100 anni fa moriva Antonio Sant’Elia Architetto. A Brindisi, il quartiere col suo nome

di Giancarlo Sacrestano

Sant’Elia aveva appena 28 anni, quando fu freddato sul Carso, il 10 ottobre 1916. Antonio, di mestiere faceva l’architetto, ma i suoi progetti erano ancora per lo più sulla carta, come quello a cui stava lavorando, il cimitero di guerra di Monfalcone in cui avrebbero riposato le spoglie dei soldati della divisione “Arezzo”.

Secondo quanto si tramanda nella sua famiglia, andò all’assalto al grido: “Ragazzi, stanotte si dorme a Trieste o in Paradiso tra gli eroi”. Cadde, da lì a poco, colpito da una palla di cannone. Fu il primo a riposare nel cimitero degli eroi di Monfalcone. Nel 1921 la sua salma fu traslata al cimitero Monumentale di Como, la sua città natale.

Antonio Sant’Elia, architetto, nel 1914, intriso di quell’aura del movimento futurista di Filippo Marinetti, pubblica il “Manifesto dell’architettura futurista” vero decalogo cui farà riferimento gran parte della progettazione del XX secolo.

Antonio Sant’Elia, visionario della “città nuova”, un concetto di nuova immagine di casa, ma anche di spazio urbano in cui la casa deve collocarsi. Basti pensare che le sue visioni, qualche anno dopo, saranno riprese dal regista tedesco Fritz Lang nel colossal “Metropolis”. Suggestioni ed intuizioni che oggi noi viviamo nel nostro quotidiano.

A Brindisi, Sant’Elia è un quartiere della periferia della città. Un luogo urbano il cui assetto richiama l’elaborazione di una città nuova e proiettata nel futuro. Un impianto viario estremamente confortevole e dinamico, facile da intuire e veloce da interpretare; spazi urbani destinati ad attività di socializzazione ed un soddisfacente indice di spazio destinato a verde pubblico. Wow!

Detta così, persino Fritz Lang avrebbe voluto girare qualche scena del suo colossal nel quartiere brindisino titolato all’architetto futurista che ha preannunciato la modernità. Chiunque frequenti o semplicemente visiti il quartiere, ha subito la sensazione che di tanto investimento progettuale, quel che resta è un fantasma, al pari della toponomastica che richiama alla memoria veri giganti dell’arte, da Viale Leonardo Da Vinci a viale Caravaggio, a via Andrea Mantegna o a via Pelizza Da Volpedo di cui si apprende perché ce li ricordano dozzinali segnali.

Dell’ impianto viario estremamente dinamico e confortevole, solo il nome, che per il resto l’incertezza è sovrana, la velocità di percorrenza no, ma il discorso si sposta dall’urbanistico al sociale, denunziando il quartiere, un deficit di consapevolezza, che ancora tarda ad essere colmato.

Interessante esperienza urbana, Sant’Elia, il quartiere, che nasce sulle migliori percezioni del vivere moderno, ma che paga, come poche altre aree di Brindisi, il mancato coagulo, la mancata spinta alla costruzione di un tessuto sociale, un programma d’investimento, cura e promozione della vera risorsa, quella umana, unico vero lievito per ogni comunità.