Badoglio firma l’armistizio e dimentica la borsa

di Giancarlo Sacrestano

La sera del 28 settembre del 1943 si presenta con un tramonto sereno. Alle 19 dal porto di Brindisi, salpa la corvetta “Scipione l’Africano” con a Bordo una delegazione italiana guidata dal Maresciallo d’Italia, nonché Presidente del Consiglio, Pietro Badoglio, accompagnato dal generale Ambrosio, capo dello Stato maggiore generale, dal generale Roatta, capo dello Stato maggiore dell’esercito, dall’ammiraglio Raffaele De Courten, ministro della marina e comandante in capo della flotta navale, e dal generale Renato Sandalli, ministro dell’aviazione.

A bordo sale anche il generale inglese Mac Ferlane capo dell’appena costituito AMGOT, cioè il “Governo militare alleato nel territorio occupato che bei giorni precedenti aveva intessuto le trattative brindisine col re e il governo per definire le condizioni del documento definitivo che gli italiani chiamano armistizio, ma che nella sua stesura inglese rende meglio il senso della questione “Instrument of surrender of Italy” non è certo necessario essere degli anglofoni per capire che si trattava di un vero e proprio trattato di resa, altro che armistizio.

“E’ stata una bella notte di fine estate, priva di vento e col mare calmo” racconta il guardiamarina Franco Aliverti; “tutto tranquillo; scortati fino al tramonto da cinque aerei Spitfire; mai eravamo stati protetti così bene”.
Destinazione è il porto mediterraneo di Malta, dove l’indomani è prevista la firma del trattato di armistizio tra l’Italia e gli alleati anglo-americani.
Mercoledì 29 settembre 1943, ore 11,30 Malta – a bordo della corazzata Nelson alla fonda nel porto dell’isola, si incotrano Badoglio e Eisenhower per la firma dell’armistizio lungo (Long Armistice)
che si compone di ben 44 clausole che indicano le condizioni aggiuntive che gli Alleati fanno ora conoscere ai termini dell’articolo 12 dell’atto di capitolazione (Armistizio corto) firmato 26 giorni fa. Le clausole sono la specificazione degli undici articoli di cui si componeva lo strumento della capitolazione dell’Italia firmato, appunto, il 3 settembre. 
Queste condizioni aggiuntive hanno carattere tecnico ma risultano ancor più restrittive di quanto il governo Badoglio si attendeva dalla interpretazione di quelle di cui era composto il documento dell’armistizio corto. Non contemplano alcun impegno sia da una parte che dall’altra circa il futuro assetto politico, militare, economico e territoriale dell’Italia ma esaminano i vari diritti che i governi Alleati, a seguito della resa dell’Italia, intendono riservarsi per tutta la durata dell’armistizio, ossia fino alla firma del trattato di pace, nel territorio italiano.
La firma avviene alle 11.30 nel quadrato della corazzata britannica, la delegazione italiana incontra il generale Dwight Eisenhower, comandante in capo delle forze armate alleate, l’ammiraglio inglese sir Andrew Browne Cunningham, il maresciallo dell’aria sir Arthur Tedder, il generale Harold Alexander. La firma avviene nel quadrato della nave. Della cerimonia si sa poco, non ci sono giornalisti, né fotografi, né cineoperatori; e si sa poco anche di quello che viene detto. Si saprà solo che Eisenhower suggerisce che il governo italiano dichiari ufficialmente guerra alla Germania (anche per legittimare lo status dei militari fatti prigionieri dai tedeschi).
Badoglio, ritiene di poter dare alcuni consigli di strategia, è pure in vena di ricordi della prima guerra mondiale, ma il generale Alexander lo ascolta con aria seccata. Tutto finisce col solito brindisi, ma non si sa con che cosa; forse whisky.
Due ore, solo due ore dura l’incontro, colloquio, firma, convenevoli e brindisi, tutto incluso. Poi un grosso motoscafo inglese porta Badoglio e gli altri su una delle navi da guerra italiane in rada e nel tardo pomeriggio, di nuovo sullo Scipione.
Sempre vicino al maresciallo Badoglio, un ufficiale tiene sottobraccio una borsa di cuoio; dentro, un documento di molte pagine, in due versioni, una in inglese e una in italiano. I punti da uno a dodici dell’armistizio firmato a Cassibile sono meglio precisati. Poi vengono le altre condizioni. Le più pesanti: esercizio, da parte delle potenze alleate, “di tutti i diritti di una Potenza occupante” nei territori occupati, “per la cui amministrazione verrà provveduto mediante la pubblicazione di proclami, ordini e regolamenti” (punto 20). “Il governo italiano ritirerà e riscatterà in valuta italiana…tutte le disponibilità delle valute emesse” dalle potenze occupanti “durante le operazioni militari o l’occupazione e consegnerà…senza alcuna spesa la valuta ritirata”.
Questo è il punto 23, che continua: “Il governo italiano prenderà quelle misure che potranno essere richieste…per il controllo delle banche e degli affari, per il controllo dei cambi con l’estero, delle relazioni commerciali e finanziarie e per il regolamento del commercio e della produzione”.
Il punto 33: “Il governo italiano adempierà le istruzioni che potranno essere impartite riguardo alla restituzione, consegna servizi o pagamenti quale indennizzo (payment by way of reparation) e pagamento delle spese di occupazione durante il periodo di validità del presente atto”. Il punto 16: diritto di “controllo e censura della stampa e delle altre pubblicazioni, delle rappresentazioni teatrali e cinematografiche, della radiodiffusione e di qualsiasi altro mezzo di comunicazione”.
Il documento prescrive poi: che “Benito Mussolini, i suoi principali associati fascisti e tutte le persone sospette di aver commesso delitti di guerra o reati analoghi…saranno immediatamente arrestati”; che il governo italiano garantirà “l’abolizione delle istituzioni fasciste, il licenziamento e internamento del personale fascista, il controllo dei fondi fascisti, la soppressione dell’ideologia e dell’insegnamento fascista”; che “tutte le leggi italiane che implicano discriminazioni di razza, colore, fede od opinione politica saranno, se questo non sia già fatto, abrogate”. Punto 37: “Una Commissione di controllo” verrà nominata per “regolare ed eseguire il presente atto in base agli ordini e alle direttive generali del Comandante supremo delle forze alleate”.
Con questo peso nelle mani del capo del governo italiano lo Scipione lascia il porto della Valletta alle 19. Arriverà a Taranto nelle prime ore del pomeriggio del 30 settembre. Da qui il maresciallo Badoglio partirà immediatamente per Brindisi in automobile; partiranno anche Ambrosio, De Courten, Sandulli, Roatta; anche il generale MacFarlane. Si può supporre che il re Vittorio Emanuele attenda con ansia il documento che pone fine ufficialmente alla guerra dichiarata il 10 giugno 1943 da Benito Mussolini, e anche da lui; un documento che forse ancora non conosce o non conosce bene.
Ma il maresciallo Badoglio arriva a Brindisi e il documento non ce l’ha: né il testo dell’armistizio, né la lettera che Eisenhower gli ha consegnato al termine della cerimonia e che cerca di addolcire la durezza dell’armistizio. E’ successo che, prima di lasciare lo Scipione e di scendere sulla motobarca che doveva portarlo a terra, Badoglio si è accorto di avere dimenticato in cabina la preziosissima borsa. Lì vicino c’è un giovane, venti anni, l’aspirante guardiamarina Eduardo Gatta, e lo prega di prendergli la borsa; poi scende, a terra sale sull’auto e se ne va.
L’aspirante guardiamarina prende la borsa, scende anche lui, ma, quando sbarca a terra, Badoglio e gli altri sono gia partiti. C’è un auto per poterli raggiungere? Non c’é. In tutta Taranto non c’è un auto che possa portarlo a Brindisi; e non ci sono neppure treni. Gatta chiede aiuto alla Capitaneria; ne riceve solo i buoni per cenare al circolo della marina e per dormire su una branda di fortuna (la borsa di Badoglio sta sotto il materasso).
Anche il giorno seguente (è il 1° ottobre) non si troveranno auto e non partiranno treni. L’aspirante guardiamarina, sempre con la borsa in mano, passerà la giornata al circolo; per fortuna si proiettano film western, portati dagli americani. Un treno ci sarà, a mezzanotte; è un treno merci e Gatta potrà partire, finalmente, in un carro bestiame.
A Brindisi il treno arriverà alle 6 del 2 ottobre e l’aspirante guardiamarina potrà finalmente consegnare la borsa al maresciallo Badoglio, che, svegliato, lo riceverà in vestaglia. Il re potrà conoscere il testo dell’armistizio tre giorni dopo la firma. (!).
La prossima puntata, giovedì 3 ottobre 2013