Se ne sentiva l’Eco da giorni #maturità2016 Prima Prova – Italiano

Se esiste il Paradiso degli Scrittori Umberto Eco si trova lì e, sicuramente, avrà sarcasticamente sorriso di fronte alla traccia dell’analisi del testo di quest’anno. Lo scrittore scomparso il 19 febbraio scorso era stato chiaro: “Per 10 anni non parlate di me”. Niente convegni, né seminari: chi lo conosceva ha inserito questo veto spiazzante completamente nello stile dello scrittore. “Non voleva essere mummificato e monumentalizzato”, osserva Costantino Marmo, ora presidente della Scuola di Lettere di Bologna. 

Il convegno s’è fatto lo stesso. Ieri mattina presto, in tutte le scuole d’Italia. Proposto a oltre 500mila studenti.
Il brano è succulento, non c’è che dire.
Offriva molteplici spunti tra riflessioni e commenti senza andare troppo in tecnicismi narratologici e retorici. Ai maturandi veniva chiesto di riassumere brevemente alcuni stralci del saggio Sulla letteratura, del 2002. Chi ama Eco ne ha riconosciuto lo stile: solido, concreto, non pesante. Si legge facilmente e rende benissimo i concetti che l’autore voleva mettere in evidenza. La traccia proseguiva chiedendo un commento a questa frase: «E se qualcuno oggi lamenta il trionfo di un italiano medio diffusosi attraverso la televisione, non dimentichiamo che l’appello a un italiano medio, nella sua forma più nobile, è passato attraverso la prosa piana e accettabile di Manzoni e poi di Svevo o di Moravia». Eco sostiene che l’italiano medio che si è diffuso proprio tramite la tv (e i media in generale) affonda le sue radici, in un certo qual senso, nella scrittura di Dante e in quella di Manzoni che con I promessi sposi e la «risciacquatura in Arno», ha contribuito a creare una lingua comune, consolidata poi attraverso la scrittura di Italo Svevo e Alberto Moravia. La traccia, con impegno e concentrazione si poteva sicuramente svolgere. Era, come si dice, “alla portata”.

Passiamo ai saggi brevi.
ARTISTICO-LETTERARIO – Il rapporto padre figlio nelle arti. I maturandi dovevano trarre ispirazione da varie fonti: l’opera di De Chirico, Il figliol prodigo e quella di Umberto Saba, Mio padre è stato per me l’assassino (“Non somigliare – ammoniva – a tuo padre”./Ed io più tardi in me stesso lo intesi:/eran due razze in antica tenzone). Sono presenti anche Franz Kafka, Lettera al padre e Federico Tozzi, Con gli occhi chiusi. Anche in questo caso gli spunti di riflessione non mancavano, soprattutto se consideriamo che oggi il rapporto padri-figli, che può spaziare dall’estrema conflittualità alla più stretta complicità (con il milione di sfumature tra un polo e l’altro) è un tema di grande attualità.

SOCIO-ECONOMICO – La traccia era: ‘Crescita, sviluppo e progresso sociale. È il PIL misura di tutto?’. Tra i brani a cui gli studenti hanno attinto c’erano ci la definizione del concetto di Pil secondo l’enciclopedia Treccani e l’estratto di un discorso del senatore Robert Kennedy, riportato dal Sole 24ore nel 2013. La traccia invitava a riflettere sulla scala dei valori in una società capitalistica, sul rischio di mettere al primo posto il benessere economico “Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l’intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.
L’ho trovato interessantissimo!

STORICO-POLITICO – Qui la scelta cadeva invece sul valore del paesaggio. Uno dei brani era tratto da un discorso che Vittorio Sgarbi ha pronunciato in occasione di una manifestazione di commemorazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Oltre a questo, sono stati forniti allo studente brani di Salvatore Settis, del Presidente del FAI Carandini e di Claudio Strinati (La retorica che avvelena la Storia) che trovo tra tutti il più interessante: «Tutti, è vero, abbiamo piacere di stare in un ambiente pulito, bello, sereno, attorniati dalle soddisfazioni scaturenti in buona sostanza da un corretto esercizio della cultura. Vedere un bel quadro, aggirarsi in un’area archeologica ordinata e chiaramente comprensibile, viaggiare attraverso i paesaggi meravigliosi della nostra Italia, tenere lontani gli orrori delle urbanizzazioni periferiche, delle speculazioni edilizie, della incoscienza criminale di chi inquina, massacra, offende, opprime l’ambiente naturale e urbanistico».
Mi avrebbe attratto questa traccia!

TECNICO-SCIENTIFICO – L’avventura dell’uomo nello spazio era il tema della traccia del saggio breve tecnico scientifico. I ragazzi hanno potuto prendere spunto da un brano di Enrica Battifoglia e dall’esperienza di due astronauti italiani, Umberto Guidoni (“La sfida ora è quella di trovare pianeti di tipo terrestre, cioè corpi celesti rocciosi di dimensioni comprese tra metà e due volte le dimensioni della Terra, in particolare quelli che si trovano a orbitare nella zona abitabile della loro stella, dove potrebbe esistere acqua allo stato liquido e forse la vita”) e Samantha Cristoforetti (“Svolgere ricerche nello spazio, ha ricordato Sam, è fondamentale comunque in moltissimi campi, come la scienza dei materiali, perché permette di isolare determinati fenomeni che si vuole studiare, eliminando una variabile onnipresente sulla Terra: la gravità”).
Sarà piaciuto agli studenti, affascinati dal mistero dello spazio.

TIPOLOGIA B – TEMA STORICO – Un argomento molto interessante per le implicazioni storiche sull’attualità, Si parlava della prima volta delle donne italiane al voto, delle prime rivendicazioni di genere, della partecipazione delle donne alla Resistenza. La traccia veniva corredata dalla testimonianza di due scrittrici che ricordano quell’anno dove tutto accadde: il 1946. Sono Alba De Cespedes («È stata sì, un’avventura umiliante e penosa. Ma con quel segno in croce sulla scheda mi pareva di aver disegnato uno di quei fregi che sostituiscono la parola fine. Uscii, poi, liberata e giovane, come quando ci si sente i capelli ben ravviati sulla fronte») e Anna Banti («Quanto al ’46 […] e a quel che di “importante” per me, ci ho visto e ci ho sentito, dove mai ravvisarlo se non in quel due giugno che, nella cabina di votazione, avevo il cuore in gola e avevo paura di sbagliarmi fra il segno della repubblica e quello della monarchia? Forse solo le donne possono capirmi e gli analfabeti»).
Una grande tematica, anche alla luce del successo delle donne nell’ultima tornata elettorale.

TIPOLOGIA D – TEMA DI ORDINE GENERALE – Una “traccia-citazione”: si partiva da un brano di Piero Zanini («Il confine indica un limite comune […] Varcare la frontiera, significa inoltrarsi dentro un territorio fatto di terre aspre, dure, difficili, abitato da mostri pericolosi contro cui dover combattere. Vuol dire uscire da uno spazio familiare, conosciuto, rassicurante, ed entrare in quello dell’incertezza. Questo passaggio, oltrepassare la frontiera, muta anche il carattere di un individuo: al di là di essa si diventa stranieri, emigranti, diversi non solo per gli altri ma talvolta anche per se stessi») che sollecitava la riflessione degli studenti sul ruolo del “confine”, sia inteso in senso naturale, sia come muro che divide, reticolato che contrappone.
Anche questa una traccia di attualità stringente.

Le tracce non erano lontane, avulse dal nostro mondo nè dalla quotidianità dei ragazzi. Ho avuto la sensazione che questa volta la misteriosa Commissione preposta all’elaborazione di queste tracce, nell’idearle, abbia veramente immaginato quei giovani poco più che diciottenni che, spauriti o fintamente sicuri di sè, hanno dovuto fermare il tempo, estraniarsi dalla frenetica velocità che caratterizza il loro quotidiano, per trascorrere sei ore davanti a un foglio bianco per dare fondo a tutte le loro conoscenze, mettere in gioco competenze e abilità, per riflettere profondamente, dare forma alla loro riflessione mediante un uso adeguato e pertinente della sintassi e del lessico, preoccuparsi di esporre il loro pensiero e, con esso, estrinsecare la profonda sensibilità che li caratterizza.

E a compiere questo miracolo è ancora la scuola.
Tra poche ore sarà già tempo per la seconda prova.

Giusy Gatti Perlangeli