I difensori di Varsavia nel fortino di Brindisi

di Giancarlo Sacrestano

L’11 novembre si celebra in Polonia la festa dell’indipendenza. L’11 novembre del 1918, terminava ufficialmente la prima guerra mondiale, la Germania firmava l’armistizio con le forze alleate di Inghilterra, Russia, Francia e Italia e sparivano dalla carta geografica l’impero austro-ungarico e quello turco.

In quello stesso giorno del 1918 la Polonia riconquistava l’indipendenza dopo 123 anni dalle spartizioni del suolo nazionale tra tedeschi austriaci e russi.

A guidare il risorgimento nazionale era stato il generale Józef Klemens Pilsudski che nei giorni successivi assunse la carica di capo della repubblica polacca). La coincidenza di quegli avvenimenti non fu assolutamente fatto casuale. Quanto la Polonia sia legata particolarmente a tutta l’Italia e a Brindisi, è argomento che occupa interi libri a partire dal fatto che i due Paesi condividono uno stesso canto nazionale. L’inno di Mameli e la Marcia di Dabrosky (scritta e cantata la prima volta a Reggio Emilia nel 1797) sono l’unico esempio di gemellaggio al mondo. Nelle strofe gli aneliti di libertà e l’incitamento al risorgimento reciproco e all’unità nazionale.

Da Brindisi, si può ben dire, ha avuto la sua genesi il secondo risorgimento italiano, come pure da Brindisi, quello polacco. Brindisi, accogliendo il re, il governo ed il comando delle forze armate, garantì nel semestre da Capitale del Regno, la genesi e la formazione libera della nuova identità nazionale. Le cronache dell’anno riportano che a partire dal 15 dicembre del 1943, arrivava in Italia il Secondo Corpo d’Armata polacco, alla guida del generale Wladislaw Anders. Lo sbarco avvenne nei porti di Taranto per le truppe e a Brindisi per i mezzi, gli armamenti e la logistica.

Il quartier generale venne allestito in un campo sulla murgia tarantina, nei pressi di Mottola. A Brindisi invece, sede del governo e del re del piccolo regno del Sud, venne garantita la cortesia dell’inviolabilità riservata alla città capitale, che restava invece sotto l’esclusivo controllo delle autorità italiane. Le truppe polacche erano giunte in Italia col fine di risalirne il crinale adriatico liberando le città dai tedeschi. Avrebbero svolto il lavoro sporco per conto dell’8^ armata britannica che invece nello stesso tempo provvedeva a spostarsi in Francia per lo sbarco in Normandia previsto per la primavera del ’44. A Brindisi, nel Salento, ma anche in tutta la Puglia, non sosterranno alcuna battaglia, poiché la regione è saldamente in mano alle truppe italiane ed alleate. Risulta pertanto decisivo il contributo offerto dal secondo corpo d’armata nella guerra di liberazione e notevoli ed eroiche le doti che gli uomini e le donne di Polonia, dimostrarono nel perseguire il fine di liberare l’Italia dal nazismo. Ancona e Bologna, sono tra le città in cui i polacchi sono entrati quali primi liberatori. Il generale Anders coniò pure un motto per il II Corpo d’Armata: “Per la vostra e la nostra libertà”. Ancora una volta, come alla fine del diciottesimo secolo, polacchi ed italiani, sullo stesso fronte, per il medesimo anelito di libertà.

Ancora una volta i polacchi, sorta di “clandestini” d’Europa, nuovamente scacciati dalla loro patria, si uniscono agli italiani col medesimo proposito, la libertà. Nell’autunno del 1943, il Salento vive un tempo di relativa quiete. Qui arrivano ingenti gli aiuti delle forze alleate e nel porto di Brindisi, migliaia di tonnellate di viveri e vettovaglie vengono scaricate dalle decine di navi chiamate a sostenere lo sforzo di una guerra che durerà due anni. Le popolazioni civili, sino a qualche mese prima assoggettate alla fame e alla miseria, fanno il pieno di pane e ottimismo e la speranza ricomincia ad impadronirsi delle persone. In Puglia i polacchi trovano cordiale ospitalità e proprio nel Salento vivranno con particolare quiete una stagione di relativa serenità. Qui ricostruiranno parte del loro tessuto culturale andato distrutto dopo il primo settembre del 1939 con l’invasione della Polonia da parte di Hitler e la compressione da est subìta dal gigante sovietico.

A Casamassima viene costruito un ospedale militare che soddisfa le esigenze dell’imponente forza militare, ma anche nella terra tarantina di Palagiano, un altro presidio sanitario permette ai polacchi di curarsi, ma anche di aprirsi al territorio. Nel tempo di rigenerazione dalle battaglie, gli uomini e le donne polacche in armi, studiano e frequentano i ricostituiti licei e si confrontano con le esperienze del territorio. E’ certamente questo il modo migliore per ritessere quel tessuto di valori e di cultura che sostiene ed offre garanzie ad ogni aggregato sociale, ad ogni popolo che si rispetti. Loro, i polacchi, clandestini d’europa, soldati di un’armata anomala, dimostrano che la guerra ci dimostrano, dal profondo della sofferenza, a cosa servono gli ideali.

Il 4 dicembre del ’43, si insedia a Brindisi, presso “Campo Casale” – così gli alleati chiamano il principale campo di aviazione brindisino – il 1586° bomber squadron Duty special. Tuttavia, nei suoi comunicati interni e la corrispondenza, il personale polacco utilizza la denominazione di 301° Bomber squadron soprannominato “Defenders of Warsaw” (difensori di Varsavia). Il 5 gennaio del 1944, di ritorno da una missione di volo sui cieli polacchi, periscono gli equipaggi dei “liberator B 24” BZ 949 e BZ 589 pilotati da F / Lt Witold Paszkiewicz e da F / Lt Witold Bohuszewicz. Le loro sepolture, come quelle degli equipaggi, composti da Tadeusz Domoradzki , Josef Marchwicki, Jerzy Drong, Kazmierz Finder, Mieczyslaw Kuznicki, Roman Blazenski, Piotr Halik, Zygmunt Dunski, Zdzislaw Taczalski, Ljulian Bucko, si trovano presso il cimitero militare polacco di Casamassima, in provincia di Bari, insieme ad altri 421 connazionali che in armi hanno combattuto per la “nostra e la loro libertà”. Nel libro di memorie edito nel 1949 “Destiny can wait” gli aviatori polacchi raccolsero le testimonianze e le emozioni vissute durante la seconda guerra mondiale.

La Base di Brindisi, nella loro testimonianza è spesso identificata con la parola “casa” ovvero il luogo domestico della intimità e del riposo. Brindisi quindi è stata la casa degli aviatori polacchi. Il comandante pilota Arciuszkiewicz, nel suo ricordo della sua prima missione sulla Polonia dice testualmente: “Nessuno è stato ferito ed i motori sono in funzione senza intoppi. Il pannello anteriore della cabina appare come un setaccio, il banco ha un buco, la mappa è gravemente lacerata, e ci sono due grossi fori nella parete. E dire che è stato un bel volo, così tranquillo! Il sistema di raffreddamento o le vasche possono essere state forate, non si può dire ancora. E’ la luce del sole luminoso sopra la base (Brindisi) e stiamo atterrando”. Quando il primo agosto del 1944 scoppia l’insurrezione di Varsavia contro i nazisti, furono proprio gli aviatori polacchi di Brindisi ancora più motivati a portare in Polonia gli aiuti alimentari ed il sostegni di armi agli insorti.

Il pilota Glebocki descrive nelle sue memorie i sentimenti tra gli equipaggi della base brindisina: “Il Warsaw Rising (l’insurrezione di Varsavia) scoppiò il 1 ° agosto 1944, tra le quattro e le cinque del pomeriggio, per noi, che ascoltavamo dalle radio, l’unica questione vitale è stata: Varsavia sta combattendo – quando si vola per aiutarli?”. I voli partivano dalla base brindisina soprattutto di notte e senza alcuna sosta giungevano su Varsavia, ma anche sulle altre città polacche, dove sganciavano i loro preziosi aiuti, volando tanto basso che il rumore dei motori non copriva lo screpitio e il calore delle fiamme che avvolgevano i palazzi incendiati. La Campagna d’Italia è costata al II Corpo d’armata Polacco 17.131 uomini tra morti, feriti e dispersi.

Le spoglie dei caduti”per la nostra e la vostra libertà” riposano nei cimiteri di Casamassima (Bari,450), Monte Cassino (1070), Loreto Marche (1100),San Lazzaro di Savena (Bologna,1450).”NE VI IUS OPPRIMATUR FORTITER ET NOBILOITER CECIDERUNT”, in polacco “NIE SIŁĄ PRAWA ZŁAMANI, MĘŻNIE I SZLACHETNIE ZGINĘLI”, in italiano “IL DIRITTO DI NON ESSERE OPPRESSI CORAGGIOSAMENTE E NOBILMENTE CADDE”. L’8 giugno 1946 nessun polacco sarà invitato a Londra a partecipare alla grande parata della vittoria di tutti gli Alleati, così come i soldati di Anders non avevano avuto l’onore di sfilare nella Roma liberata. Il risorgimento democratico italiano combattuto fianco a fianco con i polacchi, dovrà attendere la rinascita democratica di Varsavia, preannunciata sin dal suo insediamento il 16 ottobre 1978 dal Santo Padre, Beato Giovanni Paolo II, il Papa “venuto di lontano” e dopo il 1989 per essere definitivamente consolidata. Da allora i rapporti tra i due Paesi, si sono sempre più rinsaldati. E’ ora che, nel tempo che ricorda i settanta anni del biennio ’43 – ’45, Brindisi manifesti la propria dignità di porta di libertà per Varsavia.

(La prossima puntata domenica 17 novembre 2013)

Nella foto aerea dell’agosto 1943, il campo di aviazione dove a partire dal 4 novembre operò il 301° Bomber squadron “Defenders of Warsaw”