In un mio precedente intervento mi ero lamentato di quanto poco stesse facendo la nostra città per qualificarsi come Smart City (o città intelligente). Tanto più che in altri centri della nostra Regione, a cominciare dal Comune capoluogo, si erano messi in campo progetti elaborati in collaborazione con ENEL che avevano consentito a quelle città di accedere alla ingenti risorse messe a disposizione dalla Comunità Europea per il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni inquinanti, l’introduzione di tecnologie digitali nei processi amministrativi, il riutilizzo dei rifiuti urbani.
Dopo di allora qualcosa si è mosso.
Il Comune ha raggiunto una intesa con ENEL per la fornitura gratuita di colonnine destinate ad alimentare auto elettriche.
Non è la prima volta che si instaurano forme di collaborazione di questo tipo tra ENEL ed Enti Locali. Ricordo la fornitura gratuita di mezzi elettrici a Comune e Provincia, quasi sempre rimasti ad impolverarsi nelle autorimesse pubbliche.
Ora potrebbe essere giunto il momento di porsi traguardi più ambiziosi, capaci di collocare alla avanguardia Brindisi, almeno nel settore della mobilità urbana.
Si tratta di saper far funzionare la fantasia.
Quando si parla di auto elettriche spesso si pensa ad un settore di nicchia, riservato a pochi eletti. E, del resto, lo scetticismo pare assolutamente giustificato se solo si pensa che oggi i mezzi elettrici rappresentano meno dell’un per cento del mercato delle auto. .Eppure l’industria automobilistica sta effettuando ingenti investimenti nel settore. Bastava essere presenti alla manifestazione Eco Mondo, che si svolge ogni anno a Rimini (chissà perché i nostri amministratori preferiscono improbabili missioni all’estero piuttosto che frequentare i luoghi di casa nostra in cui germogliano idee nuove!), per rendersene conto. Un intero padiglione era dedicato alle Smart City, con particolare attenzione al settore della mobilità urbana.
E molte cause automobilistiche esponevano i loro più moderni modelli di auto elettriche (RENAULT, TOYOTA, persino BMW). Certo, mancava la FIAT, che sembra aver dedicato maggiore attenzione alle auto alimentate a metano o GPL. Ma tutto lascia intendere che siamo alla vigilia di un ritorno agli albori della mobilità urbana. Pochi sanno, infatti, che nel ‘900 il 34% delle auto circolanti negli Stati Uniti erano elettriche. E che la maggiore compagnia elettrica americana dell’epoca era anche il maggior produttore e possessore di auto negli USA. I veicoli erano perlopiù forniti sotto forma di noleggio, per poche ore, settimane o mesi. Quindi, oltre cento anni fa il mercato aveva già sviluppato forme di car sharing elettrico.
E c’è voluto oltre un secolo per accorgersi che, forse, quello era il miglior sistema per soddisfare le esigenze di mobilità urbana. Furono le lobby industriali dell’epoca a combattere la mobilità elettrica a favore di quella a benzina, spostando ingenti investimenti in quella direzione e sviluppando il motore a combustione. Ora sembra che le stesse lobby stiano intraprendendo il percorso inverso. In Italia le condizioni sono ideali per favorire forme di mobilità di questo tipo: città non troppo estese, molto popolate e poco distanti tra loro. Non è un caso che il Ministero delle Infrastrutture stia per lanciare un programma di finanziamenti destinati a favorire la diffusione di una rete di stazioni di ricariche elettriche su scala regionale. La Puglia, e Brindisi, potrebbero candidarsi a svolgere una funzione pilota.
E’ quanto illustrai ad un gruppo di esperti ed imprenditori che mi interpellarono in merito, qualche tempo addietro. Come sempre la richiesta che mi veniva fatta era di individuare forme di finanziamento a fondo perduto per far nascere una rete di stazioni di distribuzione di energia elettrica destinata a rifornire mezzi alimentati con quella forma di “combustibile”. Cercai di spiegare che la nostra Regione non ha bisogno di iniziative imprenditoriali assistite. Che forse si poteva chiedere altro ad un Ente che ha potestà legislativa.
Per esempio, forme di agevolazione in campo urbanistico per quei centri commerciali o strutture ricettive che accettavano di ospitare stazioni di ricarica. Oppure, l’avvio di collaborazioni con le compagnie aeree che scalano i nostri aeroporti (ben quattro, nel raggio di poche centinaia di chilometri) e con le case di autonoleggio per proporre ai tanti turisti, che oramai hanno scelto la Puglia come loro meta preferita, vacanze itineranti con l’ausilio di mezzi elettrici. O, infine, il varo di programmi di diffusione delle stazioni di ricarica da mettere in campo in sinergia con ENEL, che in Puglia produce una gran quantità di energia grazie alla presenza di centrali di notevoli dimensioni. Magari anche pensando di far insediare nella nostra Regione industrie capaci di costruire le colonnine o, addirittura, mezzi elettrici di piccole dimensioni.
Ma le risorse?
Ecco il guizzo di fantasia. Nel nostro territorio negli ultimi tempi abbiamo assistito alla confisca di numerosissimi impianti fotovoltaici, realizzati in difformità della normativa nazionale e regionale di settore. Perché il Comune non ne chiede la gestione, magari in collaborazione con ENEL? Con i ricchi incentivi che lo Stato italiano riconosce alla produzione di energia con fonti rinnovabili si potrebbe realizzare la rete di stazioni di rifornimento che oggi manca. E l’energia prodotta e immessa in rete potrebbe poi essere distribuita gratuitamente, con accordi di “scambio” appunto con ENEL, ai possessori od utilizzatori di auto elettriche.
Così, senza colpo ferire e senza aver necessità di risorse aggiuntive, ci saremmo posti all’avanguardia in un settore che presenta margini di sviluppo notevolissimi e avremmo qualificato la nostra città come una delle più “intelligenti” in Italia.
E’ chiedere troppo?
Giovanni Antonino