno che Gregorovius: “I nomi antichi delle strade sono come tanti capitoli della storia della città e vanno mantenuti e rispettati, quali monumenti storici del passato” -Ferdinand Greogorovius, 1882-.
“Generazioni di brindisini con l’avvento della modernizzazione hanno subito un doppio sradicamento. Da un lato quello prodotto dall’industrializzazione che ha mutato radicalmente i caratteri socio antropologici della popolazione disperdendo quel patrimonio di competenze che per secoli hanno retto l’economia locale come la pesca, l’agricoltura e il terziario delle botti. Dall’altro il cambiamento generato nel centro antico di Brindisi a cavallo degli anni ’50 e ’60 con la cancellazione dell’architettura del passato, inevitabilmente vissuta come cancellazione della storia e dunque della memoria della città. L’abbattimento fisico di questi luoghi ha generato una diffusa e potente amnesia culturale collettiva… Tutti questi profondi mutamenti intervenuti sulla base materiale della società brindisina incidono profondamente sull’identità e sulla memoria, mettendo in discussione la sopravvivenza stessa di un’identità collettiva brindisina e dunque di una memoria collettiva brindisina… La rimozione del passato corrisponde alla rimozione del futuro” -Maria Romana Perrone, sociologa: dalle conclusioni della sua tesi di laurea “Brindisi e la sua memoria. Una ricerca empirica per frammenti” del 2011-


“Il recupero della memoria storica deve rappresentare il momento fondamentale di ogni esperienza civica. La consapevolezza del nostro passato qualifica il rapporto con la città… Il corredo di testimonianze a noi vicine, alcune ritrovate e altre perdute o recuperate, sono tratti di un’identità alla quale una comunità ha il dovere di conformarsi allorché progetta il suo futuro” -Domenico Mennitti, politico e giornalista, già sindaco di Brindisi-
Allora? Perché con cogliere l’occasione che ci giunge dal Foro italico di Roma e, magari, riscoprire quelle due linee della targa del nostro Monumento? La “Storia” -e non solo essa- un giorno non lontano, forse ce ne sarebbe grata.
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