Si sa, i rifiuti puzzano. A Brindisi forse più che altrove. E non perché lo ha detto il capo dell’opposizione in una polemica agostana che lo ha visto contrapposto al Sindaco. Del resto, lo stesso Primo Cittadino ha disposto la chiusura dell’impianto di compostaggio aerobico di proprietà comunale, appena ammodernato, a causa delle emissioni odorigene (forse il termine puzzorigene sarebbe più adeguato!). Di rifiuti molto si era parlato nell’ultima campagna elettorale. Ma più che altro con riferimento alla raccolta. Da parte del maggior partito della coalizione era stata annunciata una rivoluzione, nel corso di una partecipata assemblea tenuta presso la biblioteca provinciale.
Poi è calata una cappa di silenzio. Forse dipende dalla Regione, che continua a cambiare nome e ambiti territoriali agli organismi cui dovrebbe essere delegata la definizione di un sistema comune di raccolta dei rifiuti urbani e la gestione della relativa gara per l’affidamento del servizio. Ora la musica dovrebbe cambiare. E’ stato infatti adottato dalla Giunta pugliese il nuovo PRGRU (che starebbe per Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani), il primo non di emanazione commissariale. Un lavoro ponderoso, che converrebbe venisse letto dagli Amministratori e dai Dirigenti preposti al settore. Per i Comuni che non si adeguano sono previste pesanti conseguenze, che ricadrebbero sui cittadini amministrati. Nel Piano vengono anche suggerite le forme di smaltimento più idonee dei rifiuti, sia tal quali che oggetto di raccolta differenziata. Quanto a dotazione impiantistica, per fortuna, Brindisi non dovrebbe avere problemi. Il condizionale è d’obbligo. In passato, infatti, è stato fatto un lavoro eccellente. Era il tempo in cui il termine ecomafie campeggiava sui giornali nazionali e locali. Il Parlamento, invariabilmente, all’atto del suo insediamento nominava una Commissione speciale d’indagine. Le Regioni più riottose ad intervenire sul tema venivano commissariate. Insomma, da problema di igiene lo smaltimento dei rifiuti divenne argomento di ordine pubblico. Ed il Ministro dell’Interno dell’epoca, l’Onorevole Rosa Russo Iervolino, emanò un’ordinanza destinata a cambiare radicalmente il settore. Per evitare il rischio di infiltrazioni mafiose, in sostanza, si disponeva che la titolarità e la gestione degli impianti di smaltimento fosse interamente pubblica. Fu l’occasione per la città di dotarsi di una discarica pubblica, di un impianto di compostaggio per la frazione umida dei rifiuti e di un impianto per la selezione e biostabilizzazione della frazione secca, idoneo a produrre CDR (combustibile da rifiuti).
Una dotazione impiantistica di tutto rispetto, interamente di proprietà pubblica, come difficilmente era riscontrabile in altri comuni del Sud del Paese. Tutto in perfetta aderenza a quanto disposto con Decreto Commissariale n. 296 del 30 settembre del 2002 e senza prelevare un Euro dal bilancio comunale. In sostanza, il sistema avrebbe dovuto funzionare in questo modo: la frazione organica, oggetto di raccolta differenziata, doveva essere conferita all’impianto di compostaggio, sito in zona industriale, per divenire compost di qualità da utilizzare in agricoltura. Quella secca, raccolta tal quale, andava conferita invece all’impianto di selezione e biostabilizzazione, sempre ubicato in zona industriale. La parte più rilevante sarebbe divenuta combustibile e solo i residui, i cosiddetti “sovvalli”, avrebbero preso la strada della discarica comunale, localizzata in Contrada Autigno. Qualcosa in questi anni non ha funzionato, visto che il sistema non è mai partito.
L’ipotesi di lavoro da cui si erano prese le mosse era quello di affidare la gestione di tutta la dotazione impiantistica alla società partecipata Multiservizi, che all’epoca annoverava tra i soci un operatore del settore di rilevanza nazionale, selezionato attraverso un bando pubblico al momento in cui Italia Lavoro decise di dismettere le quote sociali di sua spettanza. Un modo per dare finalmente stabilità ai lavoratori di quella azienda, garantendo a un tempo la gestione pubblica degli impianti, come imposto dal Ministero dell’Interno. Chissà perché si è scelto di seguire un’altra strada. Si è preferito congelare l’impianto di selezione, biostabilizzazione e produzione di CRD, affidandone la “gestione conservativa” (?) dapprima all’impresa che lo aveva costruito, poi alla Monteco e, infine, a seguito di apposita gara, alla società Nubile Srl. Milioni di euro buttati al vento e per di più senza che per lungo tempo fosse stato svolto un confronto concorrenziale pubblico per scegliere il soggetto cui affidare questa misteriosa “custodia conservativa”. Il risultato è stato un progressivo deterioramento degli impianti ed il perpetuarsi del conferimento in discarica dei rifiuti, anche quelli raccolti in modo differenziato.
Per avere idea di cosa ciò comporti per le nostre tasche credo sia sufficiente sapere che la frazione organica viene oggi smaltita presso un impianto privato in provincia di Bari con un costo, tra trasporto e tariffa di conferimento, di gran lunga superiore a 100 Euro per tonnellata! Con la seconda gestione commissariale, seguita alle dimissioni del Sindaco pro-tempore, la svolta: viene indetta una gara per l’adeguamento dell’impianto di compostaggio ed un’altra (chissà mai perché) per affidare a privati la “gestione del sistema impiantistico RSU costituito da un impianto esistente di selezione, biostabilizzazione e produzione CDR in zona industriale di Brindisi, allestimento e gestione della discarica di servizio/soccorso in contrada Autigno, trasporto in discarica compreso l’adeguamento impiantistico dell’impianto di produzione CDR alle disposizioni AIA della Regione Puglia e l’impiego energetico del CDR prodotto a servizio del bacino BR/1”. Testuale. Scopriamo, così, che il rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione degli impianti di smaltimento dei rifiuti è oramai un ricordo del passato, visto che ci si affida a privati per il loro funzionamento. E che nel nostro territorio nascerà un impianto di produzione di energia con l’utilizzo del combustibile da rifiuti. I risultati di questa svolta? L’impianto di compostaggio è stato adeguato (sic!), messo in funzione e subito chiuso! L’impianto di selezione, biostabilizzazione e produzione di CDR, che doveva essere adeguato con fondi propri ad opera dell’impresa che ha vinto la gara, non è mai entrato i funzione ne si sa se i lavori abbiano avuto inizio e quando termineranno. Fa specie che il Sindaco dica che si sia in attesa dell’AIA, contrariamente a quanto viene sostenuto nel capitolato d’oneri. Continua a funzionare solo la discarica di Autigno, che nel frattempo riceve anche i rifiuti dal territorio barese. E non si capisce perché, allora, a differenza del passato, se ne sia affidata la gestione ai privati, visto gli utili che produce! E la frazione organica continua ad essere smaltita nell’impianto privato di Modugno, con costi che sicuramente si rifletteranno nell’ultima rata della TARES di cui, forse non a caso, non è stato ancora reso noto l’importo.
Insomma, direi che ce ne è abbastanza per arricciare il naso e forse non solo per la puzza.
GIOVANNI ANTONINO