Compro oro e finanziarie, la nuova economia brindisina

Quando annunciai sulla mia pagina Facebook che avrei iniziato a fare l’opinionista per Senza Colonne i commenti positivi si sprecarono. Non tanto con post pubblici, visibili a tutti i frequentatori, quanto con messaggi privati, che garantiscono discrezione ai loro autori.

Il tenore era il solito: “Finalmente ti sei deciso a parlare”, “fai i nomi di chi ha approfittato della tua fiducia”, “non è giusto che tu sia considerato il solo responsabile di quanto è accaduto”. Del resto, quando,  una volta riacquistata la libertà, chiesi al mio giornalaio di fiducia quale fosse stato l’atteggiamento di quanti avevano acquistato il mio libro, “Il peggiore di tutti”,  lui, con un evidente imbarazzo, ebbe a rispondermi che il primo gesto era stato un frenetico sfogliare delle pagine alla ricerca “dei nomi”.

Chissà quali rivelazioni speravano di leggere! Forse per questo il libro fece segnare un record di vendite. A nessuno era evidentemente venuto in mente che con quella esercitazione letteraria volessi testimoniare una vicenda umana piuttosto che consumare una vendetta politica. Non a caso il secondo libro, “Giocando con Nando”, non toccò gli stessi picchi di lettori.

E’ pazzesco constatare ogni giorno di più come l’Italia sia diventato un Paese di voyeur. E Brindisi non fa eccezione. Anzi! Interessano soprattutto le storie truci, magari con un risvolto piccante. Altrimenti non si spiegherebbe il successo di trasmissioni come “Chi l’ha visto” o “Quarto grado”.  Tutti vogliono spiare dalla serratura le vite degli altri.

L’Antonino diverso da quello dipinto nell’immaginario collettivo, evidentemente, non suscita la stessa curiosità. Sono ancora pochi coloro che  confessano di aver iniziato a stimarmi dopo la lettura dei miei testi. Mi auguro di riscuotere maggior successo con questi interventi. So che deluderò quanti pensano che io viva guardando lo specchietto retrovisore, consumandomi nel mito dell’eterno ritorno. Ma non ho rivalse da prendermi utilizzando uno spazio che deve essere invece destinato alle opinioni. Espresse in libertà, questo si. Io preferisco essere radicato nel tempo presente. Se non più da protagonista, almeno da testimone attento.

Certo, ogni tanto i ricordi affiorano. Ma cerco di utilizzarli affinché altri non ripetano gli errori che ho commesso io. E piuttosto che le persone a me  piace spiare la città, interpretarne i bisogni, capirne le ansie, leggerne prima degli altri  i segni di una possibile decadenza. Una premessa che mi sembrava doverosa, dopo aver girato la boa dei primi dieci interventi.

La cosa che più mi ha colpito, negli ultimi tempi, è stata la frequenza con cui cessano di vivere tante attività commerciali, la lunga teoria di cartelli “affittasi” affissi sulle serrande dei locali,  anche sui corsi cittadini. E, in parallelo, il vorticoso comparire di finanziarie, sale giochi e negozi di compro oro. Forse l’altra faccia della stessa medaglia.

Una città sempre più povera, sempre più indebitata, che cerca di costruirsi il suo futuro tentando la sorte al gioco o privandosi di ciò che più di prezioso  ha. Così, si va nelle finanziarie per cedere il quinto dello stipendio. Una forma di finanziamento personale che vige solo in Italia. Quando oramai anche l’ultima banca interpellata ti ha chiuso le porte in faccia, non resta che rivolgersi a chi garantisce finanziamenti persino agli ultra sessantenni, ai pignorati o agli iscritti nelle centrali rischio.

A garanzia della restituzione del prestito  si impegna il trattamento di fine rapporto, la famosa “liquidazione”. Il  tesoretto che un tempo serviva per la dote dei figli a cui, oramai, si ruba anche quel pezzetto di futuro. E se non si dispone di uno stipendio si prende la via delle sale giochi. Dal gratta e vinci, alle sale bingo, alle slots machines il salto è stato veloce ma non indolore.

In altre città d’Italia i Sindaci hanno messo in guardia sul rapido diffondersi di questo tipo di locali. A Brindisi non mi sembra di aver letto nulla in proposito. L’ultima stazione di questa via crucis è il compro oro. Ci si porta di tutto: la collanina del battesimo, il bracciale della prima comunione, spesso anche la fede nuziale. E’ forte il sospetto che in quei negozi vadano a finire anche tanti preziosi trafugati negli appartamenti. E che, magari utilizzando il documento di identità di qualche ignaro pensionato, si ricicli merce di grande valore.

Le finanziarie, le sale giochi, i compro oro: se mi sorge il sospetto che dietro vi sia sempre e comunque la criminalità organizzata, magari anche all’insaputa del gestore, non consideratemi un voyeur. Non cerco il torbido a tutti i costi. Semplicemente, mi sforzo di cercare di vedere oltre quello che si intuisce incollando l’occhio al buco della serratura.

Giovanni Antonino