Piano urbanistico sì, ma a chilometro zero

Circa due anni fa, in un clima surreale, reso tale dalle dimissioni del Sindaco pro-tempore, che ne avrebbe determinato di lì a qualche ora lo scioglimento anticipato, il Consiglio Comunale adottava il Documento Programmatico Preliminare del Piano Urbanistico Generale.

Ad un appuntamento così importante le forze politiche cittadine arrivavano divise tra quanti ritenevano che fosse necessario concludere un lungo iter iniziato un anno prima, con l’approvazione da parte della Giunta Comunale dell’Atto di indirizzo cui uniformare gli obiettivi da conseguire con il PUG, e coloro che invece ritenevano più giusto dare ulteriore spazio alla fase partecipativa, rinviando ogni decisione alla Assise cittadina che si sarebbe insediata dopo lo svolgimento della consultazione popolare. Alla fine fu l’opinione dei primi a prevalere ed una esigua maggioranza trasversale decise di licenziare il provvedimento.

Il timore di alcuni, peraltro mai reso pubblico in dibattiti ufficiali, era che nelle pieghe del Documento Programmatico si celasse qualche “operazione” da chiudere a tutti i costi, prima che una diversa maggioranza, magari di segno politico opposto, mutasse orientamento. Brindisi, si sa, è città dei “veleni”, e non solo per le industrie inquinanti che ospita. Timore in qualche modo fugato dall’adesione alle linee del Documento Programmatico di vasti settori dell’opposizione e poi riemerso al momento della formazione delle liste, che vide uomini ed interessi, fino a quel momento cresciuti al riparo del centrodestra, migrare verso lo schieramento che godeva dei favori del pronostico.

La lettura dietrologica di ogni scelta politica ed amministrativa non mi ha mai intrigato, non fosse altro che per la circostanza di esserne stato a lungo vittima. Mi incuriosisce, semmai, comprendere il motivo del mancato dibattito intorno alle scelte urbanistiche da compiere, che ha in qualche modo caratterizzato questo primo anno di vita dell’Amministrazione. Lo stesso silenzio seguito al deposito delle osservazioni al DPP pare quanto meno ingeneroso rispetto a quel processo partecipativo che pure si voleva esaltare con l’Atto di indirizzo fornito ai redattori del Documento.

In particolare, suscita perplessità la mancata risposta ai rilievi mossi da Confindustria Brindisi, che pure si era avvalsa, per elaborarli, di consulenti di chiara fama nel settore della pianificazione urbanistica e dell’analisi del sistema industriale. Osservazioni che, guarda caso, andavano a mettere in discussione le scelte di maggior forza attrattiva contenute nel Documento Preliminare: la delocalizzazione verso Sud della centrale termoelettrica di Costa Morena, una volta riconvertita a metano, e l’eliminazione del nastro per il trasporto del carbone utilizzato per alimentare la Centrale Enel.

Il tutto in coerenza con l’ampliamento degli ambiti di competenza territoriale dell’Autorità Portuale che, dal suo canto, avrebbe dovuto predisporre un nuovo Piano Regolatore Portuale, con la previsione della nascita di un porto industriale a Cerano a servizio del polo energetico. Un modo, forse, anche per recuperare il vituperato progetto del rigassificatore. Anche in questo campo, nonostante una annunciata volontà di continuità amministrativa con le scelte urbanistiche della vecchia amministrazione, il nuovo Esecutivo ha mutato indirizzo, con la richiesta fatta al Ministero dei Trasporti ed alla Regione Puglia di riportare i confini rientranti nella potestà pianificatoria dell’Ente portuale nell’ambito di quelli delineati all’atto della sua nascita.

Fa specie il consenso così facilmente accordato al trasferimento per un lungo periodo negli Uffici dell’Authority del Dirigente del Settore Urbanistica e Assetto del Territorio, a suo tempo individuato come Responsabile Unico del Procedimento per la redazione e la formazione del PUG e coordinatore dell’Ufficio del Piano. Come la circostanza che ad animare il dibattito sul nuovo PUG sia rimasto il sempiterno Carmine Dipietrangelo, Presidente di LEFT, sotto il cui vessillo sembra essersi rifugiato anche l’Architetto Tonino Bruno, responsabile politico dell’Assessorato all’Urbanistica prima dell’insediamento della nuova Amministrazione. Un intervento a piedi uniti, che pare aver suscitato allarme nella nuova dirigenza democratica, più preoccupata dal rischio di un eventuale ritorno sulla scena politica di chi a fatica si è riusciti ad emarginare piuttosto che capace di sviluppare una nuova progettualità per Brindisi.

Peraltro, un Dipietrangelo in versione diversa da quella conosciuta in passato, che sembrerebbe aver dismesso i panni di fervente industrialista per indossare quelli, ben più moderni, di sostenitore dell’idea di città come vera protagonista di una nuova economia urbana, in cui a farla da protagonisti siano i temi della riqualificazione piuttosto che quelli dell’espansione. Un’idea forse già contenuta, a ben vedere, nel vigente Piano Regolatore Generale, dapprima violentato con una serie di varianti urbanistiche, giustificate con l’esigenza di dare risposta alla fame di alloggi che sembrava esservi in città, e poi improvvisamente messo da parte proprio nel momento in cui lo si era dotato di tutti gli strumenti attuativi (Piani di recupero dei quartieri Centro Storico, Mattonelle, Cappuccini, Villaggio Pescatori, Parco Bove; piano di zona del quartiere Tuturano; varianti di recupero delle zone abusive perimetrate).

Il timore, che già si celava in alcuni ambienti della vecchia maggioranza, sembra riaffacciarsi nella nuova. Come a dire: se un volpone quale Dipietrangelo è a favore del PUG gatta ci cova. E visto che non riusciamo ad essere interlocutori di certa imprenditoria palazzinara, meglio congelare tutto. Insomma, fuori dai denti: il sospetto è che sotto le mentite spoglie di un opera di esaltazione delle peculiarità cittadine, con la rimozione delle criticità e dei detrattori ambientali, si celi l’obiettivo di immaginare nuove zone di espansione, segnatamente verso Mitrano e nell’area compresa tra Sant’Elia e La Rosa, in cui sono consolidati interessi antichi.

La strada asfaltata che non si voleva percorrere, come annunciato nel frontespizio dell’Atto di indirizzo formulato per la redazione del PUG con una dotta citazione tratta da L’Immortalità di Milan Kundera, sembrerebbe invece essere stata spianata e non farebbe che ricondurre a storiche aspettative di famiglie socialiste e democristiane, solo sopite e mai accantonate del tutto. Forse la risposta migliore a questo sospetto, piuttosto che sfuggire il confronto o rallentare le scelte, sarebbe quella di chiarire, una volta e per tutte, che il prossimo PUG sarà a crescita zero. Nessuna nuova edificazione, nessuna nuova espansione ma, semmai, recupero e valorizzazione dell’esistente; eliminazione dei vuoti urbani; ricucitura con i quartieri sorti negli anni 70 e 80.

L’assunzione del concetto di territorio come “elemento finito” dovrebbe improntare le scelte urbanistiche del prossimo decennio. Ma di questo avremo senz’altro occasione di occuparci ancora.

GIOVANNI ANTONINO