“La prima persona che vivrà fino a 150 anni è già viva oggi”. Cos´è? Semplicemente la traduzione del testo in inglese che ho letto su di un cartellone pubblicitario in California, che ho poi voluto fotografare. La pubblicità è di Prudential, una società assicuratrice, e infatti il sottotitolo del testo pubblicitario recita “Fatti trovare pronto per una pensione più prolungata”. E allora? Non so bene perchè, ma a me la cosa ha fatto riflettere. Prima mi son chiesto: ma è vero? O quanto meno, ma è possibile?
E quanti anni potrebbe avere questa persona? Quindi qualche conticino in fretta… se fosse appena nata vorrebbe dire che vivrà fino al 2163, mentre se ha già 30 anni vorrebbe dire che vivrà fino al 2193… accidenti quanto tempo, e quindi certo che può essere possibile, anzi vero. La speranza di vita in Italia mi pare sia oggi di circa 86 anni (84 anni per gli uomini e 88 per le donne) e negli ultimi trenta anni il suo incremento è stato dell`1% annuo per un totale di 7 anni accumulati, il chè vuol dire che oggi si vive quasi il 10% di anni in più che nel 1983. E qualcosa del genere era successa per i trent´anni precedenti, e quindi supponendo che si mantenga la tendenza, nel 2043 una donna italiana vivrà medianamente 9 anni più di adesso, cioè 97 anni, poi nel 2073 ancora 10 anni in più, cioè 107 anni, nel 2103: 118 anni, nel 2133: 130 anni e nel 2163: 143 anni, e nel 2193: 157 anni, e un uomo solo una decina di anni in meno, però prossimo anche lui ai 150 anni… come volevasi dimostrare! Hahaha! c`è un trucco… ma la sostanza non cambia di molto, certo è infatti che alcuni dei bambini piccoli di oggi potranno vivere fino a compire circa 150 anni.
OK, giochino dei numeri e delle proiezioni a parte, e una volta venuto fuori dal tunnel del tempo -deformazione professionale si potrebbe dire- la riflessione sul tema è poi continuata, naturalmente su tutt`altro piano. Questi nostri bambini, che vivranno così a lungo, come vivranno? Meglio o peggio di noi? Certo saranno in tanti ad abitare questo stesso pianeta, e staranno quindi molto più stretti. Ma per il resto? A voler essere pessimisti non c`è che l`imbarazzo della scelta del punto di vista su cui concentrarsi, e a noi italiani basterebbe poi sfogliare i giornali quotidiani, o ascoltare le notizie e sopratutto il talk-shows televisivi: praticamente una gara a chi più riesce ad essere catastrofista.
E ai futuri plus-centenari brindisni come andrà? Ma certamente ancor peggio che alla media degli italiani… E già, sono infatti ormai decine e decine di anni che la città è in continuo e rovinoso declino, affermano in tanti, e quindi? Però, sto fatto che si vivrà così a lungo, e che oggi si vive già molto più a lungo di 30 anni fa, e ancor di più che 60 o 90 anni fa… in qualche modo sembrerebbe contrastare con il fatto che, così come dicono quei tanti, si vive peggio. Ma sarà proprio vero? Ma i nostri nonni a Brindisi avevano davvero una qualità di vita molto migliore della nostra? Certo mangiavano cibo sano, certamente organico e non geneticamente modificato, tutto a base di pasta, pane, cereali, legumi e verdure, e frutta appena raccolta dall´albero, e alcuni di loro anche pesce fresco e tanti frutti di mare, e poi bevevano dell´ottimo vino, ottimo e sopratutto abbondante. E allora perchè vivevano meno?
Certo la medicina non era così progredita come lo è oggi, ma forse non era neanche alla portata di tutti, e gli ospedali forse non erano come quelli precari di oggi, erano molto peggiori, e forse quell`alimentazione così genuina non era del tutto bilanciata, e forse quella vita sana tra le campagne da coltivare e i mari da pescare era chissà anche un pò sacrificata, forse in fondo era una vita di stenti, di 12 ore e più di duro lavoro giornaliero, anche alle intemperie, e quando pioveva e faceva freddo ci si bagnava e poi non ci si asciugava come si deve, senza quei termosifoni che fanno rincarare eccessivamente quelle odiose e speculative bollette invernali. E i nostri bisnonni ed i loro padri e nonni a Brindisi, come vivevano? Meglio dei nostri nonni e meglio di noi? Naturalmente non ce lo possiamo ricordare, nè se lo ricordano i nostri genitori, ma per fortuna abbbiamo la documentazione storica che ce lo può raccontare, e a Brindisi siamo veramente fortunati da questo punto di vista, abbiamo l`immensa e valorosissima documentazione archiviata nella Biblioteca arcivescovile, fondata nel 1798 grazie all`intelligenza alla generosità e all`operosità di quel bravissimo nostro concittadino, l`arcivescovo Annibale De Leo. Leggendo tra quei tantissimi e preziosi documenti, molti di storia “grande” ed anche molti altri di storia “minuscola”, di quella cioè più quotidiana, potremmo scoprire che la storia dei nostri antenati brindisini è trascorsa tra numerosi e continui alti e bassi, dalla gloria alla cenere, e più volte, e per periodi di durate diverse, periodi annuali, decennali e anche centenari, periodi di progresso e persino di grande splendore alternati da periodi di regresso e persino di miseria estrema.
Ma allora, non staremo forse solo vivendo uno dei tanti periodi negativi della più che bimillenaria storia di Brindisi e non avremo forse già magari toccato il fondo di questa negatività e solo abbiamo bisogno che si inverta, ancora una volta, la tendenza? E se così è, come fare a incentivare, a favorire questa inversione? Non certo con la semplice constatazione delle tante negatività che sembrano accerchiare la città e la vita cittadina, nè tanto meno con l`ometterne la loro esistenza, ma sicuramente con volontà e dedicazione, e con la lotta attiva contro tutte quelle negatività, da parte di quei tantissimi bravi nostri concittadini che ogni giorno fanno silenziosamente il loro dovere di padri e di madri, di lavoratori e di lavoratrici. E poi si fa presto a dire, anche perchè forse in certi casi può risultare comodo, o accomodante… “non c`è di peggio al mondo, meglio rinunciare a tutto ed andare via, ormai non c`è più speranza per il futuro di questa città”. Ebbene, andar via, esplorare nuovi orizzonti, è certamente un diritto, ed in qualche caso anche un dovere, ma bisogna però avere ben chiaro che, purtroppo, di peggio, anzi di molto peggio, al mondo c`è, sia nell`economico, sia nel sociale, sia nel politico e sia nel culturale: ve lo potrei giurare! E quando non “di peggio” c`è comunque e molto spesso “di duro”, come ce lo racconta molto bene Dino Tedesco, un nostro concittadino di grande successo, anche lui abitante in “Via da Brindisi”: « Comu, no lu sapìa ca m`era fari strata fori ti casa mia? Ma ci si lu critìa ch`era totta nchianata! » E tornando al punto iniziale: Ma come vivranno, fino a quasi 150 anni, i nostri bambini di oggi? Ho letto a questo proposito alcune frasi che forse possono aiutare ad immaginare una risposta soddisfacente a questa domanda, e per questo le voglio qui condividere, estraendole dalla risposta offerta alla stessa domanda rivolta da una signora brindisina incinta, molto sconfortata dalla realtà che nella città e nel paese intero si sta vivendo ogni giorno, e quindi molto preoccupata per la vita che avrebbe vissuto il frutto della sua imminente procreazione: «Quando nasce un bambino è doveroso farsi contagiare dall`ottimismo, dalla vita che comincia, dalla voglia di futuro.
Non è lecito coltivare il pessimismo, farsi trascinare nel gorgo del malessere che toglie ogni speranza. Non appena sarà nato, guardi il suo bambino e pensi che avrà certamente la fortuna di vivere in un`altra città e in un altro paese diversi da quelli che abbiamo oggi e nei quali l`attuale classe politica e dirigente sarà stata pensionata da un pezzo. Un`altra città che è tutta da costruire insieme con tutta la tantissima gente che si incontra ogni giorno e che guarda avanti e che con il lavoro onesto e duro manda avanti questo nostro mondo che nonostante tutto, certamente andrà ancora una volta “in avanti”.» [email protected]