Cari genitori, vi riconsegniamo i figli diversi da come sono arrivati a settembre

di Giusy Gatti Perlangeli

A scuola stamattina c’era aria di smobilitazione.
Corridoi vuoti, nessuna ressa alle macchinette o alla fotocopiatrice. In qualche aula si attarda qualche studente. Qualcuno prova a riparare le insufficienze di un anno intero. E noi siamo lì, pronti ad ascoltare e a registrare ogni tardivo scatto d’orgoglio.
Le aule vuote sono un controsenso.
Una scuola silenziosa appare come un luogo surreale…abituati come siamo a gestire il traffico di un incessante andirivieni, tra la campanella delle 8 e la ricreazione…tra la ricreazione e la campanella delle 13. Un affollarsi di –Posso uscire? Posso andare in bagno? Posso fare le fotocopie?
Decisamente no: la dimensione sonora della scuola non è il silenzio come la sua dimensione spaziale non è il vuoto.
Ma quel vuoto e quel silenzio sono necessari per ricaricarci tutti e tornare riposati e desiderosi di ricominciare.
Una stanchezza “ricca” la nostra, per quello che abbiamo fatto e per chi ci ha seguito, affidandosi a noi con fiducia. Ci siamo messi a capo di un processo di crescita e formazione, che, attraverso i vari apprendimenti (le materie, i programmi) ha portato i nostri ragazzi a diventare, giorno dopo giorno, più consapevoli delle loro capacità: abbiamo sollecitato e gratificato tutti per ogni sforzo piccolo o grande che abbiano compiuto. Abbiamo dato a tutti le stesse opportunità e diversificato le modalità perché esse venissero fuori.

Quello dell’insegnante non è, considerato da tutti un lavoro “prestigioso”, come quello del notaio, dell’avvocato, del medico, dell’imprenditore.
La nostra categoria è spesso sotto attacco per l’orario di cattedra, le vacanze, le ferie…
Coloro che parlano di noi senza rispetto non sanno che trasmettono ai loro figli la stessa mancanza di rispetto, e comunque, come tutti gli altri, ci affidano i loro ragazzi con l’aspettativa di riprenderli maturi, equilibrati e colti.

Alcuni non lo considerano neanche un “vero” lavoro.
No, non è considerato un lavoro “prestigioso”, come quello del notaio, dell’avvocato, del medico, dell’imprenditore.
Ma di fronte a noi, tra i banchi, siede il figlio del notaio, dell’avvocato, del medico, dell’imprenditore.
E poi, il figlio dell’operaio, dell’impiegato, del contadino, dell’artigiano, dell’ambulante, del disoccupato.
Siede il figlio che un padre non ce l’ha più, e vede la mamma sgobbare tutto il giorno per comprargli i libri.
Ma anche il figlio senza genitori, quello della casa-famiglia…
Siede lo studente con bisogni educativi speciali…
No, non è un lavoro “prestigioso”.
Ma ogni santa mattina, io e i miei colleghi, siamo entrati in aula regalando a tutti un sorriso e abbiamo dato al figlio dell’operaio, dell’impiegato, del contadino, dell’artigiano, dell’ambulante, del disoccupato, al figlio senza padre, all’orfano, all’abbandonato, allo studente con bisogni educativi speciali,  ma anche al figlio del notaio, dell’avvocato, del medico, dell’imprenditore,  tutto quello che sappiamo e tutto quello che siamo. A tutti, le stesse possibilità di realizzarsi, di farsi strada, di diventare, attraverso la cultura (che per noi non è mera trasmissione del sapere, ma frutto di studio, quotidiano e profondo, prima nostro, e poi degli studenti…), persone migliori.
Genitori: a giugno vi riconsegniamo, i vostri figli, diversi da come sono arrivati a settembre…
Abbiamo acceso un fuoco, abbiamo trasmesso loro il nostro stupore, la meraviglia di scoprire insieme cose diverse, le mille sfaccettature della conoscenza. Abbiamo scoperto insieme la bellezza del mondo attraverso la poesia, un dipinto, una formula…
Ve li ridiamo arricchiti dentro, capaci di guardarsi intorno e cogliere l’estetica della cultura.
Gratificateli se si sono impegnati! Non fate paragoni con gli altri. Essere giovani è difficile, perché davanti c’è l’ignoto.
Non li punite troppo se non hanno dato il meglio, non li umiliate se hanno sottovalutato le loro capacità…
Abbracciateli forte. Si abbandoneranno alla vostra stretta, come quando erano piccoli e li prendevate in braccio. Si accorgeranno che ci siete, che hanno bisogno di voi, di leggere la benevolenza nei vostri occhi. Non ne approfitteranno, e faranno meglio in futuro!
Godeteveli il più possibile!
Siamo, insegnanti e genitori, tutti dalla stessa parte a fare il tifo per i vostri figli!
Grazie per la fiducia e buone vacanze a tutti!