L’Italia verso il baratro, il re decide la fuga

di GIANCARLO SACRESTANO

Le ragioni che avevano spinto Mussolini a dichiarare guerra a Francia e Gran Bretagna sono tutte raccolte nel bisogno di alcune migliaia di morti (!) da buttare sul tavolo della pace.
Per lui, contrariamente a quanto avrebbe dovuto intravedere uno statista illuminato, la guerra era già finita, vinta dalla Germania.
Non gli sorse minimamente il dubbio che le truppe anglo-francesi avrebbero potuto trovare un improvviso scampo a Dunquerque. E neppure che l’aviazione inglese potesse mettere in decisiva difficoltà quella tedesca portandola alla sconfitta della Battaglia d’Inghilterra.

Un errore di valutazione, le cui ricadute si mostrarono nel tempo successivo e prepotentemente con lo sbarco degli anglo-americani in Sicilia,il 16 luglio del 1943.
Già durante l’estate del 1940, l’aviazione inglese bombardò le città industriali del settentrione nel tentativo di fiaccare la prouzione industriale nazionale. nel 1941, i bombardamenti assunsero un valore strategico suppletivo. Gli obiettivi non era più prettamente quelli militari, bensì le aree urbane con i loro monumenti e le testimonianze della cultura sociale. Dal 7 sino al 21 novembre 1941 , le forze aeree di Sua Maestà Britannica, presenti nel mediterraneo e a sostegno dell’alleato greco, fece sentire pesantemente la pressione della sua forza militare, bombardando anche Brindisi, distruggendone parti salienti del centro storico, mutilando il tessuto sociale urbano. Molti andarono via e si rifugiarono nei centri dell’entroterra.
A settantre anni dal quel 10 giugno del 1940, è importante riascoltare le parole pronunciate da Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia, per comprenderne col valore anche la scarsa avvedutezza. Ma quel che fa ancora effetto è la fortissima partecipazione della folla presente e di tutta quella che, a decine di migliaia, era assembrata nelle piazze di tutte le città, paesi e borghi d’Italia, collegate con la radio e che a tratti tracima in una condivisione fanatica all’accattivante, ma pur sempre farneticante oratoria del “condottiero” d’Italia.

10 Giugno 1940, ore 18.00 Roma, Palazzo Venezia – “Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate!
Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.
L’ora delle decisioni irrevocabili.
La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano…”.
(…) “Popolo italiano!
Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!”.
Nulla fece il Re per ostacolare la deriva bellica che aveva preso il Paese, contraddittoria è la sua figura nel rapporto col Capo del Governo. La ricostruzione avrebbe bisogno di molto più respiro e maggiore approfondimento, ma il Re si era venuto convincendo nel tempo che il suo trono diventava sempre più incompatibile col governo Mussolini e che con una strategia che ritenne di trovare facilitando alcuni gerarchi a sollevarsi contro il Duce, gli avrebbe consentito di riabilitare la corona e con essa le sorti di Casa Savoia.
Per quel che riguarda la popolazione della nazione, la sorte di centinaia di migliaia di soldati in armi sui fronti militari d’Africa, dei Balcani e di Russia, beh! Credo che sua l’unica vera storia onorevole che vale la pena di raccontare.
Succintamente, come fosse cronaca è il caso di ripercorrere quei giorni dell’estate del ’43 in cui il Re cercò di reimpossessarsi della dignità di sovrano d’Italia.
Mercoledì 28 luglio 1943, palazzo del Quirinale – Il Re discute col suo aiutante, il generale Puntoni: “Puntoni, la situazione si aggrava ogni giorno di più. Le piazze sono ormai controllate dai socialisti e dai comunisti. Non esiste più la borghesia, sembra essersi allontanata dagli avvenimenti. Inoltre so che alcuni fascisti sono fuggiti dal territorio nazionale per incontrarsi con i tedeschi. Di sicuro tenteranno un intervento armato”.
“Maestà, mi pare che per ora non ci siano stati grandi problemi. La situazione è sotto il controllo delle autorità militari”.
“Puntoni, lei deve fare in modo che io possa lasciare Roma. Non voglio fare la fine del Re del Belgio, mi deve organizzare un piano per la eventuale partenza. Non ho intenzione di diventare una marionetta in mano a Hitler. Voglio continuare a occuparmi del mio Paese in assoluta libertà”.
Sabato 7 agosto 1943 – Roma – Il Consiglio della Corona, un organismo di cui facevano parte, oltre al sovrano, il Maresciallo Badoglio, il Capo di Stato Maggiore Ambrosio, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Roatta e il comandante dei servizi segreti Giacomo Carboni, approvò a maggioranza di due terzi, la decisione di uscire dalla guerra. Ambrosio propose Giuseppe Castellano quale rappresentante italiano per le trattative di pace con gli anglo-americani.
19 agosto 1943 – Lisbona – Il generale Giuseppe Castellano incontra segretamente lo statunitense Walter Bedell Smith e il britannico Kenneth Strong cui consegna la disponibilità dell’Italia ad una resa. Al fine di evitare una posizione egemonica di uno degli alleati, (la supremazia militare statunitense o la brama di controllo dei traffici commerciali nel mediterraneo dei britannici) si decide di non dover provvedere alla conquista militare dell’Italia.
Per tutto il mese di agosto si erano intanto susseguite febbrili le consultazioni, ai più alti livelli per cercare di avviare una “exit strategy” dall’alleanza con i tedeschi nazisti.
La missione del generale Castellano, doveva restare segretissima, per evitare agli alleati tedeschi, che nel frattempo diventavano sempre meno tolleranti con gli italiani, di venire a conoscenza della inedita strategia italiana di cambiare casacca.
Nello stesso tempo Hitler ù predispone un piano per la liberazione di Mussolini, l’unico italiano che, secondo lui, può sostenere la traballante alleanza.
Venerdì 27 agosto – La Maddalena – un idrovolante tedesco sorvola l’isola dove è trattenuto Benito Mussolini, nel tentativo di liberarlo, ma il Duce del fascismo è stato, poche ore prima, trasferito in una località tenuta segreta. Più tardi si saprà che la destinazione era un albergo a Campo Imperatore sul Gran Sasso d’Italia.
Venerdì 27 agosto – Roma – Il generale Giuseppe Castellano torna nella capitale dopo la missione che lo ha impegnato per oltre quindici giorni di viaggio e poche ore di colloquio con gli emissari anglo-americani. Il generale, che non parla neppure una parola dù’inglese, ha solo ascoltato le condizioni dettate dai futuri alleati.
Domenica 29 agosto – Roma – Il Re viene informato dei risultati della missione del generale Castellano e delle condizioni dettate dagli alleati per un armistizio. Il sovrano e lo stesso Badoglio, definiscono il piano di adesione alle condizioni d’armistizio, ritenendo di poterle accogliere solo a condizione che gli alleati precedano la firma con almeno almeno 15 divisioni armate in due sbarchi militari dal tirreno centrale. Il supporto militare avrebbe sostituito l’inefficiente macchina militare italiana che risultava, alla prova dei fatti, assolutamente inadatta ad affrontare alcun combattimento contro il preparatissimo esercito tedesco che era più che pronto ad occupare l’Italia.
Martedì 31 agosto 1943 – Roma – Il generale Giuseppe Castellano viene ricevuto dal presidente del Consiglio, Maresciallo Pietro Badoglio cui riferisce le condizioni dell’armistizio proposte dagli alleati.
1 settembre 1943 – Roma Il Re Vittorio Emanuele III, accetta le condizioni dettate dagli anglo-americani ed autorizza il generale Castellano a recarsi in Sicilia, dove sono già sbarcate le truppe statunitensi, per definire l’accordo con gli alleati.
3 settembre 1943 ore 17,00 – Cassibile, Siracusa – Giuseppe Castellano per conto del presidente del consiglio Pietro Badoglio e Walter Bedell Smith a nome di Eisenhower, firmano l’armistizio.
6 settembre 1943 – Comando Supremo delle forze Armate – Bollettino n. 1199
“In Calabria le truppe italo-germaniche, strenuamente conteso al nemico soverchiante in uomini e mezzi il terreno del litorale, si attestano su nuove posizioni.
L’aviazione continua i suoi attacchi contro i rifornimenti avversari, impegnando in duri combattimenti le formazioni aeree anglo americane che appoggiano le operazioni terrestri.
In Adriatico una nostra corvetta, al comando del tenen¬te di vascello Riccardo Gladi da Trieste, ha colato a picco un sommergibile nemico.
Azioni di bombardamento hanno avuto luogo sulle zone di Aversa, Capua, Formia, Villa Literno e Viterbo; intercettati ad altissima quota dai cacciatori italiani, 2 quadrimotori e un bimotore precipitavano al suolo; un quarto velivolo, colpito dalle batterie di Brindisi, cadeva nei pressi dì Copertino (Lecce)”.

La prossima puntata sarà pubblicata l’8 settembre