Si chiamano città intelligenti. Con questo termine gli esperti indicano una comunità in grado di mettere in campo idee, azioni e progetti per migliorare la vita dei propri cittadini. Chissà perché da noi si preferisce il termine Smart City. L’ennesima concessione ad un inglesismo imperante o un chiaro esempio di sfiducia nelle capacità intellettive di chi amministra le realtà territoriali? La città intelligente riesce a conciliare e soddisfare le esigenze dei cittadini, delle imprese e delle Istituzioni, grazie all’impiego diffuso di nuove tecnologie., in particolare nei campi della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica. Tutti temi su cui a Brindisi pare esserci una grande sensibilità. Almeno a parole. Del resto, non potrebbe essere altrimenti in una città dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale e che ospita il polo energetico più grande d’Europa.
Alcune volte sorge il dubbio che, se si rientrasse in una soglia di rischio accettabile e si smantellassero tutte le imprese produttrici di energia presenti sul nostro territorio, molti si sentirebbero orfani. Il prototipo di progetto di città intelligente a livello mondiale ha visto la luce a Rio de Janeiro, rappresentando il primo esempio di implementazione delle tecnologie al fine di migliorare la vita comune e ridurre gli sprechi negli ambiti più disparati, che vanno dal settore energetico a quello dei rifiuti. Dal 2010 il concetto di città intelligente è diventato patrimonio comune nell’Unione Europea, che ha stanziato 12 miliardi di euro per quei progetti presentati dalle città che intendono divenire “Smart”. L’attenzione è rivolta soprattutto al settore del risparmio energetico, partendo dalla constatazione che le città consumano il 70% dell’energia utilizzata in Europa.
Su questo enorme potenziale di risparmio possibile la Comunità fa conto per ridurre le emissioni del 20%, come stabilito nell’accordo di Kyoto. E ancora una volta sono i Sindaci ad essere chiamati a svolgere un ruolo di protagonisti in questo cammino di cambiamento. Con l’obiettivo di realizzare un modello di governance multilivello, la Commissione Europea ha lanciato il “Patto dei Sindaci”. Il Comune di Brindisi è tra i firmatari del Patto. Del resto, quando c’è da firmare o aderire a qualcosa siamo sempre in prima fila. Salvo dimenticarcene subito dopo.
Al punto che è in corso la gara per l’affidamento dell’incarico di redazione del Piano d’azione per l’energia sostenibile (PAES) e in città non se ne è discusso affatto. Eppure, potrebbe divenire uno strumento formidabile in mano alla Amministrazione Civica, ad esempio, per imporre una riduzione delle emissioni di CO2 alle aziende produttrici di climalteranti presenti nel nostro territorio. Una gara strana, a dire il vero. Ad inviti. In cui, tra gli invitati, oltre a un ridotto numero di aziende sconosciute agli incliti ed ai profani, compare anche Nomisma Energia. La stessa società, se non erro, che ebbe a condurre uno studio per conto della Brindisi LNG (di cui è stata socia anche Enel…), in cui si narravano le magnifiche sorti e progressive del rigassificatore. L’avesse fatto Antonino sarebbe successo il finimondo!
Ora mi sembra che l’attenzione su certi temi sia un po’ calata. Ma non vorrei dar corso ad equivoci. Sono sempre stato un sostenitore di forme di collaborazione tra le grandi imprese e le Istituzioni locali. Un tema importante per Brindisi e fonte di possibili ricadute positive, visto il numero e la rilevanza dei grandi gruppi che da noi producono e accumulano profitti. In alcuni casi si tratta di big players a livello mondiale: Enel, Eni, Finmeccanica e, da ultimo, anche General Electric. Possibile che non si sia stati capaci di mettere in campo con questi grandi gruppi un progetto di Smart City da candidare all’accesso ai fondi stanziati dall’Unione Europea? Eppure, è proprio alle città di ridotte dimensioni cui guarda la UE. Quelle, per intenderci, tra 50.000,00 e 200.000 abitanti. A dispetto delle enormi potenzialità, queste città sono sono spesso oscurate dalle metropoli.
Nonostante che la ridotta estensione territoriale, con la flessibilità che ne deriva, le renda potenzialmente “Smart”. Non a caso mi sono più volte espresso, anche su queste colonne, contro una espansione indiscriminata dei confini cittadini. Evidentemente, il concetto di “territorio finito”, da ricucire e riqualificare non trova seguaci tra gli amministratori pubblici. Dispiace, però, continuare ad assistere alla fiera delle occasioni sprecate. Ed essere poi costretti a leggere che Bari porta a casa 24 milioni di Euro per edifici pubblici, strade e pubblica illuminazione grazie al suo progetto di città intelligente, realizzato in collaborazione con un grande gruppo industriale: indovinate di quale colosso si tratta? Ma naturalmente Enel, chi altri! Forse noi siamo potenzialmente smart, ma inevitabilmente con la consonante minuscola, visto che ci accontentiamo della sponsorizzazione di un team sportivo e di qualche spicciolo in occasione degli eventi estivi.
GIOVANNI ANTONINO