Le nostre vite continuano ad allungarsi: che farne?

E si, oggi mi ritrovo in vena filosofica, cosa che mi succede spesso quando sono in volo sull´oceano, specialmente se di notte mentre la maggior parte dei miei vicini di viaggio già dorme…  Forse sarà colpa della vicinanza al cielo, o forse della lontananza dalla terra, o forse, e credo più semplicemente e più probabilmente, sarà l´effetto del buon cognac con il quale mi piace, in volo, concludere la mia cena tra le nuvole.

La scelta poi del tema specifico di questa volta, più o meno felicemente sintetizzato dal titolo che ho voluto assegnare a questo scritto, è invece un po’ più facile da spiegare: ho da pochi giorni compito i miei sessantatre anni e ormai da qualche stagione, per una mia esplicita e personale scelta, mi ritrovo con gradualità a disporre di sempre più tempo libero dagli impegni formali del mio lavoro, di quello cioè di docente e progettista di gallerie. E del resto mi sembra abbastanza giusto e normale, visto che prima che termini questo mese di ottobre si compiranno i 40 anni dal giorno della mia laurea.

E per mia fortuna di cose da fare in questo ritrovato tempo libero, certo destinato in un futuro prossimo ad incrementarsi ancor più, ne ho sempre tante: innanzi tutto viaggiare, ad ogni minima occasione “capitata o ricercata”; poi leggere per mantenermi informato, per conoscere, per rilassarmi o divertirmi, etc.; poi scrivere per comunicare con amici e conoscenti, per distrarmi, per trasmettere o iterloquire con gli altri, etc.; poi vedere un bel film, assistere a uno spettacolo, ascoltare buona musica, degustare una vera birra, fumare un avano di qualità e poi, …caminare caminare e caminare lungo le strade di questo nostro peculiare mondo.

Apparentemente quindi sembrerebbe proprio che la vita scorra bene, nulla infatti di specifico o di particolarmente grave da lamentare. Eppure ho la palese sensazione che forse non è giusto cullarsi e cosí lasciarsi semplicemente trasportare dal succedersi dei giorni e degli eventi: del resto non l´ho mai fatto fino ad ora e probabilmente presto o tardi mi sentirei a disagio.

Forse è invece il momento giusto di chiedersi: …e che cosa farò in seguito? Ho ancora dei doveri da assolvere, dei compiti da eseguire, delle attività da completare, degli obiettivi da rincorrere e da raggiungere?

Difficile rispondere? Forse no, di possibili risposte infatti me ne vengono alla mente diverse, ma è certamente difficile ricercare ed ottenere la risposta corretta o quanto meno quella migliore, anche perchè molto probilmemte non esiste un´unica riposta “migliore”, ma ne esistono una o più d´una diverse per ognuno di noi.

Però io, adesso, approfittando dell´atmosfera sempre un po’ magica del volo, credo di averne trovato una di risposta e voglio condividerla con chiunque ne abbia voglia, e comunque con quei tanti amici più o meno coetanei miei, promovendoli per questa volta a miei interlocutori privilegiati, a scapito dei più giovani ai quali generalmente preferisco rivolgermi da queste mie pagine.

Ebbene ecco qual’é la mia risposta al cosa fare da grande, a cosa cioè fare in seguito: “imparare e insegnare” e per dirla meglio: “continuare a imparare e continuare a insegnare”.

“Imparare” indubbiamente si, perchè è una necessità, una condizione sine qua non per poi poter “insegnare” che è invece la parte più importante, quella più trascendente, quella che in effetti riempirebbe per se la risposta alla fatidica domanda.

E perchè? Ma perchè, a pensarci bene, l´unica cosa tangibile che finalmente rimane del “passaggio” di ognuno di noi, è solo tutto ciò che abbiamo insegnato e che possiamo anche continuare ad insegnare senza più esserci: non rimane quello che si impara, ma quello che si insegna, anche se ovviamente solo si può insegnare ciò che si è imparato.

C’é purtroppo però da dire che non necessariamente si insegna tutto ciò che si impara, anzi sono in tanti coloro i quali “passano” senza insegnare quanto hanno appreso: taluni inavvertitamente, tali altri volontariamente; commettendo un grave errore i primi e commettendo una grave infamia i secondi: la vita e del resto anche la storia, sono difatti piene dei primi -i distratti- e strapiene dei secondi -i meschini- dei quali, incredibile ma vero, ne ho conosciuto addirittura tra chi l´insegnamento pretendeva esercitarlo come professione.

Un mio “famoso” collega professore universitario, si pregiava di possedere una vastissima biblioteca tecnica personale specializzata nel campo delle gallerie -non era ancora giunto il tempo di internet- e quando fotocopiava per qualche suo studente o collega un qualche capitolo di un determinato testo o articolo che gli veniva richiesto per una tesi o una ricerca, si preoccupava con zelo di escluderne ogni possibile riferimento bibliografico ed alle volte volte finanche il titolo.

Una volta, mentre era alla sua scrivania intento a sfogliare una rivista scientifica, fu sorpreso da un collega che credette di riconoscere in una figura della pagina aperta uno schema al quale era particolarmente interessato e che pertanto gli chiese di poter dare uno sguardo a quella pagina. Ebbene quel “famoso” collega, visibilmente irrigidito ed impacciato, porse in qualche modo la rivista tentando grottescamente di coprire con il suo avambraccio il titolo e l´autore dell´articolo. L´altro collega, intuendo la evidente e meschina circostanza, tempestamente ringraziò e tolse il disturbo.

Ma torniamo  all´imparare ed all´insegnare: come e da chi si impara, e come e a chi si insegna?

Imparare” vuol dire “apprendere, assimilare, capire, afferrare, conoscere, impratichirsi, istruirsi”. “Insegnare” vuol dire “istruire, avviare, educare, addestrare, spiegare, mostrare, indicare, rivelare”.

Si impara innanzitutto dalla vita, quindi dalla scuola e dallo studio in generale, ma anche dal lavoro, dalla lettura, dal viaggiare e dall´osservare, dall´informazione, e si impara molto dagli altri. E si insegna generalmente a chi é più vicino e presente, ma si puo’ anche insegnare a chi é lontano e assente; ed infatti si insegna sia con la parola che con la scrittura, ma anche con tante altre forme di comunicazione, e si insegna anche insegnando ad altri ad insegnare, moltiplicando cosí quell´insegnamento e finalmente, si insegna con l´azionare e cioè con l´esempio.

Chiaro? Forse non completamente, ma spero che lo sia per lo meno in una qualche misura. E adesso provo a concludere.

Cosa farne quindi di una vita che sembra destinata ad allungarsi sempre più? Cosa fare quindi da grandi? Come quindi occupare in seguito il nostro tempo libero?

Ebbene, la mia proposta é la seguente: “insegnare”, con la parola, con la scrittura, con la comunicazione in generale e sopratutto con l´esempio. Insegnare tutto quanto di meglio abbiamo fin qui imparato, ma non solo, perché sarebbe insufficiente: per poter veramente continuare ad insegnare è assolutamente necessario continuare a “imparare”. E pertanto? Altro che troppo tempo libero! Altro che non aver nulla da fare!

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