La legalità s’impara a teatro: la sfida del “Sindaco pescatore”

di Giusy Gatti Perlangeli

La decima stagione teatrale del Teatro Verdi non poteva aprirsi in modo migliore.
E’ questo il teatro che ci piace: un’occasione per vivere una storia, rifletterci su e farne una lezione di legalità, di cittadinanza attiva e consapevole per le generazioni del presente e del futuro.

Martedì 22 novembre, Ettore Bassi ha vestito i panni di Angelo Vassallo, “Sindaco Pescatore” di Pollica, che eletto al suo quarto mandato, il 5 settembre 2010, mentre era in auto, viene affiancato da un uomo in moto, col volto coperto da un casco e la pistola in pugno.
Troppo pochi i secondi per reagire, per pensare a cosa dire ad un giovane che sta per premere il grilletto e sparare per nove volte.

Tratto dall’omonimo libro di Dario Vassallo (fratello di Angelo), con i testi di Edoardo Erba e la regia di Enrico Maria Lamanna, il monologo, in un unico atto, si svolge in forma di dialogo in flashback tra il protagonista (ormai morto) e il suo assassino.

Ettore Bassi è riuscito a tenere incollata alla sua figura carismatica, ora in penombra, ora drammaticamente messa in rilievo da un faro che improvvisamente si accende alle sue spalle baluginando sugli spettatori, un’intera e variegata platea, fatta di studenti, genitori, appassionati e qualche politico.

Una scenografia semplice, ridotta al minimo. Una rete da pesca a fare da sfondo. L’attore al centro. Alla sua destra, delle presenze mute (a simboleggiare, forse, l’omertà) e, davanti a loro, seduti per terra, dei ragazzi (adolescenti e bambini, il futuro probabilmente) che seguono ogni parola, ogni gesto con la curiosità di chi desidera avere un esempio da imitare, di chi vuole imparare dal passato per non ripeterne gli errori.

In questo spazio oscuro (come oscuri sono la menzogna, la corruzione e il malaffare ) l’attore si muove come un’onda, a voler riprodurre l’atteggiamento costruttivo e politicamente attivo di Vassallo.

La figura del “Sindaco Pescatore” è nota ai più anche grazie alla fiction con Sergio Castellitto andata in onda su Rai Uno lo scorso febbraio con oltre sette milioni di spettatori.
Angelo Vassallo era un uomo normale e straordinario a un tempo, sindaco di un piccolo paese del Cilento, parte di una terra ferita e meravigliosa come la Campania. Un paese che si affaccia su un mare bellissimo come il nostro: tra il pubblico, molti hanno colto parallelismi di cui fare tesoro.

«Rispetta il mare come fosse la legge» era il motto del Sindaco Pescatore, promotore di importanti iniziative a favore della sua terra: grazie a lui, oggi Pollica è patrimonio dell’Unesco per la dieta mediterranea, Bandiera Blu per la qualità delle acque del suo mare, polmone verde della Campania con il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, di cui era Vassallo era Presidente.

Ettore Bassi ripercorre la storia della vita privata di Vassallo e della sua carriera politica: un uomo che non temeva di sporcarsi le mani, raccogliendo cartacce e bottiglie per rendere sempre più bello l’ambiente circostante. Una persona perbene, impegnata nella crescita del proprio territorio: dalla rivalutazione del lungomare, all’installazione del depuratore; dalla creazione del porto turistico, fino alle lotte contro l’illegalità.

Una performance perfetta quella dell’attore Bassi, un’interpretazione sofferta, che, in un climax coinvolgente, arriva fino al suono sordo di quei colpi di pistola.
“Tu, ragazzo cosa ne sai di quel che lascio? Sono ancora giovane, ho solo 57 anni. Uccidendo me, uccidi anche la mia famiglia, la mia città, i miei concittadini”.

Il delitto di Angelo Vassallo è tuttora impunito.

Il teatro, ieri sera, si è messo al servizio della legalità, diventando un efficace mezzo per far conoscere la storia di un eroe normale che, in questi tempi avari di punti di riferimento, può rappresentare un esempio.

Lo scopo, dice Ettore Bassi, è “smuovere le coscienze al fine di farle uscire dalla condizione di omertà e di soggiogamento, affinché i responsabili dell’assassinio del sindaco cilentano vengano assicurati alla giustizia”.

«Lo Stato siamo noi. Sono i paesi che fanno il Paese» Angelo Vassallo.

(Le fotografie sono state gentilmente concesse da Domenico Summa)