Ventalogo semiserio della Maturità 2.0 – La vendetta 2016

Mercoledì 22 giugno, con la prima prova scritta, inizieranno per gli studenti italiani gli Esami di Stato: un rito di passaggio, una tappa obbligata del percorso dall’adolescenza all’agognata “maturità”.
L’ansia è palpabile, la preoccupazione pure. Gli stati su Fb ne sono la testimonianza e, man mano che la data fatidica si avvicina, diventano sempre più intensi e frequenti.

Per noi docenti gli esami sono sempre quelli già da un po’ di anni, ma rappresentano un’esperienza tutta nuova per gli studenti della classe 1997 (o giù di lì) che leggeranno (volentieri mi auguro) qualche consiglio da parte di una veterana.

Perciò, come ogni anno, ripropongo il mio Ventalogo.

Ai miei e a tutti gli studenti che si apprestano ad affrontare l’Esame di Stato, rinnovo il mio augurio di un esame di successo!
 
Che fosse questa la prima grande “prova di maturità” della vostra vita ve lo siete sentito dire da quando ancora facevate il terzo anno. Che il 22 giugno sarebbe arrivato velocemente lo sapevate. Tutto potete dire quel giorno, fuorché: “e com’è che mi ritrovo qua?”, mentre sarete seduti in uno dei banchi, nel corridoio della vostra scuola.

Inutile andare con la memoria alla spensieratezza dei primi anni del liceo, volati tra interrogazioni, compiti in classe e giustificazioni spesso improbabili. Ma so che: “e com’è che mi ritrovo qua?” lo direte lo stesso, guardandovi attorno con un’aria tra lo sconsolato e l’ansioso.

Da quando sono nella scuola (praticamente da una vita…), mi sento come la sabbia nella clessidra: la sensazione è quella di scivolare via, inarrestabile. Ad ogni maturità qualcuno gira la clessidra e la “sabbia del tempo” riprende a scorrere inesorabile fino al nuovo traguardo. Il fatto è che va sempre avanti, sempre, e quando gli anni alle spalle sono di gran lunga più numerosi di quelli che si hanno davanti, il senso di inafferrabilità del tempo diventa molto più che un concetto astratto…

Tuttavia devo ammettere che ogni anno rappresenta un’esperienza a sé. Non c’è “mestiere” meno ripetitivo di questo: ogni classe detta il tempo e il modo, e sollecita spunti ed entusiasmi nuovi.

Ora però, bando alla nostalgia che già mi prende per la mia amata 5^AS che se ne va, passiamo alle raccomandazioni pratiche per affrontare al meglio questo primo impatto con la prova d’Italiano.

1.   Non dimenticate il “documento d’identità”.
Anche se a scuola vi conoscono come il sette-di-denari, il numero del documento va registrato dai Commissari.
2.   Non scordate il Dizionario d’Italiano (e/o deiSinonimi e dei Contrari).
E’ vero che è pesante, ma trovare la parola giusta al momento giusto non ha prezzo! Siate umili: consultatelo!
3.   Portate una o più penne di riserva.
Alzarsi nel silenzio più assoluto per gridare “Chi ha una penna in più?” non deporrà certo a vostro favore e magari in sede di correzione si ricorderanno di voi come “quello-della-penna”, soprattutto se avete cominciato col nero e continuato col blu…e non potrete obiettare che “tanto le sfumature quest’anno vanno tanto di moda!”.
4.   State calmi (e lo so che state pensando che è un’impresa).
Se l’italiano è la vostra lingua “madre”, anche se è difficile e talvolta sembra solo una parente lontana, vedrete che le parole prima o poi verranno fuori.
5.   Leggete con attenzione le indicazioni fornite dalla traccia (anche se chiamare così il malloppo di pagine che vi ritroverete fra le mani mercoledì mattina, è un po’ riduttivo).
6.   Analisi del testo (Tipologia A)
teoricamente potreste affrontarla anche se non conoscete a fondo l’autore perché si tratta di un’analisi guidata. Il testo, come sapete, fornisce alcune indicazioni essenziali su di lui, ma attenzione all’analisi “tecnica” (figure retoriche e simili): se vi chiede di riconoscere le strategie poetiche o narrative, lo dovete fare con sicurezza e senza approssimazione
7. Saggio breve-articolo di giornale (Tipologia B)
Indicare: scelta (saggio o articolo) –titolo – destinazione editoriale (solo per l’articolo). Se manca anche solo un elemento tra questi, potreste venire penalizzati.
Rimanete entro (e non oltre) le cinque colonne di foglio protocollo (e non vale scrivere stretto-stretto per farci entrare tutto!)
8.   Leggete con attenzione i documenti dell’ambito scelto dopo aver
esaminato bene tutto il materiale fornito dal Miur. Sottolineate, cerchiate, evidenziate, decidete la linea da dare allo svolgimento. Individuate tutto ciò che pensate di utilizzare e citate sempre la fonte.
9.   Tema storico – Tema di ordine generale (tipologie C e D)
Qui non avrete tutto il materiale della tipologia B, ma sarà solo la traccia a guidarvi. Il tema è come un viaggio: dovete sapere bene da dove partire e, soprattutto, dove volete arrivare. Senza la prima sicurezza, anche la seconda viene meno. In poche parole, bisogna conoscere l’argomento. Il tema storico richiede oggettività e conoscenze approfondite. Quello di attualità non è meno insidioso: anche se fosse “La fame nel mondo” (terribile piaga che affligge l’umanità, che spesso si riduce a mero spunto per una riflessione fine a se stessa) e non sapete dire altro che metà della popolazione mondiale soffre per denutrizione e l’altra metà sta a dieta, evitate!
10. Dite quello che avete da dire e possibilmente
–      ditelo subito
–      rendetelo interessante
–      non siate ripetitivi
–      non v’impelagate con gli aggettivi
–      state attenti a stereotipi e frasi fatte.
11. Mettetevi dalla parte del lettore.
Chiedetevi “Se il commissario d’italiano non fosse obbligato, continuerebbe a leggere, dopo le prime righe, quello che ho scritto?”.
Se la risposta è “no”, regolatevi
12. Dice Beppe Severgnini (giornalista e scrittore): “Il lettore vi può mollare in qualsiasi momento. Trattenetelo. Logica, fantasia, intuizione, sorpresa, umorismo: tutto serve. L’unica colpa imperdonabile di chi scrive è la noia. Un aggettivo in una frase è potente. Due sono interessanti. Tre si annullano. Quattro annoiano. Cinque uccidono (l’articolo, il tema e l’attenzione del lettore)”
13. Evitate di scrivere (come consiglia sempre Severgnini) “Ci sentivamo precari come foglie d’autunno”: le foglie hanno smesso di cadere dopo Prèvert e Ungaretti. Occorre inventarsi qualcos’altro. L’unica metafora efficace, quindi buona è la metafora nuova. Al massimo si può dire “Ci sentivamo precari come docenti” oppure “Sottovalutati come esodati” (scherzo naturalmente!)
14. Non mangiate e non bevete mentre scrivete. Chiedete sempre il permesso prima, a meno che non vi venga esplicitamente detto che potete farlo (la marmellata del cornetto sul saggio breve non è che conferisca un particolare “colore” al pezzo…).
15. Attenti: cellulari, iPhone, iPad e dispositivi vari sono banditi. Consegnateli subito. Se vi beccano c’è l’allontanamento immediato e l’esclusione da tutte le prove…
Anche le cartucciere vintage sono out. Non ne vale la pena.
Abbiate fiducia nelle vostre capacità!
16. Una volta terminato il lavoro, leggetelo e rileggetelo e rileggetelo e rileggetelo e rileggetelo e rileggetelo. Controllate che ci sia tutto quello che ci dev’essere. Tanto avete sei ore dalla consegna della traccia. Non fate la cavolata di uscire presto e poi, appena arrivati al portone della scuola, ricordarvi di non aver indicato la destinazione editoriale dell’articolo”. Dopo non si può fare più niente.
17. Non so se ho detto tutto, anche se è da quando ci siamo visti la prima volta che vi ripeto sempre le stesse cose…La prova d’esame come rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta e per il valore di titolo di studio che fornisce, è troppo importante per non viverla con serietà e senso di responsabilità.
Impegnatevi! Date il massimo che potete dare! Non è vero che un voto vale l’altro “basta-che-esco-da-qua-col-minimo-e-un-calcio-nel-sedere”.
18. Se lo prendete adesso, il calcio, probabilmente sarà il primo di una lunga serie. Non vi fissate col voto numerico: il più delle volte non vi rappresenta, ma sappiate che serve! L’università, ma ancor più il mercato del lavoro, là fuori, sono spietati: non si accontenteranno mai di un 60, se hanno a disposizione un punteggio più alto. Non sono solo numeri…Anche se sarà la vita a darvi il suo voto definitivo, intanto cercate di ottenere questo!
19. Alle ragazze. Mi raccomando: è vero che l’abito non fa il monaco, ma niente nudità a vista. La biancheria sia chiama underwear perché deve stare sotto e non si deve vedere.
Ai ragazzi: al bando canotte e smanicati, i pantaloni corti con pelo-delle-gambe-in-bellavista. Una camicia, una polo e un jeans non cadente sono sempre giusti.
E’ vero che le persone non si giudicano dalle apparenze, ma rischiare proprio agli esami non è il caso.
20. Il bocca al lupo a tutti…a chi ha fatto il suo dovere e ha giustamente sfruttato la scuola come un’occasione preziosa da non perdere, e a chi non l’ha fatto, con la consapevolezza però che, se stavolta la passa liscia, la vita può non essere sempre così generosa!
E non rispondete “Crepi il lupo!” che mi è simpatico e sono contro la caccia!

P.S. Alcune raccomandazioni di questo “ventalogo”, vengono date così, per sdrammatizzare. Le commissioni sono fatte da docenti che hanno accompagnato fino alla meta studenti come voi. Sono in ansia per i “loro” studenti che, come voi, vengono esaminati da altri docenti, che non li conoscono, ma certamente li comprendono: non vanno considerati come la “controparte”, ma come la chiave d’accesso al mondo che vi aspetta fuori dal “nido” delle Superiori.

Al di là di come avete vissuto questi cinque anni, tra fasi alterne, entusiasmi e piccole delusioni, so che ognuno di voi affronterà questa importante prova al meglio delle proprie possibilità e darà il massimo, per il più soddisfacente dei risultati. Vi porterete nel cuore anche l’ansia di questi momenti e la ricorderete con un sorriso…

In questo pezzo di strada che abbiamo fatto insieme, ho cercato di trasmettere quello che amo nell’unico modo che conosco: con passione. Ma c’è una cosa ancora più importante: la certezza di aver ricevuto tanto da voi!
Siete speciali ragazzi! Andate incontro alla vita con entusiasmo, coraggio e determinazione. Non c’è niente che non possiate raggiungere!

“Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario”
Steve Jobs (Discorso agli studenti dell’Università di Stanford, 12 giugno 2005)

Giusy Gatti Perlangeli