Chat, ti gira

 

 

 

I social-networks, le applicazioni dei vari smart-phones, le email e gli sms  gratuiti hanno reso la comunicazione tra le persone accessibile a tutti, in qualsiasi momento e, considerata la gratuità dei vari servizi, ci espone, davvero, a qualsiasi tentativo di comunicazione. Pensiamoci bene: specie se si hanno tanti contatti, è dovere di ognuno stare sempre all’erta. Specie se non si vuole turbare l’animo del mittente che ha deciso di condividere il proprio stato d’animo di quell’esatto momento.

E’ tutto un rifiorire di cuoricini e bacetti. Di pensieri buttati, di considerazioni personali, di fotografie e status… Io sono sempre convinto, sebbene, sia vittima del fenomeno, che la comunicazione debba essere alla portata di tutti.  E sono convinto, altresì, che si possa comunicare con le forme più disparate, adottando uno stile che più ci rappresenta: l’uso della K, l’abuso dell’inglese maccheronico, ogni espressione onomatopeica che renda ciò che sentiamo è buona e giusta. Io non contesto la modalità della comunicazione, quanto la qualità della stessa.
Siamo stati etichettati “tutti amici” su Facebook e pertanto dobbiamo stare sul “chi va là”: sempre e comunque. Io penso di essere diventato molto più ansioso a causa di questa moltiplicazione di comunicazioni gratuite. Non si riesce più a godersi un attimo il silenzio senza doverlo condividere con qualcuno.
La solitudine, il desiderio di stare da soli e pensare, non è più consentito: al mare, in montagna, in palestra, ovunque c’è un tintinnio che ti riporta alla schiavitù del messaggio gratuito. Sarà quel conoscente, quell’amico o quel parente lontano che ha deciso di contattarti a mezzanotte o dopo una serata con amici e ti scrive un semplice “ciao, come stai?”.
Sudori freddi, ansia da prestazione, sento il dovere di rispondere anche se esattamente dalla sua “fotina” non riesco a ricordare chi sia. Ma l’educazione è educazione e ad un sorriso o ad un ciao bisogna dare una risposta.
Parte così, il più delle volte, una comunicazione inutile e che non ti gratifica assolutamente. Due estranei che si scrivono e leggono episodi momentanei che, il più delle volte, non ti arricchiscono assolutamente. Metti in pausa il film che stai vedendo e rispondi. Riprendi il film e arriva un altro tintinnio. Rispondi. Il film ricomincia e “tin tin”, ecco giungere un altro messaggio. Rispondi e riprendi la visione. Te ne fregasse qualcosa di quello che ti scrive, sei tanto preso dal film o dal libro che stai leggendo. No. Il Galateo prevede che si debba dare una risposta: anche perché queste nuove applicazioni sono talmente virulente che, anche se non vuoi rispondere, ad una sacrosanta minchiata, ti spiano:  sia sa se  hai ricevuto e letto  il messaggio e, se non c’è risposta, che non ti va di scrivere alcunché. Ca**o. Devo scrivere qualcosa per forza. Rispondi e poi chiosi con un “ciao e buonanotte”: tali due parole corrispondono ad una chiusura della comunicazione e il ritorno alla lettura. Niente affatto: l’ulteriore gratuita risposta alla chiusura è “?” oppure “!”. Cosa rispondi? Allo  rispondi con uno  , ma cosa vuoi spiegare dopo un “?” o dopo un “!”…  La buone maniere ti convincono: sai stavo guardando un film… Risposta: Potevi dirmelo subito che non avevi voglia di chattare!. Chattare? Ah è così che si chiama lo stillicidio? Chattare?. No. Non chatto né twitto. Mi faccio solo i ca**i miei! E non sto a rompere il ca**o a nessuno a quest’ora!
Il galateo a questo punto è dimenticato, non è mai esistita la parola “educazione” nè le cosiddette “buone maniere”. Mia mamma non mi riterrebbe più il suo dolce ed educato figliolo. Cerchi di ricominciare con uno  ma è troppo tardi. Non risponde più. Tanto meglio torno al film… e invece no…è lì  che campeggia nella tua bacheca e ha già dei commenti ed alcuni “mi piace”… “E’ inutile che te la tiri così tanto. Sei anche cafone!”….  La tentazione di rispondere ma vaffanc**o è forte. Ci piazzi uno  a commento e corredo, tanto per sdrammatizzare, e…il film ricomincia….

MARCELLO BISCOSI