Gli ultimi studenti tornano tra i banchi, impressioni di settembre

Il calendario scolastico regionale dice: Puglia 17 settembre. Il che vuol dire che “entro” il 17 settembre le scuole devono fissare la data di inizio delle lezioni. Durante l’estate i rumors sulla quadriglia del cambio di sede per diversi istituti cittadini si sono susseguiti con una certa insistenza: per questo il Collegio dei Docenti della mia scuola, l’I.T.I.S. e Liceo delle Scienze Applicate “Ettore Majorana” già a giugno si era espresso per la riapertura nell’ultimo giorno utile.

Stamattina l’ondata degli studenti frequentanti la sede succursale all’interno del I.P.S.S.S. “Morvillo Falcone” si è abbattuta con il consueto entusiasmo adolescenziale sulle scale della scuola e da lì, sui banchi. Un vocìo irrefrenabile: “Sai, ho preso il brevetto di bagnino…”, “Sono tornata solo ieri dal campeggio…”, “Le ho chiesto di mettersi con me…”, “Ma voi, li avete fatti i compiti per le vacanze?”.
Che belli i ragazzi, come sono puliti i loro sguardi, quanto solari i loro sorrisi… Li guardo e penso che quando entrerò in classe, si affideranno a me completamente: una responsabilità da assumere con professionalità, competenza e umanità.

Entro. Si alzano in piedi. Silenzio. Meglio approfittarne: in questi tempi di maleducazione dilagante trovare ragazzi che ancora si alzano al cospetto di un docente è cosa rara.
Mi siedo. Quello che dovevo dire loro l’ho detto nell’Aula Digitale di Lettere che ho su Fb: perciò sono pronti con penne e quaderni.
Insegno letteratura. Nei giorni scorsi ho pensato e ripensato all’argomento d’esordio. Il primo giorno non si scorda mai…e bisogna renderlo speciale.
Uno davvero speciale, ma davvero speciale…è quello che “Nel mezzo del cammin” della sua vita si è “ritrovato per una selva oscura che la diritta via era smarrita”. Dante è la mia carta vincente. Non mi tradisce mai…E’ così affascinante che i miei studenti sono disposti a seguirmi nelle bolge delle parafrasi e nei gironi dei commenti. E tutto questo in barba a chi dice che la cultura umanistica di questi tempi non è più utile a nessuno. Chiacchiere!

La cultura passa attraverso lo studio della nostra letteratura: sono le poesie e i romanzi che ci rendono quelli che siamo, che hanno contribuito a costruire, stratificandola, la nostra identità di popolo. Poi possiamo perderci tra le formule e gli alambicchi della chimica, dimostrare teoremi geometrici e matematici, fare ipotesi di fisica e analisi di biologia…ma sempre alla nostra radice culturale letteraria dobbiamo fare riferimento.
C’è poco da fare: non saremmo completi senza quella formazione.
In silenzio gli studenti ascoltano di come Dante avesse ipotizzato il viaggio in quell’oltretomba che è diventato il nostro, di come avesse elaborato la sua personale visione del cosmo, di quanto in basso sarebbe dovuto scendere, per risalire verso l’alto, più su, sempre più su…fino ad incontrare lei, Beatrice, meta ultima della vita e della poesia di Dante. E il poema allegorico, il poema cristiano per eccellenza, si trasforma in un’ineffabile dichiarazione d’amore. E si sa, i ragazzi, a quell’età, vivono d’amore.

“Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta…” suona la campanella dell’ultima ora. Si rompe l’incantesimo.
Il primo giorno di scuola è finito.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

 Giusy Gatti Perlangeli