Un libro alla settimana: “Lettera a Lèontine” di Raffaello Mastrolonardo

Ho letto questo romanzo nel luglio del 2010. Ne avevo sentito parlare come di un caso editoriale. Questa circostanza incuriosisce qualsiasi lettore, in particolare quello appassionato che non sta nella pelle fino a quando non stringe tra le mani l’oggetto dei suoi desideri. 

Acquistai la seconda edizione, e in effetti, sulla fascetta gialla c’era scritto “Un romanzo d’esordio che è già diventato un caso editoriale”.
Oltre a questo, almeno altri tre erano gli aspetti che m’intrigavano:
• La frase della quarta di copertina: “Léontine, tu non esisti, non sei mai esistita, sei il frutto della mia fantasia, un sogno di cui mi sono invaghito, che mi ha smarrito nel labirinto del cuore, che colora l’orizzonte grigio e lascia l’anima vagare” che, scoprii poi, costituivano l’incipit del romanzo.
• La citazione di Edgar Lee Masters, bellissima e struggente che appare come una dedica: “Questo è l’amaro della vita: che solo in due si può essere felici, che i nostri cuori sono attratti da stelle che non ci vogliono.”
• L’autore pugliese, di Bari.
Basta molto meno per comprare un libro…

La storia: Piergiorgio è un medico quarantenne impegnato nella ricerca nel campo della procreazione assistita, appagato dal successo professionale, padre di una figlia oramai adolescente, appassionato d’arte e di musica.

Ad una festa, in giardino, durante una pausa per una sigaretta, incontra una donna di qualche anno più giovane di lui.

Lei è un medico di base. E’ affascinante, libera, elegante e sensuale. Si chiama Léontine (Lea per gli amici) come la musa che ispirò il pittore impressionista Giuseppe De Nittis. Léontine ha gli occhi chiari e i capelli ramati come la Danae di Klimt.
Due anime destinate a completarsi, che hanno vagato senza meta fino a quel momento, si riconoscono al primo sguardo.
Lea è ironica, intelligente, colta. Con lei Piergiorgio può parlare di libri, di quadri e di poesia davanti a un calice di vino sotto le stelle. Lei sa ascoltarlo e capirlo e lui non si sente più solo: può amare e sorridere.

Nasce tra di loro una passione viscerale che va avanti tra ripensamenti, fughe, addii dolorosi, rimpianti e ritorni.
“I sentimenti sono geni maligni che ti aggrediscono all’improvviso, alle spalle, quando sei più debole e indifeso.” 

È Léontine che detta le regole del gioco d’amore, ma è Piergiorgio che ci racconta la storia, declinando i sentimenti al maschile, mostrando una prospettiva intima e diversa: quella delle contraddizioni in cui l’animo umano cade quando in gioco c’è l’amore.

“Ecco perché sei così attaccato ai ricordi dell’infanzia: non hai avuto l’adolescenza per sostituirli, per cancellarli. E ora l’adolescenza ritorna. Così a 45 anni, t’innamori con la passione di un liceale e scrivi ancora poesie. Non hai conquistato il disincanto della nostra età, le delusioni, le disillusioni  le amarezze, le vigliaccate. Stai solo cercando di recuperare il tempo perduto, di riappropriarti di un pezzo di vita che non hai avuto”.

Voce narrante e protagonista è, infatti, un uomo che parla di una relazione extraconiugale senza filtri, mettendo a nudo le proprie fragilità, raccontando non, banalmente, la storia di un tradimento, ma quella di un regalo che la vita decide di fargli in un momento totalmente sbagliato, quando i percorsi di entrambi sono già delineati.

Il tormento con cui Lea e Piergiorgio vivono la loro relazione è dovuto, da una parte all’incapacità di fare scelte drastiche e dolorose, e dall’altra alla paura di abbandonarsi, finalmente senza combattere, ad un sentimento che appare troppo bello per essere vero.
Il miracolo dell’amore, quel sentirsi completi solo se si è insieme (ecco il riferimento alla frase di Edgar Lee Masters) sembra lì, alla loro portata. Ma i due amanti non hanno l’incoscienza dei vent’anni, e sebbene le loro anime gemelle si siano subito riconosciute, hanno paura di andare fino in fondo e di mettere a rischio l’apparente sicurezza derivante dallo status sociale (il matrimonio, la paternità, la professione) che per anni ha rappresentato un comodo rifugio.
È la storia di due solitudini che potevano non essere più tali, del rimpianto per quello che poteva essere, della consapevolezza che la felicità deve fare i conti con il caso che spesso determina svolte decisive che non sempre vanno contrastate.
“Che strana storia è questa, tutto è iniziato così lentamente, quasi per caso, per gioco. Poi un crescendo, ritmi sempre più serrati e fitti, emozioni sempre più intense e forti. I fili tessuti dal destino hanno iniziato a intrecciarsi, mi sono sentita soffocare, ho avuto paura. Ho cercato di tagliarli, ma riapparivano …inesorabili a stringermi il cuore. Quando pensavo di avercela fatta, di essere riuscita a fuggire, i fili spezzati hanno ripreso a intrecciarsi, la trama a ricomporsi.
E sono fuggita di nuovo.
Tutto si è consumato così in fretta, troppo in fretta.
Hai ragione tu amore mio, ho avuto paura di volare, di sognare, di svegliarmi al mattino in compagnia del tuo sorriso perchè sapevo che non sarebbe mai stato solo mio”.
Infatti, si sa, alla fine è la vita che decide per noi, e quando, finalmente, dopo mille dubbi, piuttosto che lasciarsi trascinare dalle convenzioni si trova il coraggio di fare una scelta per sé, per la propria vita e i propri sentimenti, magari è troppo tardi…

Oltre alla storia d’amore un elemento davvero straordinario che sta alla base di questo romanzo, è il riferimento a Giuseppe De Nittis, il più grande pittore impressionista italiano, morto a soli trentotto anni (Lèontine è, appunto, il nome della sua musa/modella/amante/moglie parigina): questo offre all’autore la possibilità di parlare con emozione della magia dei quadri di questo grande pittore pugliese che si può ammirare a Barletta nello splendido palazzo cinquecentesco in cui le sue opere sono esposte. Lo spunto è autobiografico: la passione per l’artista è nata ”esattamente come è descritta nel romanzo –dice Mastrolonardo in un’intervista- da quando mio padre mi accompagnò per la prima volta a Barletta a vedere i quadri di De Nittis. Li trovammo in buona parte abbandonati in uno scantinato. Una desolazione. Mio padre pianse, quelle lacrime mi hanno segnato”.

Un altro merito dell’autore sta nel saper regalare al lettore bellissime e nitide immagini di una Bari inaspettatamente romantica (cooprotagonista della narrazione) e di altri deliziosi angoli della Puglia, come riesce solo ad un uomo innamorato della sua terra.

“Lettera a Lèontine” è il romanzo d’esordio di Raffaello Mastrolonardo (manager di banca nato appunto a Bari nel 1961), pubblicato nel novembre 2008 per i tipi della pugliese Besa. Finisce presto tra i dieci libri più venduti nelle librerie di Bari, in compagnia di Carofiglio, di J.K.Rowling, Zafòn e altri. Dato l’inaspettato successo, un’importante libreria di Bari dedica al libro un’intera vetrina e spazi interni in primo piano: “Questo è un libro strano –osservò un noto libraio del capoluogo- dopo averlo letto, i clienti tornano a comprarlo perché sentono il desiderio di regalarlo“. E ancora: “Acquistano Léontine anche a cinque copie per volta. Chi l’ha letto sembra che voglia regalare solo quello. Una cosa che ho visto davvero raramente“. A tutto ciò seguono presentazioni da parte di librerie e privati, così da dare il via un passaparola senza precedenti. Divenuto un caso editoriale è stato ristampato dalla casa editrice milanese TEA nel 2010.

“Tu hai smosso un equilibrio che pigramente mi ero costruito, e la vita artificiosa, appagante, la tana del mio letargo emotivo, l’ho improvvisamente vista nella sua luce e dimensione reale”. 

Una storia d’amore affascinante, che si arricchisce del profumo del mare e del sole della nostra Puglia.

Autore: Raffaello Mastrolonardo
Titolo: Lettera a Léontine
Editore: Tea libri
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 10 euro
Pagine: 324

Giusy Gatti Perlangeli